CONTRIBUTORI

Sonal Desai
Chief Investment Officer, Franklin Templeton

David Yuen
Director of Multi-Sector Strategy, Franklin Templeton

John Beck
Director of Global Fixed Income, Franklin Templeton

David Zahn
Head of European Fixed Income, Franklin Templeton
IN QUESTO NUMERO
Nel secondo trimestre, in uno scenario di riaperture economiche su ampia scala e di crescente copertura vaccinale, la ripresa economica globale ha segnato un balzo, spianando la strada a ulteriori progressi verso la normalizzazione. A fronte di 2,5 miliardi di dosi di vaccino già somministrate in tutto il mondo a metà giugno, con una copertura di circa il 21% della popolazione mondiale e la quota di persone immunizzate con almeno una dose che si avvicina o supera il 50% negli Stati Uniti e in diversi altri mercati sviluppati, i segnali di una fine imminente della pandemia sono visibili negli indicatori economici e di mobilità di diverse regioni, il che allevia i timori riguardo alla possibilità che la crisi alteri in modo permanente il comportamento dei consumatori e l’attività economica.1 Come abbiamo detto un anno fa, quando ci trovavamo ancora nel pieno della crisi: “Se riapri, torneranno.” Gli esseri umani sono per natura animali sociali e, dopo oltre un anno di restrizioni e di distanziamento, sono impazienti di tornare alla vita normale.
L’ottimismo e la fiducia dei consumatori hanno evidenziato un deciso miglioramento, e una ripresa globale sostenuta è diventata ormai lo scenario di base; il Fondo Monetario Internazionale (FMI), ad esempio, ha rivisto nuovamente al rialzo le sue proiezioni di crescita per il 2021 e il 2022, portandole rispettivamente al 6,0% e al 4,4%, dopo gli aumenti di ottobre e gennaio.2 Secondo le nostre stime per gli Stati Uniti e l’area euro, descritte in maggiore dettaglio nella sezione Riepilogo e prospettive macroeconomiche che segue, la crescita nel 2021 sarà la più robusta degli ultimi decenni. Con l’ulteriore apertura delle economie, compreso il terzo degli Stati americani che hanno mantenuto qualche misura di distanziamento sociale nel secondo trimestre, prevediamo che il boom economico trainato dai consumi continuerà a rafforzarsi.
Permane tuttavia qualche incertezza, poiché si registra una divergenza nel ritmo della ripresa economica tra i paesi che sono riusciti a portare le infezioni sotto controllo, hanno accelerato le campagne vaccinali e hanno sostenuto l’economia con imponenti iniezioni di liquidità attraverso politiche fiscali e monetarie eccezionalmente espansive, e quelli che ancora rimangono indietro. Nuove varianti del virus e una recrudescenza dei casi di COVID-19 in alcuni paesi, in particolare in India, hanno inoltre alimentato in alcuni segmenti della popolazione il timore che le riaperture possano rivelarsi premature, ostacolando la piena ripresa economica in alcuni paesi, settori e comparti produttivi. Determinati paesi mantengono inoltre le restrizioni introdotte in precedenza, nonostante il miglioramento della situazione pandemica; è questo il caso, ad esempio, del Regno Unito, che ha uno dei programmi vaccinali più avanzati al mondo e ha ridotto drasticamente i ricoveri e i decessi negli ultimi mesi. Le autorità politiche di tutto il pianeta si trovano alle prese con la difficile sfida di stabilire se, e in che forma, sia possibile tornare alla vita pre-COVID.
Temi macroeconomici
- Una ripresa economica globale sostenibile sta prendendo piede
L’accelerazione delle campagne vaccinali sta contribuendo a portare sotto controllo la pandemia, consentendo agli Stati americani e ai governi di tutto il mondo di riaprire le loro economie. Ciò sta spianando la strada a una ripresa economica globale robusta e sincronizzata, data la solidità dei fondamentali economici sottostanti. Restiamo cautamente ottimisti riguardo alle prospettive per la crescita globale negli anni a venire.
- I rischi d’inflazione e i rendimenti sono tendenti al rialzo
Le pressioni inflazionistiche sono in aumento a livello globale, poiché la normalizzazione economica ha stimolato una ripresa trainata dai consumi. Le strozzature dell’offerta, il rincaro delle materie prime e dei fattori produttivi, le carenze di manodopera e i rialzi dei salari, lo stock crescente di risparmi in eccesso, i costi di finanziamento estremamente bassi e gli imponenti stimoli fiscali contribuiscono tutti a un rapido aumento dell’inflazione. Non crediamo che l’inflazione sfuggirà di mano, ma riteniamo che sarà difficile mantenerla contenuta poiché i prezzi continuano a salire e le autorità mantengono politiche molto accomodanti. Alla riunione di giugno la Federal Reserve ha riconosciuto che i rischi d’inflazione sono tendenti al rialzo. L’aumento dell’inflazione potrebbe costringere le banche centrali ad attuare una stretta monetaria più rapida delle attese allo scopo di contenere i prezzi.
