CONTRIBUTORI

Stephen Dover, CFA
Head of Equities
Lunedì, dopo la proclamazione della vittoria di Biden da parte delle principali emittenti e dopo i risultati promettenti delle prime analisi sul vaccino COVID-19 di una grande casa farmaceutica statunitense, i mercati azionari globali hanno evidenziato un bel recupero. Stephen Dover, Head of Equities, ha incontrato Brooks Ritchey di K2 Advisors per capire la possibile portata di questi due eventi per alcuni mercati delle materie prime, valutari, azionari e obbligazionari, in particolare negli Stati Uniti e nei mercati emergenti. Cercheremo anche di spiegare perché questa settimana molte strategie alternative di K2 insistano sul concetto di “rotazione”.
ECCO QUALCHE PUNTO SALIENTE DELLA CONVERSAZIONE ODIERNA:
- “Un nuovo tema di cui ci sentirete parlare a proposito di strategie azionarie long/short, oltre che macro, riguarda l’interesse che molti gestori stanno dimostrando verso piazze non statunitensi, su alcune valute asiatiche. Ad attrarli sono alcune aree obbligazionarie dei paesi emergenti” Brooks Ritchey
- “Una volta che lo stimolo perde un po’ di smalto, si tornano a valutare i fondamentali aziendali Magari si guardano nuovamente i dati negativi su insolvenze, default e persino fallimenti.” - Brooks Ritchey
- “Parlando con i gestori [di fondi alternative] abbiamo la sensazione che intendano far proseguire questo rally per altre cinque settimane circa. Entro la metà di dicembre, i prezzi sconteranno probabilmente buona parte delle notizie positive, sia che si tratti di un vaccino, sia che si tratti di una crescita degli utili desunta dalle pubblicazioni del terzo trimestre. E inizierà la rotazione” - Brooks Ritchey
- “Davvero sensazionali le notizie di oggi sulla possibilità di un vaccino. È un fatto probabilmente positivo per i titoli value rispetto a quelli growth, sicuramente positivo per i mercati finanziari in generale e, infine, forse positivo per la rotazione di alcuni mercati fuori dagli Stati Uniti” - Stephen Dover
TRASCRIZIONE:
Stephen Dover: Questa mattina notizie molto positive da Pfizer circa il vaccino contro il COVID, un risultato molto positivo. Il mercato ha evidenziato una grande movimentazione.
È per me un grande piacere oggi poter parlare di un’intera categoria di asset, quella dei fondi alternative, e del loro posizionamento in rapporto alle elezioni ma anche al COVID. Oggi è con noi Brooks Ritchey, Senior Managing Director degli investimenti alternativi di K2. Benvenuto, Brooks.
Brooks Ritchey: Sì. Grazie, Stephen. Non so cosa accadrà fra sei mesi, ma nelle ultime due settimane abbiamo realizzato praticamente i rendimenti di un anno. Quello che ci chiediamo già è se si tratti di una buona notizia per le strategie alternative.
Stephen Dover: Vogliamo assolutamente parlarne, ma qui abbiamo un pubblico molto vasto. Forse, quindi, ci conviene spiegare in termini generali perché le persone includono strategie alternative nei loro portafogli?
Brooks Ritchey: Sì, certo. È un dato piuttosto interessante perché le strategie alternative sono in realtà complementari. Rappresentano un elemento di autentica diversificazione per molti dei consulenti d’investimento registrati, per tanti nostri clienti istituzionali che detengono molti Treasury. Quindi è davvero una sorta di complemento ai titoli sia azionari che obbligazionari, ma la diversificazione, ossia la correlazione negativa offerta dalle strategie e dalle allocazioni in fondi alternative, deriva soprattutto dall’effetto diversificazione rispetto ai Treasury e anche ad alcune obbligazioni societarie. C’è un po’ di confusione sulla performance dei fondi alternative rispetto alle azioni. Non è scontato che le strategie alternative sovraperformino le azioni. Le azioni presentano un beta di uno e una volatilità compresa fra 12 e 15, a seconda del contesto di mercato. Le strategie alternative hanno una volatilità molto più vicina a quella dei Treasury, intorno al 4-6% della volatilità e appena un terzo circa della sensibilità azionaria. Quindi, il più delle volte, le strategie alternative ottengono un rendimento intermedio fra la performance azionaria e quella obbligazionaria.
