CONTRIBUTORI
Robert O. Abad
Product Specialist
Western Asset

Kevin J. Ritter, CFA
Portfolio Manager
Western Asset
United States
Molto prima degli eventi quasi disastrosi di Butler, PA, la corsa alla presidenza degli Stati Uniti aveva già iniziato a surriscaldarsi, con una battaglia serrata tra gli (allora) candidati democratico e repubblicano Joe Biden e Donald Trump, secondo i sondaggi. È ancora troppo presto per fare previsioni su ciò che succederà a novembre, ma ciò che sappiamo è che Trump ha ampiamente parlato di misure aggressive per il commercio nel caso di una vittoria nel 2024. È utile pertanto analizzare già da ora quale potrebbe essere l’impatto di tali politiche sui prezzi degli asset, soprattutto nei mercati emergenti (ME).
Le politiche commerciali dei due candidati sono nettamente diverse, con possibili ripercussioni sui prezzi degli asset dei ME. Dazi proposti da Trump del 10% in generale e del 60% per la Cina potrebbero essere il punto di partenza per le negoziazioni, comunque in uno scenario Trump 2.0 dovremmo attenderci più frizioni commerciali, rispetto a una prosecuzione dell’amministrazione Biden. Secondo noi i dazi prevedibilmente (1) indebolirebbero i tassi dei cambi con i ME (rafforzando il dollaro statunitense), (2) farebbero salire i prezzi pagati dai consumatori e (3) ridurrebbero i margini/utili per esportatori e produttori.
Come avevamo già commentato in un blog di quest’anno, le opinioni di Trump sul commercio sono ben chiare e manca l’elemento della sorpresa che in passato aveva contraddistinto i suoi annunci imprevisti nei social media. Inoltre, dopo l’esperienza di una presidenza Trump, governi e società di tutto il mondo hanno implementato piani di emergenza per la gestione di turbative delle catene di fornitura e del commercio globale tramite strategie di nearshoring. Detto questo, nella Figura 1 sono illustrati i rendimenti dei ME e altre classi di asset dopo la vittoria di Trump nelle elezioni presidenziali del novembre 2016. Sebbene queste fluttuazioni possano essere parzialmente controbilanciate da fattori a medio termine, immaginiamo che la reazione iniziale del mercato possa replicare per direzione e dimensioni i movimenti del 2016. Con i dibattiti presidenziali, convention e sondaggi che avranno luogo nei prossimi tre mesi, ci attendiamo che una parte del premio assegnato a Trump possa riflettersi nei prezzi degli asset.
Figura 1: Reazioni del mercato alla vittoria di Trump nel 2016

Fonte: Bloomberg. Le variazioni illustrate rappresentano il periodo dal 31 ottobre al 30 novembre 2016. Al 30 novembre 2016.
S&P 500 Index; DXY rappresentato dall’US Dollar Index; alto rendimento (HY) USA rappresentato dal Bloomberg US Corporate High Yield Total Return Index Value Unhedged USD; tassi dei mercati emergenti (EM Rates) rappresentati dal J.P. Morgan Government Bond Index-Emerging Markets; US Trsy Index rappresentato dal Bloomberg US Treasury Total Return Unhedged USD Index; investment grade (IG) USA rappresentato dal Bloomberg US Corporate Total Return Value Unhedged Value Unhedged USD; obbligazioni investment grade dei mercati emergenti diversificate (EMBIG Div) rappresentate dal J.P. Morgan Emerging Market Bond Index; cambi dei mercati emergenti (EM FX) rappresentati dal J.P. Morgan GBI-EM Global Diversified FX Return. Gli indici non sono gestiti e non è possibile investire direttamente in un indice. Non tengono conto di commissioni, spese od oneri di vendita. I rendimenti passati non sono indicazione o garanzia di risultati futuri.
Fino ad ora i ME sono stati scossi dal riemergere quest’anno dell’eccezionalismo americano, che ha fatto salire i tassi statunitensi di circa 50 punti base (pb) utilizzando come proxy il rendimento dei Treasury USA (UST) a 10 anni, e creato un fattore generalmente sfavorevole per le negoziazioni dei ME (tassi, cambi e spread). Quando i dati relativi alla crescita e l’inflazione negli Stati Uniti hanno iniziato a scendere (sostenendo gli UST e teoricamente imprimendo uno slancio generale agli asset rischiosi), i carry trade dei ME hanno risentito di evoluzioni idiosincratiche in paesi specifici dei ME, ad esempio preoccupazioni di carattere fiscale in Brasile e l’inatteso risultato delle elezioni in Messico. In realtà, il rimbalzo generale dei mercati locali è stato limitato.
Figura 2: Performance dei mercati emergenti dall’inizio dell’anno

