CONTRIBUTORI

Jeffrey Schulze, CFA
Head of Economic and Market Strategy

Josh Jamner, CFA
Investment Strategy Analyst
Elementi chiave da ricordare
- Il mercato del lavoro è un’area chiave che osserviamo attentamente in cerca di segni di una mitigazione dell’inflazione in seguito all’azione aggressiva della Federal Reserve (Fed), assegnando la priorità all’osservazione delle aree delle concessioni edilizie, la crescita delle retribuzioni e le richieste di sussidi per la disoccupazione.
- La crescita delle retribuzioni sembra in via di moderazione con il rientro dei lavoratori nel mercato del lavoro e un calo della domanda di addetti da parte delle società che mirano a riorganizzare le loro attività dopo un drammatico periodo di assunzioni.
- Siamo ancora convinti che un atterraggio “abbastanza morbido” sia la via più probabile per il prossimo futuro, con il sostegno di robusti consumi e il ClearBridge Recession Risk Dashboard, sul quale permane il segnale verde dell’espansione.
I mercati azionari aspirano vivamente a segni meno aggressivi
L’inizio di quest’anno è stato uno dei peggiori della storia per gli investitori; i primi cinque mesi del 2022 hanno segnato la sesta performance peggiore per le azioni dal 1928. Il secondo trimestre è stato particolarmente difficile; per la prima volta dopo lo scoppio della bolla delle dotcom nel 2001, ad aprile e maggio sono iniziati sette cali settimanali successivi. A fine maggio finalmente i mercati hanno messo a segno un rimbalzo, quando i verbali del Federal Open Market Committee (FOMC) hanno trasmesso un messaggio meno aggressivo di quanto temuto da alcuni, e l’S&P 500 Index ha chiuso il mese invariato (+0,18%).
Siamo ancora convinti che un atterraggio “abbastanza morbido” per l’economia sia la via più probabile per il prossimo futuro, con una forte spesa per i consumi alimentata dai risparmi accumulati, i guadagni delle retribuzioni e un’ampia capacità di accedere a prestiti. La situazione finanziaria delle famiglie, tuttavia, sta iniziando a peggiorare, considerando che l’inflazione sta facendo salire le spese più rapidamente di quanto non aumentino i redditi, per cui il mese scorso il tasso di risparmio è sceso al 4,4%, il livello più basso dai minimi toccati dalla Crisi finanziaria globale nel 2008. I consumatori cominciano a piegarsi, ma non crediamo che si spezzeranno.
Figura 1: I “risparmi” salvano la giornata

*Il risparmio personale in percentuale del reddito personale disponibile (DPI), indicato frequentemente come “tasso di risparmio personale”, viene calcolato come il rapporto tra il risparmio personale e il DPI. Il risparmio personale è uguale al reddito personale meno le spese personali e le imposte personali. Dati all’1 aprile 2022; ultimi dati disponibili al 31 maggio 2022. Fonte: U.S. Bureau of Economic Analysis, Federal Reserve Bank of St. Louis.
Questo mese pertanto non vi è stato alcun cambiamento degli indicatori del ClearBridge Recession Risk Dashboard, che complessivamente continua a lampeggiare sul verde dell’espansione, nonostante un certo indebolimento degli indicatori dei Margini di utile e delle Vendite retail. Nella sezione Consumi del Dashboard monitoriamo attentamente tre indicatori: concessioni edilizie, crescita delle retribuzioni e richieste di sussidi per la disoccupazione, in cerca di segnali che l’irrigidimento della Fed stia facendo rallentare la domanda e raffreddando l’inflazione.
Figura 2: ClearBridge Recession Risk Dashboard