Stephen Dover: Ora, naturalmente, i fondi alternative hanno molti significati diversi e so che voi li distinguete in quattro categorie: macro, event-driven, obbligazionari e long/short. Analizziamoli uno ad uno. Iniziamo da quelli macro, di cui forse puoi spiegare un po’ il posizionamento in vista delle elezioni. E magari anche quali problemi stanno affrontando e come potrebbero evolvere in futuro, date le notizie di questa mattina sul COVID. Poi passeremo agli altri fondi alternative.
Brooks Ritchey: Allora, i CTA (commodity trading advisor) macro globali tendono ad essere abbastanza agili. Possono reagire a un cambiamento della politica monetaria, a un mutamento dello scenario geopolitico o a qualsiasi genere di notizia. Quindi sono tendenzialmente asset rischiosi o a lungo termine in alcuni momenti. Sono arrivati alle elezioni un po’ più rialzisti di quanto non fossero storicamente. Hanno scommesso su buone prospettive di un vaccino, magari entro fine anno. Naturalmente, alla buona notizia arrivata questa mattina hanno assunto una posizione rialzista sostenuta dalla ripresa della crescita globale. Ma è molto importante ricordare che i CTA macro possono cambiare, diventare tendenzialmente ribassisti o avversi al rischio e assumere posizioni short sui mercati azionari. Si posizioneranno lunghi sul mercato dei Treasury se nutriranno qualche timore sulla crescita globale o altro. Così, alle elezioni si sono posizionati con una leggera propensione al rischio. Alcuni puntano su un leggero aumento della reflazione. So che ad alcuni potrà sembrare un po’ sorprendente, ma le aspettative di inflazione sono aumentate. La Federal Reserve ha dichiarato che permetterà all’inflazione di superare l’obiettivo del 2% e si concentrerà sui tassi medi di inflazione, anziché sulla soglia del 2%. Il dollaro si sta indebolendo. Per quattro o cinque mesi molti dei nostri gestori macro hanno assunto una posizione short sul dollaro e una posizione lunga sui mercati azionari, anche se non interamente. In estate hanno ridotto l’esposizione al rischio, mantenendo però un’esposizione azionaria lunga. Un nuovo tema di cui ci sentirete parlare a proposito di strategie azionarie long/short, oltre che macro, riguarda l’interesse che molti gestori stanno dimostrando verso piazze non statunitensi, su alcune valute asiatiche. Ad attrarli sono alcune aree obbligazionarie dei paesi emergenti. Il tratto saliente dei CTA macro sarà quindi la loro propensione o avversione al rischio. Tendono ad essere agili e, alla vigilia delle elezioni, nel corso di questa settimana, si sono dimostrati piuttosto ottimisti sulla crescita globale. E sono un po’ preoccupato per il mercato dei Treasury USA.
Stephen Dover: Se i fondi macro hanno assunto troppi rischi nell’arco dell’ultima settimana o giù di lì, prevedi qualche cambiamento? Manterranno un livello di rischio tendenzialmente elevato o forse, vista l’ottima performance del mercato, immagini che ammorbidiranno un po’ il loro posizionamento?
