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Mentre le chiusure della Silicon Valley Bank (SVB) e Signature Bank sono i titoli di testa nei notiziari e riverberano nell’intero sistema finanziario statunitense, investitori e mercati continuano a passare in rassegna le ripercussioni. A parte l’impatto immediato, la crisi ha implicazioni macroeconomiche più ampie e ricorda con forza il legame intrinseco che collega il sistema bancario, i mercati di asset e l’economia in generale tramite i tassi d’interesse.

Rischio di contagio

Mentre le azioni coordinate del Tesoro statunitense, della Federal Reserve (Fed) e della Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) per evitare perdite a danno dei depositanti hanno soffocato qualsiasi rischio di contagio immediato, continueremo nei prossimi giorni e nelle prossime settimane a monitorare i flussi dei depositi, per valutare segni di ulteriore stress in altre banche. Gli organi di regolamentazione sono chiaramente preoccupati per un’eventuale estensione della minaccia al sistema bancario.

Tutti i grandi depositari rivaluteranno i propri rischi di controparte, con un forte incentivo a spostarsi da banche regionali a banche di importanza sistemica globale (G-SIB), fondi del mercato monetario, o Treasury Bill, per cui ci attendiamo un’ulteriore pressione sui depositi. Chiunque abbia depositi per un ammontare superiore a quello garantito dalla FDIC otterrà un rendimento superiore e una sicurezza maggiore investendo in Treasury. Per quanto riguarda grandi società, che hanno bisogno di detenere ampi depositi per finanziare il pagamento degli stipendi, il rischio di contagio consiste nel passagio dei depositi dalle banche regionali e più piccole alle banche più importanti del paese. Con la nuova struttura per la concessione di prestiti della Fed, il Bank Term Funding Program (BTFP), le banche non devono vendere i loro titoli con uno sconto per finanziare i deflussi dei depositi, che tenderanno a moderarsi a fronte dell’illiquidità o vendite forzate di asset in perdita. Quest’intervento potrebbe aiutare le banche a evitare di diventare insolventi, tuttavia lascia in sospeso l’interrogativo maggiore (soprattutto per le piccole banche): a quanto potranno ammontare i deflussi dei depositi? La situazione è in evoluzione ed è difficile immaginare che i prestatori di piccole banche regionali non ridurranno drasticamente nuovi piani per la concessione di prestiti cercando di difendere il proprio patrimonio.

Condizioni del credito

Indubbiamente quest’incidente porterà a un irrigidimento delle condizioni del credito e un indebolimento della crescita economica. Le banche regionali saranno obbligate a pagare di più per i depositi in un momento nel quale aumentano le preoccupazioni per possibili perdite sui finanziamenti per l’immobiliare commerciale. Molti strategist hanno notato la recente divergenza tra il Senior Loan Officer Opinion Survey (SLOS) e gli spread creditizi. Dopo il fallimento della SVB il 10 marzo e gli eventi successivi, è prevedibile che il SLOS riporterà un ulteriore irrigidimento delle condizioni del credito. Alla fine, queste restrizioni porteranno a un aumento dei costi per le banche, e prevediamo una contrazione del credito disponibile per i debitori, se i prestatori si arrocano sulla difensiva per proteggere il patrimonio azionario. I rischi di recessione si sono aggravati a seguito di questa probabilità di un irrigidimento delle condizioni del credito e di una tensione per la redditività delle banche.

Settore tecnologico statunitense

Dopo lo shock del COVID, le società tecnologiche statunitensi hanno beneficiato di un aumento eccezionale della domanda e di condizioni molto favorevoli per la liquidità globale. Di conseguenza, le valutazioni delle azioni delle imprese tecnologiche sono salite rapidamente, e nel settore vi sono stati massicci afflussi di capitale. Quest’afflusso di capitale è stato spesso speso per prodotti tecnologici, ad esempio hardware, servizi cloud, cybersicurezza e così via, dando un ulteriore impulso ai ricavi delle società tecnologiche e facendo salire ulteriormente le valutazioni. Dall’inizio del 2022 questo ciclo virtuoso si è invertito. Alla luce dell’importanza della SVB per il settore tecnologico, ci attenderemmo altri licenziamenti del personale specializzato, una spesa minore per prodotti tecnologici, e maggiori difficoltà nell’accedere a nuovi capitali, che potrebbero trasformarsi in una vera e propria distruzione del credito per il settore tecnologico.

