CONTRIBUTORI

Stephen Dover, CFA
Chief Investment Strategist
Head of Franklin Templeton Institute
La metafora della temperatura (troppo calda, troppo fredda o perfetta) è molto adatta anche per la situazione attuale nelle dinamiche del mercato. C’è un surriscaldamento che segnala preoccupazioni per l’inflazione e una possibile bolla? L’economia è troppo fredda, contraddistinta da un ritardo nella crescita e il rischio di stagnazione? O ci troviamo forse in quell’elusiva zona “Goldilock”, dove tutto è perfetto, almeno per ora. Abbiamo organizzato recentemente una tavola rotonda alla quale hanno partecipato economisti della nostra società, per ascoltare le varie view e opinioni in merito a tali questioni.
Hanno partecipato alla nostra tavola rotonda John Bellows, Portfolio Manager, Western Asset Management; Sonal Desai, Chief Investment Officer, Franklin Templeton Fixed Income; Michael Hasenstab, Chief Investment Officer, Templeton Global Macro; e Paul Mielczarski, Head of Global Macro Strategy, Brandywine Global.
Ecco qualche punto saliente emerso nel dibattito:
- L’economia statunitense è stata più resiliente di quanto anticipato, principalmente a causa dei fattori seguenti:
- Il calo dell’inflazione ha dato una spinta al reddito reale e al potere di spesa.
- Un contributo alla spesa è stato generato anche dalle eccedenze dei risparmi accumulati durante la pandemia.
- Vi è stata un’inversione dei problemi legati alla pandemia, ad esempio un rimbalzo della produzione di auto e delle vendite, con il mitigarsi delle carenze di chip.
- Il mercato del lavoro è stato robusto, e potrebbe esserci un ulteriore rafforzamento generale se i lavoratori in sciopero nel settore delle auto otterranno gli aumenti salariali richiesti.
- Vi sono rischi di rilievo riguardo alla possibilità che la resilienza economica degli Stati Uniti continui nel quarto trimestre e oltre. Molti motivi per la resilienza dell’economia statunitensi iniziano a svanire. Per il quarto trimestre 2023, si prevede una ripresa dei rimborsi dei prestiti per gli studenti negli Stati Uniti, che potrebbe avere un effetto di zavorra sulla spesa. La minaccia persistente di uno shutdown del governo nel periodo più avanzato dell’anno potrebbe essere negativa per la crescita. Abitualmente l’impatto degli aumenti dei tassi d’interesse sulla crescita dell’occupazione comincia a risentirsi dopo uno o due anni. La Federal Reserve aveva iniziato ad alzare i tassi circa 18 mesi fa, indicando maggiori probabilità di un rallentamento andando avanti.
- La crescita dell’economia in Europa e in Cina è apparsa più lenta di quanto anticipato. L’Europa ha dimostrato forti difficoltà nel riprendersi dallo shock subito dal commercio nell’anno passato dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Il downside in Europa potrebbe riflettere l’impatto della politica più rigida della Banca Centrale Europea. La Cina ha dovuto affrontare molti problemi, tra cui un calo delle attività legate al settore residenziale, che hanno esercitato una pressione sui bilanci societari e del governo locale. Il periodo di debolezza della crescita cinese rafforza un impulso disinflazionistico per l’economia globale.
- Per i prezzi del petrolio non si prevede alcun impatto di rilievo sull’inflazione core. Attualmente gli aumenti del prezzo del petrolio sono legati a variazioni dell’offerta dovute a tagli della produzione. Nel breve termine ciò darà impulso all’inflazione headline, ma è meno probabile che abbia un impatto sull’inflazione core. La situazione inoltre è diversa rispetto all’anno passato, quando i prezzi di tutte le materie prime erano saliti contemporaneamente. Nei prezzi di altre materie prime non stiamo vedendo quest’aumento concomitante.