Brooks Ritchey: Beh, la parola più ripetuta questa settimana durante le discussioni del nostro comitato di investimento è “rotazione”. Per rispondere subito alla tua domanda, parlando con i gestori [di fondi alternative] abbiamo la sensazione che intendano far proseguire questo rally per altre cinque settimane circa. Entro la metà di dicembre, i prezzi sconteranno probabilmente buona parte delle notizie positive, sia che si tratti di un vaccino, sia che si tratti di una crescita degli utili desunta dalle pubblicazioni del terzo trimestre. E inizierà la rotazione. Inizierà la rotazione geografica. Manterranno, o addirittura incrementeranno, le posizioni nei mercati emergenti, perché il dollaro è debole. Alcuni scommetteranno su una ripresa dell’energia e delle materie prime in generale. Alcuni sono posizionati lunghi sull’alluminio, o sul rame, perché la Cina cresce. In sintesi, guardando al futuro, probabilmente ridurranno un po’ il rischio negli Stati Uniti e lo aumenteranno all’estero. In questo momento c’è molto fermento nei mercati emergenti, Stephen.
Stephen Dover: Già, interessante. E torneremo a guardare ai mercati emergenti. Ma passiamo ora alla seconda categoria di fondi alternative, ossia quelli basati sugli eventi o event-driven. Come si sono posizionati in queste ultime settimane e come potrebbero cambiare ora, alla luce di tutte le notizie che stanno uscendo?
Brooks Ritchey: I gestori event-driven si concentrano su fusioni, acquisizioni, crescita dei dividendi, scorpori, qualsiasi evento aziendale teoricamente slegato dall’andamento del mercato azionario o obbligazionario. Beh, con il colpo inferto dal COVID a marzo, c’è stato un rallentamento alquanto marcato nelle attività di fusione e acquisizione per una serie di ragioni che certamente tutti conoscono. È più difficile fondersi con un’azienda se non è possibile visitarla in loco e tutto il resto. Quindi i volumi sono scesi. Questo ha tendenzialmente frenato i gestori event-driven che si concentrano sull’arbitraggio di fusioni e acquisizioni, d’accordo? Comprano la società in procinto di essere acquisita. Vendono allo scoperto la società che acquista. La movimentazione è notevolmente cresciuta ad agosto. Ed è un buon segno. La notizia meno buona è che la maggior parte dei gestori event-driven hanno bisogno di chiudere le operazioni che, nella maggior parte dei casi, richiedono dai cinque ai sei mesi. Forse ora vediamo più offerte perché abbiamo un quadro più chiaro sul vaccino e altre cose. Quindi in questo momento hanno bisogno di arrivare a chiudere queste operazioni. Ma finora hanno vissuto davvero un anno un po’ in sordina.
Stephen Dover: I mercati azionari sono davvero decollati in queste ultime settimane, con le notizie elettorali e quelle di oggi sul vaccino. Poi c’è la categoria delle obbligazioni relative value e, naturalmente, anche i mercati obbligazionari si sono mossi nelle ultime due settimane. Raccontaci qualcosa su questa categoria, su com’è posizionata e come potrebbe cambiare posizionamento in futuro.
Brooks Ritchey: Riprenderò alcuni temi comuni che riguardano le obbligazioni relative value, le obbligazioni long/short ma anche le azioni long/short. Ho già detto che la parola più ripetuta questa settimana è “rotazione”. In maggior parte i gestori di obbligazioni relative value e long/short stanno sicuramente abbandonando alcune delle strategie che hanno dato buoni risultati, grazie alla Federal Reserve che ha acquistato titoli high yield e altre obbligazioni. Quindi, man mano che si farà chiarezza sui bilanci, sugli utili, su chi tornerà a crescere, settore per settore, probabilmente si riequilibrerà anche l’andamento delle obbligazioni relative value. I gestori sceglieranno di posizionarsi lunghi su alcuni titoli che apprezzano ma, sempre più, data la pressione generalizzata sui tassi e considerando il fattore reflazione, guarderanno alle obbligazioni societarie come copertura del rischio di mercato, per coprire il rischio di mercato delle posizioni corte. I prezzi scontano già molte delle buone notizie. Ora capiremo chi riesce davvero a recuperare e ad accedere ai finanziamenti e quant’altro. Una volta che lo stimolo perde un po’ di smalto, si tornano a valutare i fondamentali aziendali. Si guardano nuovamente i dati negativi su insolvenze, default e persino fallimenti. Quindi, nei prossimi sei o 12 mesi ci attende probabilmente una grande strategia long/short a basso beta.