Politica monetaria

Abbiamo scritto per vari mesi riguardo all’aumento delle tensioni monetarie e le prospettive che qualcosa potesse far saltare il sistema. La storia degli episodi di irrigidimento della Fed mostra che generalmente finiscono con una crisi finanziaria, che a sua volta porta a una distruzione del credito. Gli sviluppi attuali potrebbero segnare o no l’inizio di una sequenza simile, ma il copione seguito è decisamente analogo. La curva dei rendimenti ha suggerito già da qualche tempo che la Fed procede seguendo un ritmo esagerato. Come minimo, adesso la Fed deve considerare una prospettiva più equilibrata, per cui la situazione è a dir poco complessa. L’inflazione non è scesa abbastanza rapidamente, e fino alla settimana scorsa si prevedevano altri rialzi dei tassi. Tuttavia alzare ulteriormente i tassi d’interesse in un contesto di possibile accelerazione della disintermediazione del credito rafforza il rischio di recessione. Il periodo che ci attende fino alla riunione di marzo della Fed sarà importante, ma a questo punto una pausa sembra molto appropriata. Non possiamo comunque escludere che la Fed mantenga la sua rotta con un altro rialzo dei tassi di 25 pb, considerando il focus miope dei responsabili della banca centrale sull’inflazione e il mercato dell’occupazione, due indicatori che nel migliore dei casi coincidono, se non sono ritardati. Alla fine, il collasso della SVB dovrebbe risultare in un picco più basso dei tassi di riferimento dei Fed Fund e una maggiore probabilità di tagli dei tassi nella seconda metà del 2023 e nella prima metà del 2024, per i motivi illustrati qui sopra.

Prezzi degli asset e valute

Gli eventi della settimana scorsa sono chiaramente negativi per gli asset rischiosi e rialzisti per il reddito fisso. Siamo convinti che alla fine questa situazione dovrebbe portare a un calo dei rendimenti statunitensi e una curva più ripida di quanto avessimo anticipato prima dei fallimenti delle banche. Se la Fed fosse obbligata a tagliare i tassi per reagire al contagio finanziario sebbene i rischi di inflazione siano ancora elevati, alla fine la curva dei Treasury statunitensi potrebbe diventare ancora molto più ripida. Con la combinazione di aspettative di un tasso terminale più basso della Fed, altri finanziamenti disponibili tramite il nuovo BTFP e un’inversione parziale dell’irrigidimento quantitative il dollaro statunitense dovrebbe tendere al ribasso. Le valute di creditori del G10, compresi lo yen giapponese (JPY), euro (EUR), e franco svizzero (CHF) dovrebbero essere particolarmente avvantaggiate, a nostro avviso. L’impatto sulle valute dei mercati emergenti dipenderà dalle dimensioni del calo dei mercati azionali globali. In termini rettificati per la volatilità, per le valute dei mercati emergenti, che dovrebbero beneficiare di un ridimensionamento dei rialzi previsti della Fed, ci attenderemmo un andamento migliore rispetto ai mercati azionari statunitensi. Secondo noi il reddito fisso dei mercati emergenti dovrebbe mettere a segno un buon andamento, tuttavia queste obbligazioni non riuscirebbero a mantenere il passo con i cali dei rendimenti dei Treasury statunitensi nel caso di una corsa alla qualità in piena regola.

Guardando avanti

Il compito della Fed di frenare l’inflazione si è aggravato esponenzialmente e con l’avanzare dell’anno potrebbero presentarsi altre sfide. Non dimentichiamo che tra pochi mesi ci concentreremo anche sulle negoziazioni per il tetto del debito statunitense. Gli eventi di questi ultimi giorni rafforzano la nostra preferenza per un’impostazione lunga sull’obbligazionario statunitense, sia assoluta che relativa rispetto a obbligazioni europee e giapponesi. Siamo anche convinti che questi sviluppi alla fine saranno negativi per il dollaro statunitense.



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