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Di recente Pechino ha introdotto nuove norme per il settore dell'istruzione che stabiliscono, tra l'altro, modalità e tempistiche con cui le aziende possono operare e offrono una guidance sugli investimenti in tale area. Il nostro team Emerging Markets Equity risponde ad alcune delle domande più interessanti sull'argomento.

Come è cambiato il quadro normativo?

Il 24 luglio la Cina ha varato una serie di nuove regole per il segmento del tutoring doposcuola (after school tutoring, AST), la cosiddetta politica di "doppia riduzione". L'obiettivo del governo è alleviare l'onere dell'istruzione che grava su studenti e genitori, anche alla luce dei timori circa il rallentamento del tasso di natalità nel Paese. I punti salienti della politica di "doppia riduzione" sono i seguenti:

  • L'AST non deve avere scopo di lucro.
  • Gli investitori esteri non possono investire nel segmento dell'AST mediante strutture Variable Interest Entity (VIE).
  • I provider di servizi di AST non sono autorizzati a ricorrere ai mercati di capitali a fini di finanziamento.
  • L'attività di M&A (fusioni e acquisizioni) nel segmento dell'AST è vietata.
  • Non saranno rilasciate nuove licenze per l'attività di AST e le licenze in corso di validità (anche per servizi online) saranno sottoposte a un nuovo iter di approvazione.
  • Il tutoring doposcuola su singole materie (online e offline) non potrà avvenire nei giorni di festa nazionale, nei week-end e durante le vacanze invernali/estive.
  • La durata delle lezioni doposcuola online dovrà essere al massimo di 30 minuti.

Quali sono le implicazioni della politica di doppia riduzione?

La politica limita la concessione di licenze e gli orari di attività, pertanto le società di AST dovranno ridimensionare i programmi di tutoring inerenti a singole materie e spostare il fulcro dell'attività dalle materie tradizionali a quelle supplementari, oltre a optare per contenuti pre-registrati a scapito del tutoring. Inoltre, in qualità di enti no-profit dovranno reinvestire tutti gli utili e i flussi di cassa nella loro attività e gli sponsor (gli azionisti) non potranno avanzare diritti sugli utili. Dato che gli investitori esteri non potranno più investire nell'AST tramite le VIE, assisteremo con ogni probabilità al delisting delle aziende.

Qual era la nostra view di investimento nel segmento?

In passato, alla base dei nostri investimenti nelle società cinesi dell'istruzione c'era il fatto che aziende caratterizzate da una capacità operativa eccellente e da una qualità dell'insegnamento elevata, favorite dal consolidamento del settore, offrivano un'esposizione al segmento del tutoring, in rapida crescita data la robusta domanda sottostante. Malgrado le sempre più frequenti indagini delle autorità normative, non ci aspettavamo misure così drastiche e credevamo che il governo volesse solo regolare la crescita del segmento dell'AST. Di conseguenza, la nostra analisi di sensibilità all'impatto delle modifiche normative è stata incentrata sulla modellazione di un ridimensionamento di crescita e dimensioni del segmento dell'AST in presenza di restrizioni sul fronte dell'offerta (p.e. processo di concessione delle licenze più lento, limitazioni orarie all'attività). Avevamo anche auspicato probabilità superiori di limitazioni all'offerta più severe per le scuole di grado K-9 rispetto a quelle di grado K10-12 alla luce delle "Regole per l'implementazione della legge per la promozione dell'istruzione privata" (destinate alle scuole private) del Consiglio di Stato, pubblicate il 14 maggio 2021. Tali regole operavano una distinzione dal punto di vista normativo tra i gradi di istruzione K-9 (istruzione obbligatoria, regolamentazione più severa) e K10-12 e superiori (istruzione non obbligatoria, regolamentazione più favorevole).

Avevamo tenuto conto dei potenziali rischi operativi ma non del rischio derivante dalla conversione dei provider di AST in enti no-profit o dal divieto agli operatori esteri di investire.

In ogni caso, dalle nostre verifiche sul campo emerge una domanda pressoché invariata alla luce della persistente competizione per iscrivere i figli a una scuola valida. Inoltre, c'è il rischio che la messa al bando del tutoring obblighi i genitori a rivolgersi a enti non autorizzati o a optare per soluzioni 1:1 più costose. I principali player hanno contribuito a rendere i servizi di tutoring ampiamente accessibili alla classe media e a incrementare la disponibilità di materiale formativo (in particolare nelle città di categoria inferiore e nelle aree rurali) mediante servizi low-cost di tutoring online. Inoltre hanno avuto un ruolo attivo su scala nazionale favorendo la transizione online delle lezioni nella fase peggiore dell'epidemia di Covid-19 tramite la messa a disposizione di piattaforme tecnologiche di supporto, ecc. Per di più, in passato i divieti generalizzati imposti in altri Paesi dell'Asia settentrionale si sono rivelati inefficaci.

Prospettive

Al di là di quanto detto in precedenza, date le tre implicazioni principali della nuova politica è evidente che il business-model del tutoring doposcuola non è più sostenibile e lo stesso vale per gli attuali veicoli di quotazione. Le modalità di ristrutturazione delle aziende al fine di conformarsi con i principali requisiti normativi (no-profit, divieto di investimenti esteri) non sono chiare e, con ogni probabilità, per apportare modifiche alla struttura operativa dei business model occorrerà del tempo.

Non crediamo che le autorità cinesi abbiano agito troppo in fretta. Del resto, in base alla costituzione la Cina è un Paese socialista, quindi il rischio politico è sempre presente. Gli interventi governativi non sono una prerogativa cinese, ma l'obiettivo di un "socialismo con caratteristiche cinesi" può avere ripercussioni su larga scala su singole aziende e interi settori. Alla base dell'intensa attività normativa in numerose aree c'è la determinazione del Partito Comunista di trasformare la Cina in "un'economia socialista modernizzata" e raggiungere il traguardo del "grande ringiovanimento della nazione cinese".

A tal fine, tre fattori appaiono fondamentali: 1) generale prosperità, 2) sviluppo green e 3) autosufficienza in settori e tecnologie strategici. L'azione passata e futura del governo deve essere interpretata partendo da questo presupposto. Inoltre, le autorità valuteranno con attenzione ancora maggiore il ruolo del capitale privato allo scopo di assicurare "un'espansione ordinata" ed evitare rischi per l'economia.

La decisione di Pechino di modificare lo status quo in modo così drastico ha sorpreso il mercato. Per di più, nonostante le misure attuate, manca un'adeguata compensazione del rischio. Malgrado gli interventi nel settore dell'istruzione e le valutazioni sempre più minuziose in corso nel segmento di Internet continuiamo a ritenere che, come già nei precedenti cicli di sviluppo economico della Cina, il governo abbia optato per una censura drastica una tantum per ribadire la supremazia sul fronte normativo. Non ci aspettiamo l'imposizione di regole altrettanto estreme in altri settori, ma senza dubbio l'azione delle autorità porterà a un aumento del rischio normativo percepito dagli investitori.



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