Fonte: Bloomberg. Al 9 luglio 2024. Mercati emergenti di frontiera (EM Frontier) rappresentati dal J.P. Morgan Next Generation Markets Index; obbligazioni corporate dei mercati emergenti generali (CEMBI Brd) (USD Corp) rappresentate dal J.P. Morgan Corporate EMBI Broad Diversified Composite Index; obbligazioni dei mercati emergenti globali diversificati (EMBI Global Div) rappresentate dal J.P. Morgan Emerging Market Bond Global Diversified Index; obbligazioni globali diversificate dei mercati emergenti in valuta locale (EM GBI Local Markets) rappresentate dal J.P. Morgan Government Bond Index-Emerging Markets. Gli indici non sono gestiti e non è possibile investire direttamente in essi. Non tengono conto di commissioni, spese od oneri di vendita. I rendimenti passati non sono indicazione o garanzia di risultati futuri.
Per quanto riguarda le prospettive per il terzo trimestre, riteniamo che i carry trade dei ME dovrebbero riuscire a recuperare, in considerazione di un maggiore allineamento dei dati statunitensi con i nostri scenari di base, creando un contesto più favorevole per i carry trade. Tuttavia le prossime elezioni negli Stati Uniti potrebbero generare turbolenze nella ripresa dei prezzi di asset dei ME, considerando il possibile impatto negativo sui ME di politiche protezionistiche legate a un’eventuale presidenza Trump 2.0. Viste queste correnti incrociate, prevediamo opportunità di total return allettanti nel panorama dei ME, dove possono essere premiate strategie di trading tattico.
Definizioni:
Un punto base (pb) è un centesimo di un punto percentuale (1/100% o 0,01%).
Il carry si riferisce a una tattica del mercato obbligazionario in base alla quale si assume un prestito e si paga un interesse per comprare qualcos’altro che presenta un interesse più elevato.
L’US Dollar Index (USDX, DXY, DX, o, informalmente, il "Dixie") è un indice (o misura) del valore del dollaro statunitense rispetto a un paniere di valute estere. L'indice è ideato, aggiornato e pubblicato dall’ICE.
Il Bloomberg US Corporate High Yield Total Return Index Unhedged USD è una componente dell’US Corp High Yield Index ideata per replicare una componente più liquida del mercato delle obbligazioni corporate high yield a tasso fisso denominate in USD.
Gli indici JPMorgan Government Bond Index-Emerging Markets (GBI-EM) sono benchmark completi del debito dei mercati emergenti che replicano le obbligazioni in valuta locale emesse dai governi dei mercati emergenti.
Il J.P. Morgan GBI-EM Global Diversified FX Return è la componente relativa al cambio (FX) del J.P. Morgan GBI-EM Index.
Il Bloomberg US Treasury Index Total Return Unhedged USD è una componente del Bloomberg US Treasury Index, che misura il debito nominale a tasso fisso denominato in dollari USA emesso dal Tesoro statunitense. I Treasury bill sono esclusi dal vincolo di scadenza, facendo invece parte di uno Short Treasury Index separato.
Il J.P. Morgan (JPM) Emerging Markets Bond Index replica i rendimenti totali degli strumenti di debito denominati in dollari USA emessi da organismi sovrani e quasi sovrani dei mercati emergenti: Brady bond, prestiti ed Eurobond.
Il J.P. Morgan Next Generation Markets Index (NEXGEM) misura il debito in titoli sovrani esteri denominato in dollari USA dei mercati di frontiera.
Il J.P. Morgan Emerging Markets Bond Index (EMBI) Global Diversified Index rappresenta una versione unicamente ponderata dell’indice JPM EMBI Global che replica il rendimento totale di strumenti di debito denominati in dollari USA emessi da organismi sovrani e quasi sovrani dei mercati emergenti: Brady bond, prestiti ed Eurobond. L'indice comprende tutti i Paesi tranne quelli che sono stati classificati dalla Banca Mondiale come ad alto reddito negli ultimi due anni consecutivi. L'indice diversificato limita le ponderazioni di quei Paesi con volumi di debito più elevati, includendo solo determinate porzioni dell'importo nominale corrente del debito in essere di questi Paesi.
QUALI SONO I RISCHI?
Tutti gli investimenti comportano rischi, inclusa la possibile perdita del capitale.
I titoli azionari sono soggetti a fluttuazioni dei prezzi e a possibili perdite del capitale investito. I titoli obbligazionari comportano rischi legati a tassi d’interesse, di credito, di inflazione e rischi di reinvestimento, oltre alla possibile perdita del capitale. Quando i tassi d’interesse salgono, il valore dei titoli obbligazionari scende. Le variazioni del rating di un’obbligazione o della solidità finanziaria o del merito di credito di un emittente, assicuratore o garante di obbligazioni possono influire sul valore del titolo.Gli investimenti internazionali comportano rischi particolari quali fluttuazioni dei cambi e incertezze sociali, economiche e politiche che possono far aumentare la volatilità. Nei mercati emergenti tali rischi risultano amplificati. Le materie prime e le valute incorporano un maggior rischio legato a condizioni di mercato, politiche, regolamentari e naturali e potrebbero non essere adatte a tutti gli investitori.
I Treasury USA sono obbligazioni dirette emesse e garantite dalla “piena fiducia e dal credito” del governo degli Stati Uniti. Il governo degli Stati Uniti garantisce il capitale e i pagamenti di interessi sui Treasury USA quando i titoli sono detenuti fino alla scadenza. A differenza dei Treasury USA, i titoli di debito emessi dalle agenzie federali e da enti paragovernativi e gli investimenti associati possono essere garantiti, ma non obbligatoriamente, dalla piena fiducia e dal credito del governo degli Stati Uniti. Anche quando il governo degli Stati Uniti garantisce il capitale e i pagamenti di interessi sui titoli, tale garanzia non si applica a perdite risultanti da cali del loro valore di mercato.
