CONTRIBUTORI

Sonal Desai
Chief Investment Officer, Franklin Templeton

Nikhil Mohan
Economist, Research Analyst
Franklin Templeton Fixed Income

Angelo Formiggini
Economist,
International Research Analyst

David Yuen
Director of Multi-Sector Strategy, Franklin Templeton

John Beck
Director of Global Fixed Income, Franklin Templeton

David Zahn
Head of European Fixed Income, Franklin Templeton
IN QUESTO NUMERO
L’inflazione e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia dominano i notiziari nei media, oltre al contesto economico e finanziario. Negli Stati Uniti l’inflazione ha continuato ad accelerare, salendo a una media quasi del 7% a/a nei sei mesi fino a febbraio, da quasi il 6% degli ultimi 12 mesi (misurata dal Consumer Price Index, o CPI); gli ultimi tassi a/a hanno toccato nuovi massimi pluridecennali sia negli Stati Uniti che nell’area euro.1
Hanno avuto un ruolo anche gli shock esogeni negativi: il conflitto tra Russia e Ucraina ha dato il via a un aumento vertiginoso dei prezzi del petrolio, del gas e di varie materie prime non legate all’energia. Tuttavia, le politiche monetarie e fiscali eccezionalmente accomodanti avevano iniziato ben prima ad alimentare l’inflazione, creando le condizioni propizie affinché in base agli effetti secondari la pressione dell’inflazione si autoalimentasse: le dinamiche salariali hanno accelerato in un mercato dove la forza lavoro scarseggia, e le società stanno sfruttando il pricing power riconquistato.
La Federal Reserve ha finalmente accettato la realtà, inaugurando a marzo un nuovo ciclo di irrigidimento con un rialzo di 25 pb e segnalando altri sei rialzi per quest’anno, e quattro successivi. È possibile tuttavia che sia la Fed che i mercati stiano sottovalutando che cosa sarà necessario per riprendere il controllo sull’inflazione. Con l’inflazione headline che procede a un ritmo quasi dell’8% (il cambiamento a/a del CPI a febbraio), i tassi d’interesse reali sono fortemente negativi e le previsioni della stessa Fed implicano che continueranno ad essere negativi anche per buona parte dell’anno prossimo. La storia insegna tuttavia che i tassi di riferimento nominali devono salire oltre l’inflazione prima che questo tipo di dinamiche dei prezzi si allinei all’obiettivo della Fed.
Analogamente, i prezzi dei mercati finanziari tengono conto di un ciclo di rialzi della Fed breve, con successivi tagli dei tassi entro il 2024. Di conseguenza, la curva dei rendimenti si è appiattita, invertendosi per la prima volta dal 2019. Prendendolo per buono, ciò potrebbe indicare che o gli investitori si attendono che presto l’irrigidimento della Fed spingerà l’economia in recessione, o sono convinti che nel caso di una correzione di rilievo dei prezzi degli asset la Fed tornerà sui suoi passi e sosterrà i mercati con tagli dei tassi. Tuttavia la crescita dell’economia statunitense mantiene un impulso sufficiente, e l’inflazione elevata è diventata attualmente un problema politico e sociale tale che la Fed non può più permettersi di dare la priorità ai prezzi degli asset.
Temi macroeconomici
- L’inflazione elevata è diventata un problema predominante economico e politico
Recenti shock esogeni, quali l’aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia e i problemi delle catene di approvvigionamento, hanno contribuito a spingere l’inflazione a nuovi valori massimi, tuttavia le politiche monetarie e fiscali espansionistiche prolungate avevano alimentato le pressioni sui prezzi ben prima del conflitto Russia-Ucraina, preparando il terreno per pressioni autoalimentate dell’inflazione, compresa l’accelerazione delle dinamiche salariali.
- La geopolitica è ancora una volta al centro della scena
La guerra tra Russia e Ucraina, oltre al tragico prezzo che stanno pagando le popolazioni convolte, segna prevedibilmente un punto di svolta per l’ordine economico globale e geopolitico. La globalizzazione degli scambi commerciali è già stata interrotta da barriere protezionistiche, accordi bilaterali e un aumento dell’aspirazione all’autosufficienza in termini di capacità manifatturiera. Potremmo assistere a una nuova battuta d’arresto della globalizzazione; questa volta, tuttavia, sarà sul fronte finanziario.
- Le banche centrali non possono più sostenere i prezzi degli asset
