CONTRIBUTORI
David Hochstim, CFA
Senior Research Analyst for Financials
Punti principali da ricordare
- Prevediamo che gli eventi delle ultime due settimane porteranno a un aumento dei costi di finanziamento, a una gestione più conservatrice dei bilanci per sostenere la liquidità e a standard di prestito più severi, con un impatto negativo sulla redditività di molte banche e una riduzione della loro capacità di concedere credito ai clienti.
- Crediamo che all’indomani della crisi seguiranno norme più severe, ma per il momento gli organismi di regolamentazione stanno cercando principalmente di fare aumentare la fiducia nei confronti del sistema bancario con il fine ultimo di stabilizzare i flussi dei depositi.
- Mentre il futuro è meno certo per le banche regionali con alti livelli di depositi non assicurati e/o un focus sull'economia dell'innovazione, le banche di rilevanza sistemica globale (G-SIB) e le banche “super regionali” sono destinate ad essere le vincitrici di una potenziale ridistribuzione dei depositi grazie a una presenza più ampia, a marchi e bilanci forti e a basi di clienti più diversificate.
Sotto la lente gli istituti di credito che presentano somiglianze con le banche fallite
Il fallimento di Silicon Valley Bank (SIVB) e Signature Bank (SBNY) ha aumentato i timori di potenziali deflussi di depositi nell’intero sistema bancario, inducendo gli investitori a esaminare scrupolosamente le banche che potrebbero dover affrontare problematiche simili. Durante la crisi, gli stakeholder e i media hanno scelto di concentrarsi su banche con grandi perdite di titoli non realizzate e con un mix più consistente di depositi non assicurati, ritenendole più sensibili ai deflussi di depositi, innescando perdite e impattando sul capitale regolamentare. Ciò ha provocato una fuga verso la sicurezza da parte di alcuni clienti delle banche, con conseguente spostamento di relazioni e depositi verso banche più grandi e diversificate, soggette a una maggiore supervisione regolamentare, che danno loro una percezione di sicurezza.
Prevediamo che gli eventi delle ultime due settimane porteranno a un aumento dei costi di finanziamento, a una gestione più conservatrice dei bilanci per sostenere la liquidità e a standard di prestito più severi. Ci aspettiamo che all'indomani della crisi seguiranno regole più severe, ma per il momento gli organismi di regolamentazione stanno cercando principalmente di fare aumentare la fiducia nei confronti del sistema bancario con il fine ultimo di stabilizzare i flussi dei depositi.
Per le banche che hanno risentito di un consistente deflusso di depositi, il danno alla capacità di generare utili può essere significativo e potrebbe richiedere anni per essere recuperato. Il settore bancario in generale ha adottato misure per raccogliere liquidità attraverso prestiti a breve termine per far fronte a potenziali ritiri dei depositi e probabilmente rallenterà la crescita dei prestiti per migliorare ulteriormente il profilo di liquidità. Questi interventi comportano un costo e ridurranno la redditività. Le banche cercheranno di recuperare parte di questi profitti chiedendo spread dei prestiti più elevati che, sommati all'inasprimento degli standard di sottoscrizione, ridurranno la disponibilità di credito. Anche se il credito privato assorbirà parte del calo, uno spostamento consistente dei prestiti verso mercati non regolamentati comporta dei rischi per il sistema finanziario.
Riteniamo che gran parte della migrazione dei depositi si sia indirizzata verso le banche più grandi del Paese o verso investimenti a breve termine come i fondi del mercato monetario e i Treasury. È ancora presto per dirlo, ma gli ingenti deflussi di depositi sembrano essere stati di breve durata e isolati a banche con forti concentrazione di clienti e/o alta concentrazione geografica. Le relazioni iniziali sembrano indicare che le G-SIB sono state le destinatarie di questi afflussi di depositi dall'inizio della crisi bancaria, ma riteniamo che la priorità per le G-SIB e per gli organismi di regolamentazione sia quella di ripristinare la fiducia nel sistema bancario e di prevenire ulteriori assalti agli sportelli, poiché il settore sosterrà il costo di futuri fallimenti bancari attraverso l'aumento dei premi assicurativi sui depositi. Sebbene le G-SIB abbiano svolto un ruolo nell'acquisizione di istituti falliti durante la crisi finanziaria globale (CFG), questa volta è improbabile che partecipino ad acquisizioni di banche fallite, dati gli elevati costi imprevisti derivanti da contenziosi e sanzioni imposte da organismi di regolamentazione per le azioni intraprese dalle banche in difficoltà prima del loro coinvolgimento.
Nonostante le G-SIB abbiano beneficiato della ridistribuzione iniziale dei depositi, i requisiti normativi e di garanzia limitano il valore dei depositi che le banche possono accettare, tenuto conto del capitale necessario per sostenere la crescita. Le grandi banche sono regolamentate dai liquidity coverage ratio (LCR) e devono detenere sufficienti asset liquidi di qualità elevata per far fronte a significativi deflussi dei depositi. A più lungo termine, ci aspettiamo che gli organismi di regolamentazione rivedano le loro ipotesi sottostanti per il LCR, alla luce dei deflussi di depositi senza precedenti che alcune banche hanno registrato nel giro di pochi giorni.
Le banche “quasi G-SIB” sono ben posizionate per acquisire quote di depositi
Oltre alle G-SIB, riteniamo che anche le banche di Categoria III, come le banche regionali più grandi con attività totali comprese tra 250 e 700 miliardi di dollari, stiano registrando un afflusso di depositi. Queste “quasi G-SIB” potrebbero risultare relativamente vincenti tra le banche regionali nell’ambito di una ridistribuzione dei depositi grazie alla maggiore presenza, a marchi e reputazioni forti e a basi di clienti diversificate. Inoltre, sono già soggette a regolamentazioni più severe rispetto alle banche più piccole e presentano dimensioni sufficienti per meglio destreggiarsi in un contesto normativo più severo.
