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Uno studio dettagliato delle relazioni fra gli spread dei credit default swap (CDS) dei titoli sovrani e i punteggi ESG assegnati da Brandywine Global rivela che i Paesi con punteggi ESG scarsi possono offrire valore se i parametri ESG migliorano nel tempo (si veda il Grafico 1).

Mondo: punteggi ESG vs. credit default swap del credito sovrano

Punteggio ESG (0=rischio estremo; 10=rischio basso), al 22/06/2021

Fonte: Bloomberg (© 2021, Bloomberg Finance LP), Brandywine Global, Verisk Maplecroft. L'asse delle y rappresenta il logaritmo naturale degli spread dei credit default swap sovrani, derivati di credito liquidi che offrono protezione contro possibili default. In questo esempio i CDS sovrani sono utilizzati come parametro del rischio di credito associato ai bond sovrani di un determinato Paese. Più alto è il numero, più ampi sono gli spread dei CDS e maggiore è il rischio di credito.

Questo articolo sposta l'attenzione sui corporate bond. A parità di tutte le altre variabili, ci concentriamo su una domanda precisa: nel tempo una strategia basata sull'investimento in emittenti con scarsi rating ESG dà risultati migliori di una strategia orientata agli emittenti con punteggi ESG più elevati se i punteggi ESG degli emittenti con rating bassi sono in via di miglioramento o potrebbero migliorare?

L'aumento dei rating ESG favorisce la performance

Utilizzando i dati di MSCI dal 2007 al 2019 abbiamo analizzato gli effetti di un aumento del punteggio ESG di due tacche sull'extra rendimento dei titoli dell'universo MSCI nei 12 mesi successivi a detto aumento. Il grafico 2 riporta i risultati dell'analisi e mostra chiaramente che le società con scarsi rating ESG (CCC) al momento dell'aumento di due tacche hanno conseguito performance decisamente migliori nei 12 mesi successivi rispetto alle società con rating ESG più alti (BBB).

Extra rendimento rispetto all'universo MSCI ESG nei 12 mesi successivi all'aumento del rating ESG

%, rating ESG al momento dell'aumento di due tacche, 2007-2019

Fonte: MSCI ESG e Bloomberg, 2007-2021. MSCI non rilascia alcuna garanzia e non si assume alcuna responsabilità in merito ai dati MSCI riprodotti nel presente documento. Non è consentita alcuna forma di ulteriore ridistribuzione o utilizzo. La presente relazione non è redatta o sponsorizzata da MSCI. Importanti comunicazioni e condizioni del fornitore dei dati sono disponibili su www.franklintempletondatasources.com. La performance passata non costituisce un’indicazione o una garanzia di risultati futuri. Per finalità puramente illustrative; non riflette la performance né la composizione del portafoglio di alcun fondo Brandywine Global.

Quando conduciamo un'analisi bottom up sui titoli di credito, spesso riscontriamo che i bond che scambiano con uno sconto presentano anche maggiori rischi di sostenibilità. Noi di Brandywine Global abbiamo dedicato tempo ed energie per assicurarci di integrare sempre pienamente i principi ESG nel nostro processo e nella nostra filosofia di investimento. I risultati dell'analisi del momentum ESG completano il nostro processo di investimento top down e bottom up e ci aiutano a scoprire titoli che potrebbero scambiare a un prezzo non corretto, offrire valore e presentare un potenziale di apprezzamento in termini di valore.

Negli ultimi anni i titoli leader sotto il profilo ESG sono stati scambiati con un premio, uno dei motivi per cui puntiamo a investire in società con possibile o evidente momentum ESG. La ricerca di società che potrebbero godere di un aumento del rating ESG nel tempo rientra nel nostro schema di valutazione tanto quanto la ricerca di società che a nostro avviso potrebbero godere di un incremento del merito di credito da parte delle agenzie di rating. Riteniamo che i rischi di sostenibilità debbano essere tenuti in debito conto, al pari dei rischi tradizionali. Ad esempio invitiamo costantemente le agenzie di rating a inserire importanti rischi di sostenibilità nei rating e negli outlook dei titoli di credito. Cerchiamo in egual misura eventuali catalizzatori della sostenibilità e possibili aumenti dei rating. La nostra ricerca in ambito sovrano che dimostra la stretta correlazione fra il merito di credito del Paese e il suo punteggio ESG può essere applicata anche ai titoli corporate.