Stephen Dover: Passiamo quindi all’altra categoria, l’equity long/short, che in questo momento dov’essere molto interessante. Come si sono riposizionati quei gestori, in vista delle elezioni, quali cambiamenti hanno attraversato e cosa vedono nel futuro?
Brooks Ritchey: È chiaramente una substrategia propensa al rischio. Questi gestori tendono ad avere una sensibilità compresa fra 50 e 70, quindi sono trainati in buona parte dai trend azionari. A marzo, aprile e maggio hanno ridotto un po’ il rischio, e lo stesso stanno facendo ora che la situazione si fa più chiara e crescono gli stimoli della banca centrale. Questo li ha in parte aiutati in termini di esposizione beta. Le discussioni con i nostri gestori di long/short equity vertono principalmente sulla contrapposizione fra value e growth e sulla rotazione settoriale in generale. Circa sei o sette settimane fa, quando alcuni settori value hanno iniziato ad avanzare, il settore tecnologico ha segnato un po’ il passo. La possibilità di rimpiazzare i titoli growth aveva davvero iniziato a prendere forma ma, osservando bene i titoli value, questo tema è rimasto incompiuto. È un tema che ricalca più il primo trimestre del 2021, ma io vedo sicuramente un aumento della dispersione delle posizioni settoriali long rispetto a quelle short, scostamenti fondamentali tra le società vincenti e quelle che arretrano, alcuni titoli value, specialmente questa mattina e alla fine della settimana scorsa, alcuni dei settori fanalino di coda. Crescono le compagnie aeree e l’area dell’intrattenimento, le linee di crociera. Questo genere di opportunità di valutazione tenderà a trainare le performance per un bel po’ di tempo, perché alcuni di questi settori orientati al valore hanno vissuto anni di sottoperformance. Con l’ingresso nel 2021, ritengo importante sottolineare che assisteremo più che che altro a una rotazione settoriale, fattoriale e persino geografica. Se la gestione attiva migliorerà grazie alla chiarezza di fondo, ai vaccini e alle enormi, colossali differenze di valutazione, allora i fondi alternative adotteranno strategie “double active”. I gestori ricercano posizioni long a buon mercato e posizioni short non a buon mercato. In futuro, quindi, penso che se la gestione attiva riuscirà a migliorare, anche le strategie double active, long/short e basate sull’alpha otterranno buoni risultati.
Stephen Dover: Molte delle notizie di mercato, alle quali si aggiungono naturalmente i risultati delle elezioni, riguardano i riflessi sugli stimoli che - sia chiaro - sono necessari perché l’economia sta rallentando. La notizia di questa mattina del possibile vaccino cambia un po’ la realtà. Naturalmente, il migliore stimolo di cui potremmo disporre ci verrebbe da un vaccino in grado di accorciare la vita del COVID. Ed è una notizia straordinariamente bella. Sembra probabile che assisteremo a una rotazione, di grande aiuto per molti titoli value o - come mi piace dire - per i titoli che beneficeranno del ritorno ad uno stato di salute dopo la crisi del COVID. Ritieni che i tuoi gestori assumeranno una posizione utile in tal senso?
