CONTRIBUTORI

Francis Gannon
Co-Chief Investment Officer, Managing Director Royce Investment Partners
Con i mercati odierni, stabilmente puntati sul breve periodo, può risultare difficile proiettare lo sguardo a tre-cinque anni verso un contesto in cui l’economia e i mercati dovrebbero tornare a crescere. Riteniamo che l’universo delle small-cap sia ricco di opportunità e offra valutazioni spesso interessanti.”
Benché l’economia statunitense non sia ufficialmente in recessione, non passa giorno senza sentir pronunciare la parola “recessione”. Quasi tutti gli economisti la prevedono, i team di gestione aziendale si stanno preparando all’evenienza e persino i verbali della riunione di marzo dell’US Federal Market Committee (Fed) includono una proiezione secondo la quale l’economia statunitense entrerà in uno stato di crisi entro la fine dell’anno. In realtà, il timore di un’imminente recessione si fa strada da più di 18 mesi. Le ragioni sono molteplici: l’inversione della curva dei rendimenti, la velocità senza precedenti con cui la Fed ha aumentato i tassi o la continua incertezza geopolitica. Ciò di cui non si sente parlare molto in questi giorni di incertezza, tuttavia, è la forma che assumerebbe una ripresa e come gli investitori dovrebbero posizionarsi.
A nostro giudizio, il rischio di una recessione sembra essere aumentato negli ultimi tempi ed è stato chiaramente identificato, al punto che alcuni osservatori la prospettano almeno da un anno. Riteniamo che questi segnali di distruzione generalizzata della domanda abbiano permesso alle società ben gestite di prepararsi con largo anticipo, oltre a consentire ad alcune small cap di metabolizzare la maggior parte delle notizie economiche negative. Alla fine di aprile, la media dei titoli dell’indice Russell 2000 era scesa del -35,3% rispetto ai massimi delle 52 settimane terminate a fine aprile..1 Al momento è difficile individuare un chiaro catalizzatore di ripresa, come molte altre cose ma probabilmente finirà per emergerne uno e, pertanto, riteniamo che gli investitori dovrebbero iniziare a posizionarsi di conseguenza. A ciò si collega il fatto che i modelli di performance storica delle small cap mostrano che a periodi di rendimento a lungo termine inferiori alla media seguono periodi di rendimento a lungo termine superiori alla media.
Quando i rendimenti quinquennali annualizzati per le small cap sono pari o inferiori al 5%, come in questo momento, la storia ha dimostrato che i successivi rendimenti triennali annualizzati sono stati positivi il 100% delle volte, ossia in tutti gli 84 periodi triennali annualizzati, con una media del 17,7%, ben al di sopra del rendimento medio mensile triennale del 9,8% dal lancio del Russell 2000 il 31/12/1978.
L’indice delle small cap ha inoltre registrato rendimenti quinquennali annualizzati positivi nel 100% dei casi, ossia in tutti gli 81 quinquenni, dopo quinquenni con rendimenti annualizzati pari o inferiori al 5%. In effetti, il Russell 2000 ha registrato un impressionante risultato quinquennale del 14,9%, ben al di sopra del suo rendimento mensile mobile quinquennale dal lancio, pari al 9,6%. In questo contesto, merita osservare che il rendimento medio annualizzato a cinque anni del Russell 2000 è stato del 3,2% al 9/5/23 e del 4,7% per i cinque anni terminati il 31/3/23.
Successiva performance annualizzata media su 3 e 5 anni per il Russell 2000 dopo fasce di rendimento annualizzato su 5 anni inferiori al 5%
Dati dal 31/12/83 al 30/04/23
Fonte: Russell Investments. Gli indici non sono gestiti e non si può investire direttamente in un indice. Non tengono conto di commissioni, spese o oneri di vendita. La performance passata non costituisce una garanzia di risultati futuri.
Con i mercati odierni, stabilmente puntati sul breve periodo, può risultare difficile proiettare lo sguardo a tre-cinque anni di distanza, verso un contesto in cui l’economia e i mercati dovrebbero tornare a crescere. Riteniamo che l’universo delle small-cap sia ricco di opportunità e offra valutazioni spesso interessanti. Quindi, la visione a breve termine rimane incerta e la recessione è un’opzione possibile, ma la sua durata e gravità restano ignote. Inoltre, il mercato delle small-cap sembra aver ampiamente scontato questo risultato. Sappiamo anche che ogni recessione, così come ogni mercato ribassista, ha sempre una fine e sarà con ogni probabilità seguita da una ripresa. Sebbene l’innesco di una ripresa sia altrettanto imprevedibile, continuiamo a sfruttare pazientemente questa volatilità del mercato per posizionare i nostri portafogli in vista dell’inevitabile ripresa.
Nota finale
- Fonte: Russell Investments. Gli indici non sono gestiti e non si può investire direttamente in un indice. Non tengono conto di commissioni, spese o oneri di vendita. La performance passata non costituisce una garanzia di risultati futuri.
Definizioni
L’indice Russell 2000 è un indice di azioni nazionali a bassa capitalizzazione che misura la performance delle 2.000 più piccole società statunitensi quotate in borsa che compongono l’indice Russell 3000.
L’indice Russell 3000 è un indice azionario ponderato per la capitalizzazione di mercato che tiene conto della performance dei 3.000 maggiori titoli quotati negli Stati Uniti, che rappresentano circa il 97% di tutti i titoli azionari statunitensi.
QUALI SONO I RISCHI?
La performance passata non costituisce una garanzia di risultati futuri. Va ricordato che non è possibile investire direttamente in un indice. I rendimenti degli indici non gestiti non tengono conto di commissioni, spese o oneri di vendita.
I titoli azionari sono soggetti a fluttuazioni dei prezzi e possibile perdita del capitale. I titoli obbligazionari comportano rischi legati a tassi d’interesse, di credito, di inflazione e rischi di reinvestimento, oltre alla possibile perdita del capitale. Quando i tassi d’interesse salgono, il valore dei titoli obbligazionari scende. Gli investimenti internazionali comportano rischi particolari quali fluttuazioni dei cambi, incertezze sociali ed economiche e incertezze politiche che possono far aumentare la volatilità. Tali rischi sono amplificati nei mercati emergenti. Materie prime e valute sono più rischiose, comportando rischi che includono le condizioni di mercato, politiche, regolamentari e naturali, e possono non essere idonee per tutti gli investitori.
I Treasury USA sono obbligazioni di debito dirette emesse e garantite dalla piena fiducia e dal credito del governo degli Stati Uniti. Il governo degli Stati Uniti garantisce il capitale e i pagamenti di interessi sui Treasury USA quando i titoli sono detenuti fino alla scadenza. A differenza dei Treasury USA, i titoli di debito emessi dalle agenzie federali e da enti paragovernativi e gli investimenti associati possono essere garantiti, ma non obbligatoriamente, dalla piena fiducia e dal credito del governo degli Stati Uniti. Anche quando il governo degli Stati Uniti garantisce il capitale e i pagamenti di interessi sui titoli, tale garanzia non si applica a perdite risultanti da cali del loro valore di mercato.