Individuazione di possibili aumenti dei punteggi ESG

Per trovare possibilità di upgrade dei rating ESG procediamo per vie diverse:

  • ricerca fondamentale, tematica e settoriale e analisi degli sviluppi sul fronte normativo
  • monitoraggio costante dei dati ESG e non tradizionali, come annunci di lavoro relativi alla sfera ESG e sondaggi sulla soddisfazione dei dipendenti volti a individuare trend nei fattori sottostanti che potrebbero contribuire a un generale progresso in ambito ESG
  • interazione diretta con le società tramite azionariato attivo e attività di engagement. Questo è l'elemento più critico in quanto siamo più vicini ai management societari di quanto lo siano le agenzie terze e abbiamo la possibilità di scoprire punti di svolta del ciclo prima degli altri.

Nell'ambito delle strategie di azionariato attivo e di engagement promuoviamo il cambiamento e l'avanzamento nelle società presenti in portafoglio. Vogliamo vedere progressi nei parametri ESG aziendali; laddove non siamo soddisfatti instauriamo un dialogo diretto con le società per favorire o implementare tali progressi. Successivamente puntiamo a catturare il potenziale di rialzo della performance.

Mobilitazione contro il cambiamento climatico

Un punto critico che richiede attenzione immediata è il rischio climatico. Riteniamo che il cambiamento climatico ponga rischi di investimento molto seri e non pienamente scontati nei prezzi degli asset. Inoltre, anche se gli investitori sono in grado di misurare i possibili effetti degli scenari climatici più probabili alla luce del riscaldamento globale e delle emissioni di gas serra, c'è comunque la possibilità di rischi di coda o eventi catastrofici legati al clima che potrebbero avere costi elevati o non determinabili per l'economia. La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021, nota come COP26 e in calendario il prossimo novembre a Glasgow nel Regno Unito, sarà un vero banco di prova per gli impegni a tutela del clima e della riduzione delle emissioni di gas serra su scala globale. A oggi mancano ancora all'appello molti dei 100 miliardi di dollari promessi dai Paesi avanzati per sostenere le aree in via di sviluppo nel processo di adeguamento al cambiamento climatico, un gap che deve essere colmato se le nazioni sviluppate vogliono mantenere credibilità rispetto a una questione così cruciale.

In qualità di membri dell’iniziativa Net Zero Asset Managers ci siamo impegnati a individuare e valutare i rischi di investimento connessi al clima e a promuovere i cambiamenti necessari per conseguire l’obiettivo di azzeramento delle emissioni nette di gas serra entro il 2050 se non prima. Brandywine Global crede fermamente nella necessità di destinare fondi adeguati alla transizione energetica al fine di raggiunge l'obiettivo net zero. Riteniamo inoltre che evitare l'investimento in un Paese o in un'azienda in ragione del suo volume di emissioni di gas serra possa, alla lunga, rivelarsi penalizzante. Le questioni sono due. In primo luogo vogliamo essere azionisti responsabili; se gli investitori vendono i titoli con rating ESG bassi, questi potrebbero essere comprati da investitori noncuranti, poco inclini a un engagement attivo e all'opera di convincimento a favore del necessario cambiamento. In secondo luogo, ci troviamo di fronte al dilemma morale di penalizzare un Paese o un'azienda perché non possiede i fondi per promuovere cambiamenti a favore del clima, come la transizione dal carbone al gas nel caso del Sudafrica. Evitare di esporsi alle azioni o alle obbligazioni di un Paese o una società che non ha avuto l'occasione di stendere un piano per l'azzeramento delle emissioni nette non è nel migliore interesse della collettività né degli investitori. In qualità di gestori porteremo avanti l'attività di engagement su questo tema presso gli emittenti e finanzieremo la transizione delle società in portafoglio impegnate in modo realistico e credibile per il conseguimento dell'obiettivo net zero. Per tale motivo nei prossimi anni investiremo in alcuni dei settori con le emissioni più elevate.

Benché l'azionariato attivo e l'attività di engagement siano da sempre una prerogativa degli investitori azionari, siamo sempre più in grado di instaurare un dialogo di un certo tipo anche con le società di cui possediamo obbligazioni tramite un engagement attivo ma anche tramite engagement collaborativi come Climate Action 100+, un'iniziativa degli investitori che mira a spronare le aziende con le emissioni più elevate di gas serra a prendere le misure necessarie per contrastare il cambiamento climatico. Tali attività di engagement possono servire per reperire maggiori informazioni, stabilire un contatto con il senior management e offrire punti di vista su un'azienda che non sarebbero altrimenti possibili. L'engagement può inoltre essere utile per individuare le società che si danno da fare per migliorare i parametri ESG o individuare le carenze e suggerire alle società con bassi punteggi ESG rimedi che probabilmente consentiranno performance finanziarie migliori in futuro. Si tratta di piccoli passi avanti circa importanti questioni ESG come il cambiamento climatico che vanno a vantaggio di tutti e offrono valore agli investitori.



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