Brooks Ritchey: Chiamiamola rotazione verso il rischio, Stephen, ok? È una rotazione verso il rischio. E aggiungerò qui un altro elemento a sostegno della rotazione: quest’anno e il prossimo sono convinto che le strategie alternative e quelle azionarie daranno molto filo da torcere ai Treasury. Quindi non esistono garanzie ma - a dirla tutta - due mesi fa ho parlato con uno strategist e gli ho chiesto a bruciapelo: alla fine qual è il catalizzatore che riuscirebbe a irripidire la curva dei rendimenti? Che riuscirebbe a riportare i Treasury a livelli di rendimenti reali, dopo due anni di tassi negativi a -17 pb? Gli ho chiesto, quale catalizzatore potrebbe riuscirci? Dopo averci pensato un momento, ha risposto con una sola parola. Ed è la parola che tu, Stephen, hai appeno pronunciato: vaccino. Quello cambierebbe le regole del gioco. Probabilmente non sarà adottato universalmente, ma cambierà la percezione. E stiamo attenti ai Treasury. I Treasury offrono una buona copertura dall’inflazione. Non sono probabilmente lo strumento adatto a generare rendimento o plusvalenze. Ma è possibile sfruttare la rotazione, una rotazione geografica, fattoriale, settoriale e di asset class. Quindi, Stephen, la parola della settimana è rotazione.
Stephen Dover: Ti ringrazio, Brooks. È stata una conversazione interessante e sicuramente oggi abbiamo appreso alcune notizie straordinarie sulla possibilità di un vaccino. È un fatto probabilmente positivo per i titoli value rispetto a quelli growth, sicuramente positivo per i mercati finanziari in generale e, infine, forse positivo per la rotazione di alcuni mercati fuori dagli Stati Uniti. Brooks, è stato un piacere approfondire con te il tema delle strategie dei fondi alternative. Grazie mille.
Brooks Ritchey: Grazie.
Conduttore: Grazie di aver seguito questo episodio di Talking Markets with Franklin Templeton. Speriamo di ritrovarti domani, al prosieguo della nostra serie speciale legata alle elezioni negli Stati Uniti. E se desideri maggiori informazioni, visita il nostro archivio degli episodi precedenti e abbonati su iTunes, Google Play, Spotify o qualunque altro fornitore di podcast.
Quali sono i rischi?
Tutti gli investimenti comportano rischi, inclusa la possibile perdita del capitale. Gli investimenti in industrie in rapida crescita, quali il settore tecnologico (storicamente volatile), possono determinare fluttuazioni dei prezzi più elevate, soprattutto nel breve termine, a causa della rapidità dei cambiamenti e dello sviluppo dei prodotti nonché dei regolamenti governativi delle società che privilegiano i progressi scientifici o tecnologici. È possibile che i titoli value non aumentino di prezzo come previsto o subiscano un ulteriore calo di valore. Gli investimenti esteri comportano rischi particolari quali fluttuazioni dei cambi, instabilità economica e sviluppi politici. Gli investimenti nei mercati emergenti implicano rischi più accentuati connessi con gli stessi fattori, oltre a quelli associati alle minori dimensioni dei mercati in questione, ai volumi inferiori di liquidità e alla mancanza di strutture legali, politiche, economiche e sociali consolidate a supporto dei mercati mobiliari. Storicamente, i titoli delle società minori hanno registrato un livello di volatilità più elevato rispetto a quelli di società più grandi, soprattutto a breve termine. I prezzi delle obbligazioni si muovono di norma in direzione opposta a quella dei tassi di interesse. A mano a mano che i prezzi delle obbligazioni di un fondo si adeguano a un aumento dei tassi d’interesse, il prezzo delle azioni del fondo può diminuire. Questi titoli implicano un grado più elevato di rischio di credito rispetto ai titoli investment grade. I rischi associati a una strategia immobiliare includono, ma non limitatamente, vari rischi inerenti nel possesso di proprietà immobiliari, ad esempio oscillazioni dei tassi di occupazione e spese operative, variazioni delle scadenze degli affitti, che a loro volta possono risentire negativamente di condizioni economiche locali e generali, l’offerta e la domanda di proprietà immobiliari, leggi di piani regolatori, leggi sui canoni di affitto controllati, imposte sugli immobili, disponibilità e costi di finanziamento, leggi per la protezione ambientale e perdite non coperte da assicurazione (generalmente derivanti da eventi catastrofici quali terremoti, inondazioni e atti bellici).
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