Fonte: ClearBridge Investments.
Il mercato residenziale è un canale fondamentale attraverso il quale la politica monetaria può avere un impatto sull’economia, e vediamo i primi segni che ciò stia avvenendo. Le ipoteche a tasso fisso su trent’anni sono aumentate dal 3,1% all’inizio dell’anno al 5,1% verso la fine di maggio, per cui la mediana delle rate mensili delle ipoteche per le abitazioni è aumentata del 27%. Quando le rivalutazioni delle abitazioni sono scontate nei prezzi, la mediana delle rate mensili dei pagamenti delle ipoteche è aumentata del 40% dall’inizio dell’anno, con un duro colpo per l’accessibilità. Al momento i prezzi delle case sono ancora robusti e, vista la domanda arretrata, l’attività continua a progredire. Ad aprile le concessioni edilizie hanno avuto un modesto calo, ma su base annua rimangono sane. Un raffreddamento del mercato residenziale sarebbe uno sviluppo gradito per l’inflazione (e la Fed) ma ci vorrà tempo prima che sia visibile nel Consumer Price Index (CPI). Un elemento importante sono le scorte, che continuano ad essere basse, fornendo un certo sostegno contro il downside per i prezzi delle abitazioni durante questo processo di normalizzazione.
Una seconda area che esaminiamo attentamente per scoprire una mitigazione dell’inflazione dovuta alla Fed è il mercato del lavoro. Un aumento più lento delle retribuzioni dovrebbe contribuire a frenare la domanda, vista la stretta relazione storica tra retribuzione, consumi e inflazione. Ci concentriamo sulle buste paga settimanali aggregate, che considerano sia le retribuzioni che le ore lavorate, e attualmente sono ben al 10%.
Figura 3: Le prospettive dei consumatori dipendono dai salari