In risposta alla crisi attuale, prevediamo una maggiore supervisione in termini di LCR, sensibilità ai tassi d'interesse e aumento dei requisiti patrimoniali per tutte le banche, che potrebbe essere incrementale per le banche più grandi ma più significativa per le banche più piccole fino alla soglia dei 100 miliardi di dollari di attivi. Prevediamo che l'aumento dell’onere normativo peserà sulla redditività e si ripercuoterà sui clienti attraverso l'aumento dei prezzi e delle commissioni (e probabilmente anche una riduzione dei tassi su alcuni depositi). Tuttavia, la maggiore regolamentazione presenta alcuni aspetti positivi, tra cui una maggiore fiducia nella capacità delle banche di gestire meglio le future crisi di liquidità, analogamente a quanto avvenuto nel contesto normativo successivo alla crisi finanziaria globale che ha portato a una maggiore fiducia nella capacità delle banche di resistere allo stress creditizio.
Le banche “super regionali” si trovano in una posizione migliore per partecipare al consolidamento del settore, in quanto dispongono di un ampio margine di crescita dei depositi prima di raggiungere i limiti normativi. Nonostante anni di attività di fusione e acquisizione a livello di banche locali e comunitarie, il settore bancario statunitense rimane molto frammentato rispetto ad altri mercati sviluppati (Figura 1).
Le banche più rischiose affrontano una continua incertezza
La strada da percorrere è meno sicura per le banche regionali con caratteristiche come SIVB e SBNY, tra cui una base di asset principalmente a tasso fisso, un'alta percentuale di depositi non assicurati e/o l'esposizione a clienti operanti nell'economia dell'innovazione, da cui sono originati massicci ritiri di depositi. Il business model delle banche regionali è sotto attento esame, in quanto la SIVB ha esposto i rischi di una cattiva gestione dell'esposizione ai tassi d'interesse, investendo in asset a lungo termine, nonostante avesse una concentrazione di clienti sostenuti da venture capital con esigenze di liquidità a breve termine (che rendono brevi le durate dei depositi). Se i timori di contagio dovessero riemergere, le piccole e medie banche regionali potrebbero perdere ulteriori quote di mercato dei depositi e affrontare costi di finanziamento più elevati, limitando la loro capacità di erogare prestiti e portando a una redditività strutturalmente inferiore. Il fatto che le agenzie di rating mettano sotto esame le banche potrebbe anche peggiorare le problematiche affrontate da banche con profili simili a quelli di SIVB e SBNY.
I rischi indubbiamente permangono, ma abbiamo notato segnali di stabilizzazione. Seguiamo attentamente l’evolversi degli eventi e adegueremo la nostra copertura a questi titoli di conseguenza.
La fiducia che la crisi è stata contenuta e la prova che i deflussi di depositi si sono stabilizzati o invertiti sono fondamentali per migliorare il sentiment di investitori e clienti. Il panico da depositi sembra essersi attenuato e gli organismi di regolamentazione hanno comunicato, sia con i fatti che con le parole, il loro impegno nei confronti della sicurezza e della solidità del sistema bancario. Nella misura in cui il ciclo di feedback negativo che ha aggravato la crisi viene ridotto, le banche regionali e i piccoli prestatori basati su asset possono fare affidamento sui prestiti basati su relazioni personali che sono alla base del loro modello per tornare ad attrarre nuovo business.
Riteniamo che le banche comunitarie siano più protette dalla ridistribuzione dei depositi che colpisce alcune banche regionali, in quanto questi prestatori hanno poca concorrenza sui loro mercati locali e una base di depositi più omogenea.
QUALI SONO I RISCHI?
La performance passata non costituisce una garanzia di risultati futuri. Va ricordato che non è possibile investire direttamente in un indice. I rendimenti degli indici non gestiti non tengono conto di commissioni, spese o oneri di vendita.
I titoli azionari sono soggetti a fluttuazioni dei prezzi e possibile perdita del capitale. I titoli obbligazionari comportano rischi legati a tassi d’interesse, di credito, di inflazione e rischi di reinvestimento, oltre alla possibile perdita del capitale. Quando i tassi d’interesse salgono, il valore dei titoli obbligazionari scende. Gli investimenti internazionali comportano rischi particolari quali fluttuazioni dei cambi, incertezze sociali ed economiche e incertezze politiche che possono far aumentare la volatilità. Tali rischi sono amplificati nei mercati emergenti. Le materie prime e le valute sono più rischiose, comportando rischi che includono le condizioni di mercato, politiche, regolamentari e naturali, e possono non essere idonee per tutti gli investitori.
Treasury USA (UST) sono obbligazioni di debito dirette emesse e garantite dalla piena fiducia e dal credito del governo degli Stati Uniti. Il governo degli Stati Uniti garantisce il capitale e i pagamenti di interessi sui Treasury USA quando i titoli sono detenuti fino alla scadenza. A differenza dei Treasury USA, i titoli di debito emessi dalle agenzie federali e da enti paragovernativi e gli investimenti associati possono essere garantiti, ma non obbligatoriamente, dalla piena fiducia e dal credito del governo degli Stati Uniti. Anche quando il governo degli Stati Uniti garantisce il capitale e i pagamenti di interessi sui titoli, tale garanzia non si applica a perdite risultanti da cali del loro valore di mercato.