- L’incertezza relativa a uno shutdown del governo statunitense sottolinea la sfida a lungo termine della stabilità fiscale. Pur essendo stato evitato di stretta misura uno shutdown, sembra probabile un’altra battuta di arresto dovuta a una disfunzione nella capacità del Congresso di raggiungere un accordo di compromesso. Le spese per interessi in percentuale del bilancio sono enormi e aumenteranno, considerando che i tassi d’interesse sono saliti. Dal momento che le emissioni di obbligazioni governative sono posizionate in gran parte sul segmento breve della curva, a seguito della domanda più elevata per questi strumenti, con la scadenza delle obbligazioni il bilancio generale è esposto agli aumenti dei tassi. Ciò nonostante, siamo ancora convinti che il dollaro statunitense continuerà ad essere la valuta di riserva mondiale, soprattutto considerando che attualmente non vi sono alternative che soddisfano tutti i requisiti.
- Con il rialzo dei tassi, spostare le partecipazioni nel portafoglio in obbligazioni al posto della liquidità appare interessante. Le obbligazioni generano total return producendo reddito, non solo in base alle variazioni dei prezzi. È un contributo stabile e consistente al rendimento del portafoglio. Inoltre le obbligazioni sono un asset che contribuisce alla diversificazione e andando avanti mostra una bassa correlazione prevista con le azioni. A questi livelli, cominciare a sostituire le partecipazioni liquide con opzioni obbligazionarie è allettante. Al momento attuale, è più allettante scegliere un investimento in obbligazioni rispetto alle azioni.
- Dove sono le opportunità nell’obbligazionario?
- Titoli garantiti da ipoteca di agenzia (MBS). Negli Stati Uniti, la nostra tavola rotonda ritiene interessanti gli MBS. I rendimenti in questo settore sono più alti rispetto a obbligazioni investment grade con un rischio di default più basso. Inoltre hanno una volatilità minore. Gli MBS emessi da agenzie sono posizionati prevalentemente sulla parte intermedia della curva del rendimento.
- Debito dei mercati emergenti e del mercato globale. Nei periodi recenti, gli investitori statunitensi hanno decisamente preferito titoli emessi nel proprio paese, e ciò ha limitato la loro capacità di diversificazione. Oggi vi sono molte opportunità globali per gli investitori che impiegano del tempo nel valutare le opportunità di rendimento, bilanciate a fronte del rischio nel proprio portafoglio complessivo. Le obbligazioni dei mercati emergenti offrono buone opportunità, soprattutto in paesi che stanno intervenendo per colmare il vuoto lasciato dalla Cina nel commercio diretto con gli Stati Uniti. Tra questi figurano India, Vietnam, Indonesia e certi paesi dell’America Latina. Inoltre, nei mercati sviluppati vi sono opportunità obbligazionarie globali in paesi quale il Giappone. Queste opportunità possono anche offrire una crescita legata ai cambi nel caso di un indebolimento del dollaro statunitense (per gli investitori in obbligazioni denominate in valuta locale).

Stephen Dover, CFA
Chief Market Strategist,
Franklin Templeton Institute
QUALI SONO I RISCHI?
Tutti gli investimenti comportano rischi, inclusa la possibile perdita del capitale.
I titoli azionari sono soggetti a fluttuazioni dei prezzi e possibile perdita del capitale.
I titoli obbligazionari comportano rischi legati a tassi d’interesse, di credito, di inflazione e rischi di reinvestimento, oltre alla possibile perdita del capitale. Con il rialzo dei tassi d’interesse, il valore dei titoli obbligazionari scende. Le obbligazioni ad alto rendimento con un rating basso comportano una maggiore volatilità dei prezzi, una liquidità scarsa e il rischio di insolvenza.
Gli investimenti internazionali comportano rischi particolari quali fluttuazioni dei cambi, incertezze sociali ed economiche e incertezze politiche che possono far aumentare la volatilità. Tali rischi sono amplificati nei mercati emergenti.
Gli investimenti in Cina sono soggetti a maggiori livelli di rischio normativo rispetto ad alti paesi in ragione dell’elevata partecipazione del governo nell’attività economica.