Dopo oltre un decennio di politiche monetarie estremamente accomodanti, non è più possibile avvalersi dell'espansione fiscale e monetaria per contrastare gli shock negativi Nonostante la svolta aggressiva delle principali molto più persistente di quanto si attendessero all’origine i mercati, l’aggressività dell’irrigidimento politico potrebbe non essere ancora sufficiente per riprendere il controllo sui prezzi. I mercati a loro volta dovranno imparare nuovamente come adeguare il prezzo del rischio legato agli asset in assenza di una rete di sicurezza affidabile fornita dalla banca centrale.
Temi di portafoglio
- Posizione a fronte di rialzi dei tassi
I mercati che attualmente scontano vari rialzi dei tassi negli Stati Uniti e nell’area euro, e la pressione dell’inflazione che impone azioni politiche decisive, creano un contesto difficile per gli investitori obbligazionari. Gli investitori dovrebbero cercare di limitare la propria esposizione alla duration e considerare classi di asset che possano continuare a fornire valore in periodi di rialzi dei tassi.
- Prepararsi per una volatilità persistente
I mercati potrebbero ancora sottovalutare il periodo pluriennale, lungo e volatile di correzione e la dimensione dell’irrigidimento della politica monetaria che ci attende. I rischi tendono al rialzo, e ciò potrebbe condurre a un deciso aumento della volatilità nei mercati di asset, oltre a possibili drastiche correzioni del mercato. Gli investitori devono riesaminare i loro portafogli di investimenti per proteggersi dai drawdown e capitalizzare su opportunità generate da miglioramenti delle valutazioni.
- Selettività e gestione attiva restano la strategia migliore
Siamo ancora convinti che un approccio alla gestione patrimoniale attivo basato sulla ricerca rappresenti tuttora il modo migliore per individuare e sfruttare le opportunità di investimento più vantaggiose. L’incertezza macroeconomica crescente e il repricing dei tassi reali porteranno a una maggiore volatilità in varie aree del mercato obbligazionario, e gli investitori devono adottare un approccio agile e attivo.
- Fonti: Bureau of Labor Statistics (BLS), Eurostat.
QUALI SONO I RISCHI?
Tutti gli investimenti comportano rischi, inclusa la possibile perdita del capitale. Il valore degli investimenti può subire rialzi e ribassi; di conseguenza, gli investitori potrebbero non recuperare l’intero ammontare del proprio investimento. I prezzi delle obbligazioni si muovono di norma in direzione opposta a quella dei tassi d’interesse. Di conseguenza, man mano che i prezzi delle obbligazioni detenute in un portafoglio d’investimento si adeguano a un aumento dei tassi d’interesse, il valore del portafoglio può diminuire. Il prezzo e il rendimento di un MBS risentirà delle fluttuazioni dei tassi d’interesse e dei rimborsi anticipati delle ipoteche. In periodi di calo dei tassi d’interesse, i rimborsi anticipati del capitale tendono ad aumentare, poiché i debitori rifinanziano le proprie ipoteche a tassi più bassi; gli investitori in MBS potrebbero pertanto essere obbligati a reinvestire il capitale rimborsato a tassi d’interesse più bassi, con una conseguente riduzione del reddito. Un MBS può risentire di debitori che non pagano gli interessi e rimborsano il capitale alla scadenza. Le variazioni della solidità finanziaria di un MBS o del rating creditizio di un MBS possono influenzarne il valore. Gli investimenti esteri comportano rischi particolari quali fluttuazioni dei cambi, instabilità economica e sviluppi politici. Gli investimenti nei mercati emergenti implicano rischi più accentuati connessi con gli stessi fattori, oltre a quelli associati alle minori dimensioni dei mercati in questione, ai volumi inferiori di liquidità. Gli investimenti in industrie in rapida crescita, quali il settore tecnologico (storicamente volatile), possono determinare fluttuazioni dei prezzi più elevate, soprattutto nel breve termine, a causa della rapidità dei cambiamenti e dello sviluppo dei prodotti, nonché dei regolamenti governativi delle società che privilegiano i progressi scientifici o tecnologici. Le variazioni della solidità finanziaria di un emittente obbligazionario o del rating creditizio di un’obbligazione possono influenzarne il valore. I rendimenti elevati riflettono i maggiori rischi di credito associati ad alcuni titoli con rating inferiore detenuti nel portafoglio. I prestiti a tasso variabile e le obbligazioni societarie ad alto rendimento hanno un rating inferiore a investment grade e sono soggetti a un rischio di insolvenza più elevato, con conseguenti possibilità di perdita del capitale, un rischio che può acuirsi in un contesto di rallentamento dell’economia.
