CONTRIBUTORI

Nicholas Hardingham, CFA
Portfolio Manager, Franklin Templeton Fixed Income

Stephanie Ouwendijk, CFA
Portfolio Manager, Research Analyst, Franklin Templeton Fixed Income

Robert Nelson, CFA
Portfolio Manager, Research Analyst, Franklin Templeton Fixed Income

Joanna Woods, CFA
Portfolio Manager, Research Analyst, Franklin Templeton Fixed Income

Carlos Ortiz
Research Analyst, Franklin Templeton Fixed Income

Jamie Altmann
Research Analyst, Franklin Templeton Fixed Income
Anteprima
Ispirandosi alla dollarizzazione dell’Argentina proposta dal Presidente Javier Millei, questo documento analizza il fenomeno della dollarizzazione, che prevede l’adozione da parte dei paesi di una valuta estera, più frequentemente il dollaro statunitense, per affrontare le sfide e realizzare gli obiettivi dell’economia.
La mossa a favore della dollarizzazione è alimentata da vari fattori, e il primo catalizzatore tra questi è la stabilità monetaria. Pertanto le nazioni che stanno affrontando turbolenze economiche, segnate dalla svalutazione della loro moneta e iperinflazione (ad esempio, Ecuador e Zimbabwe), vedono la dollarizzazione come una corsia preferenziale per ristabilire l’equilibrio economico. Allo stesso tempo, paesi con economie aperte e settori privati robusti (ad esempio Panama) sono orientati a favore della dollarizzazione per rafforzare gli scambi commerciali e la stabilità economica. Questa strategia è particolarmente vantaggiosa quando la valuta adottata è allineata al capitale principale di una nazione e ai suoi partner commerciali. Un esempio sono le relazioni tra Stati Uniti e Panama, l’Eurozona e paesi come il Montenegro/Kosovo, nonché il Sudafrica con Lesotho/Eswatini. Inoltre, casi come El Salvador evidenziano un’aspirazione a rafforzare ulteriormente una stabilità monetaria già affermata per attirare maggiori investimenti esteri e ispirare fiducia nell’economia nazionale.
In questo documento, facciamo una differenza tra dollarizzazione completa e soft, e i motivi determinanti per le sue diverse sfumature. Le nostre considerazioni riguardano:
- Forme di dollarizzazione
- Dollarizzazione: un’analisi del rapporto tra costi e benefici
- In che cosa consiste il processo della dollarizzazione?
- Argentina: Guardando alla dollarizzazione
- La spada a doppio taglio del regime multivaluta delllo Zimbabwe
- Allora, funziona davvero?
L’impatto della dollarizzazione sulla crescita economica sembra essere eterogeneo. A fronte del sottogruppo limitato di paesi che hanno dollarizzato, è difficile arrivare a conclusioni inoppugnabili, se non che sembrano esserci stati effetti positivi su questi paesi particolari. L’evidenza contrastante relativa all’impatto della dollarizzazione significa che applicare ciò che si è verificato in economie dollarizzate ad altre potrebbe non essere completamente fattibile, a fronte delle loro caratterstiche particolari e dell’assenza di una validità esterna di ricerca precedente. Prima di passare alla dollarizzazione pertanto un paese dovrebbe accertare le proprie circostanze esclusive, e assicurarsi di adempiere a certe condizioni preliminari.
QUALI SONO I RISCHI?
Tutti gli investimenti comportano rischi, inclusa la possibile perdita del capitale.
I titoli obbligazionari comportano rischi legati ai tassi d'interesse, al credito, all'inflazione e al reinvestimento, nonché la possibile perdita del capitale. Quando i tassi d’interesse salgono, il valore dei titoli obbligazionari scende.
Gli investimenti internazionali sono soggetti a rischi speciali, tra cui fluttuazioni valutarie e incertezze sociali, economiche e politiche, che potrebbero aumentare la volatilità. Nei mercati emergenti tali rischi sono amplificati. Gli investimenti in aziende in un paese o regione specifici possono avere una maggiore volatilità rispetto a quelli più ampiamente diversificati geograficamente.
Agli investimenti in titoli esteri sono associati rischi particolari, inclusi rischi legati a sviluppi politici ed economici, pratiche di trading, disponibilità delle informazioni, fluttuazioni di tassi di cambio valute e mercati e politiche limitate; gli investimenti in mercati emergenti comportano rischi maggiori relativi agli stessi fattori.
Oltre a quelli associati ai titoli di debito e agli strumenti finanziari esteri in generale, i titoli di Stato sono soggetti a vari rischi quali, a titolo meramente esemplificativo e non esaustivo, il rischio che l’ente pubblico non sia disposto o in grado di versare gli interessi e rimborsare il capitale sul proprio debito sovrano. Nella misura in cui una strategia si concentra di volta in volta su particolari paesi, regioni, industrie, settori o tipi d’investimento, può essere soggetta a un rischio più elevato di sviluppi negativi in tali aree di focalizzazione rispetto a una strategia che investe in una gamma più ampia di paesi, regioni, industrie, settori o investimenti.
Le società e/o i case study citati in questo numero sono utilizzati a scopo puramente illustrativo; al momento non sono necessariamente detenuti investimenti da alcun portafoglio cui Franklin Templeton fornisce consulenza. Le informazioni fornite non costituiscono una raccomandazione o una consulenza finanziaria individuale per un titolo, una strategia o un prodotto d’investimento particolare e non costituiscono un’indicazione delle intenzioni di negoziazione di alcun portafoglio gestito da Franklin Templeton.