Fonte: BLS, BEA e Bloomberg. Dati al 30 aprile 2022; ultimi dati disponibili al 31 maggio 2022.
Abitualmente, l’indicatore della crescita dei salari sul dashboard diventa rosso con la transizione dell’economia nella fase avanzata del ciclo, e non cambia fino a quando non si verifica una recessione. Questo ciclo tuttavia era iniziato con i salari in territorio rosso. Va ricordato che questo ciclo è stato tutt’altro che ordinario, vista la ripresa a sbalzi deragliata da ondate successive della pandemia, per cui le analogie storiche sono meno utili.
Considerando l’unicità di questo ciclo, la Fed potrebbe avere un vantaggio nella lotta per frenare la crescita dei salari senza provocare una recessione. Ciò potrebbe verificarsi su entrambi i fronti, con il rientro dei lavoratori nel mercato del lavoro e un calo contemporaneo della domanda di addetti da parte delle società che mirano a riorganizzare le loro attività dopo un drammatico periodo di assunzioni. Varie società di alto profilo hanno bloccato le assunzioni e sono stati annunciati certi licenziamenti, soprattutto nel settore della tecnologia. Sebbene la Job Openings and Labor Turnover Survey (JOLTS) sia ancora elevata, i dati di apertura dei posti di lavoro ad alta frequenza (e non ritardati, a differenza degli JOLTS) comunicati da indeed.com e Revelio Labs suggeriscono che la domanda di lavoratori si stia raffreddando. Nell’ultima edizione, il sub-componente dell’impiego nell’indagine dell’ISM Manufacturing è scivolato in territorio di contrazione (49,6).
Mentre i licenziamenti e i blocchi delle assunzioni annunciati finora sono stati concentrati nel settore della tecnologia, gli investitori dovrebbero concentrarsi su segnali di diffusione in altri settori. Le richieste iniziali di sussidi per la disoccupazione hanno cominciato a salire, passando da un minimo di 166.000 a metà marzo a 200.000 verso la fine di maggio. Le richieste iniziali di sussidi per la disoccupazione tendono ad aumentare con l’inizio di una recessione, per cui il rialzo attuale è preoccupante. È importante comunque ricordare che le richieste si stanno riprendendo a partire dai livelli più bassi degli ultimi 53 anni; una certa normalizzazione era da prevedersi. Su base annua, ossia secondo la loro valutazione nel dashboard, le richieste sono diminuite del 53%.
Le richieste iniziali di sussidi per la disoccupazione saranno presumibilmente un buon barometro del danno provocato da un irrigidimento della politica monetaria e dell’eventualità che la Fed riesca a indirizzare l’economia verso un atterraggio piuttosto morbido. Con l’aumento del costo del denaro, le società dovrebbero continuare a chiedere meno lavoratori, adeguando i propri programmi di espansione in funzione di costi più elevati. Se ciò risulterà in minori offerte di lavoro o sostanzialmente in maggiori licenziamenti, è ancora da vedere.
È importante che gli aumenti salariali sembrano già in via di moderazione, con un rallentamento del run-rate dagli ultimi tre mesi al 3,7%, rispetto al 6,1% di fine anno. Considerando la riorganizzazione dell’attività delle società e il ritorno dei lavoratori, un rapporto più equilibrato tra offerta e domanda dovrebbe raffreddare la crescita dei salari. Una decelerazione di rilievo del ritmo di aumenti salariali e inflazione dovrebbe incoraggiare la Fed a rallentare l’irrigidimento della politica monetaria nel resto dell’anno, e ciò potrebbe contribuire ad attenuare almeno in parte il disagio attuale degli investitori in azioni. È improbabile che ciò avvenga nel breve termine: la Fed è alquanto indipendente da dati, salvo un momento di rottura, mentre questi tendono a riportare i tassi dei fondi federali a neutrali a fronte di un’inflazione troppo elevata prima di rivalutare le condizioni. Di conseguenza secondo noi gli investitori di lungo termine dovrebbero mantenersi pazienti mentre continuiamo a procedere, come menzionato nel nostro blog precedente, in quest’”Anno di transizione”.
Definizioni
Il ClearBridge Recession Risk Dashboard è un gruppo di 12 indicatori che esaminano lo stato di salute dell’economia statunitense e le probabilità di una recessione.
L’Indice S&P 500 è un indice non gestito di 500 titoli che rappresentano in generale la performance delle società più grandi negli Stati Uniti.
Il Federal Reserve Board (“Fed”), è responsabile della formulazione di politiche statunitensi ideate per favorire la crescita economica, la piena occupazione, prezzi stabili e un modello sostenibile di scambi e pagamenti internazionali.
Il Federal Open Market Committee (FOMC) è un organismo politico del Federal Reserve System responsabile della formulazione di una politica concepita per promuovere la crescita economica, prezzi stabili e un modello sostenibile per il commercio e i pagamenti internazionali.
L’Indice dei Prezzi al Consumo (Consumer Price Indexes - CPI) misura la variazione media nel tempo dei prezzi al consumo per un paniere fisso di beni e servizi.
Per Crisi Finanziaria Globale si intende lo sconvolgimento dell’economia che fece seguito al collasso di importanti banche d’investimento nel 2007-8, contrassegnato da una perdita di liquidità generale nei mercati del credito e cali dei prezzi azionari.
QUALI SONO I RISCHI?
La performance passata non costituisce una garanzia di risultati futuri. Va ricordato che non è possibile investire direttamente in un indice. I rendimenti degli indici non gestiti non riflettono alcuna commissione, spesa od onere di vendita.
I titoli azionari sono soggetti a fluttuazioni dei prezzi e possibile perdita del capitale. I titoli obbligazionari comportano rischi legati a tassi d’interesse, di credito, di inflazione e rischi di reinvestimento, oltre alla possibile perdita del capitale. Quando i tassi d’interesse salgono, il valore dei titoli obbligazionari scende. Gli investimenti internazionali comportano rischi particolari quali fluttuazioni dei cambi, incertezze sociali ed economiche e incertezze politiche che possono far aumentare la volatilità. Tali rischi sono amplificati nei mercati emergenti. Le materie prime e le valute sono più rischiose, comportando rischi che includono le condizioni di mercato, politiche, regolamentari e naturali, e possono non essere idonee per tutti gli investitori.
I Treasury USA sono obbligazioni di debito dirette emesse e garantite dalla piena fiducia e dal credito del governo degli Stati Uniti. Il governo degli Stati Uniti garantisce il capitale e i pagamenti di interessi sui Treasury USA quando i titoli sono detenuti fino alla scadenza. A differenza dei Treasury USA, i titoli di debito emessi dalle agenzie federali e da enti paragovernativi e gli investimenti associati possono essere garantiti, ma non obbligatoriamente, dalla piena fiducia e dal credito del governo degli Stati Uniti. Anche quando il governo degli Stati Uniti garantisce il capitale e i pagamenti di interessi sui titoli, tale garanzia non si applica a perdite risultanti da cali del loro valore di mercato.