- Prospettive di politica monetaria più incerte
La politica monetaria rimarrà indubbiamente accomodante nel breve termine, ma vi sono indicazioni che le autorità nutrono crescenti timori per il potenziale impatto inflazionistico della sfilza di stimoli senza precedenti varati dell’inizio della crisi. Nonostante prevalga l’idea (sempre più debole) che l’inflazione sarà transitoria, il brusco aumento dei prezzi sta costringendo le autorità monetarie e fiscali a rivedere le loro politiche per scongiurare un surriscaldamento dell’economia. Per contro, con i mercati che scontano una situazione pressoché ideale, un mutamento dell’orientamento politico potrebbe comportare una significativa volatilità, un esito che le banche centrali sperano di evitare.
Temi di portafoglio
- Le valutazioni elevate sono motivo di crescente preoccupazione
I mercati si sono mossi con largo anticipo rispetto ai dati economici, sia durante la contrazione che nella fase di ripresa. Di conseguenza, molti asset rischiosi hanno messo a segno un deciso rimbalzo, superando in qualche caso i livelli pre-COVID, tanto che alcuni settori presentano valutazioni prossime o pari ai massimi storici, sospinti da un’espansione monetaria massiccia e prolungata. Pur essendo ottimisti sul quadro fondamentale, nella convinzione che la riapertura dell’economia e il contesto fiscale e monetario accomodante dovrebbero fornire supporto al mercato, in alcune aree dell’universo obbligazionario il profilo di rischio/rendimento sta diventando più sfavorevole.
- Limitare la duration per proteggersi dall’aumento dei tassi
Continuiamo a ravvisare la possibilità di un ulteriore aumento dei rendimenti superiore alle attese del consensus, e limitare la duration rimane uno dei principali temi sottostanti della nostra strategia. Manteniamo una visione cautamente ottimistica sugli asset rischiosi, dato il possibile ulteriore irripidimento della curva dei rendimenti, e continuiamo a privilegiare gli asset obbligazionari a più breve durata e a tasso variabile, relativamente meno sensibili all’aumento dei tassi.
- La selettività e la gestione attiva sono della massima importanza
Visti i crescenti timori per le valutazioni e il rischio di un aumento dei tassi, riteniamo che l’unico modo di destreggiarsi in questo difficile contesto di mercato sia concentrarsi sulla ricerca fondamentale approfondita per scoprire opportunità interessanti. Rimangono alcune sacche di valore, soprattutto tra le esposizioni più direttamente colpite dalla pandemia e gli emittenti che hanno dovuto contrarre molti prestiti per superare la crisi. Tuttavia, dato il deterioramento dei fondamentali di molti emittenti, non tutti in definitiva risaliranno la china, e i gestori attivi sono nella posizione migliore per condurre una rigorosa valutazione fondamentale di ogni potenziale investimento per trovare opportunità ed evitare perdite.
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Fonti: Franklin Templeton Fixed Income Research, Our World in Data (CC BY 4.0). Al 18 giugno 2021.
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Fonti: Fondo Monetario Internazionale, World Economic Outlook. “Managing Divergent Recoveries”, aprile 2021.
QUALI SONO I RISCHI?
Tutti gli investimenti comportano rischi, inclusa la possibile perdita del capitale. Il valore degli investimenti può subire rialzi e ribassi; di conseguenza, gli investitori potrebbero non recuperare l’intero ammontare del proprio investimento. I prezzi delle obbligazioni si muovono di norma in direzione opposta a quella dei tassi d’interesse. Di conseguenza, man mano che i prezzi delle obbligazioni detenute in un portafoglio d’investimento si adeguano a un aumento dei tassi d’interesse, il valore del portafoglio può diminuire. Il prezzo e il rendimento di un MBS risentirà delle fluttuazioni dei tassi d’interesse e dei rimborsi anticipati delle ipoteche. In periodi di calo dei tassi d’interesse, i rimborsi anticipati del capitale tendono ad aumentare, poiché i debitori rifinanziano le proprie ipoteche a tassi più bassi; gli investitori in MBS potrebbero pertanto essere obbligati a reinvestire il capitale rimborsato a tassi d’interesse più bassi, con una conseguente riduzione del reddito. Un MBS può risentire di debitori che non pagano gli interessi e rimborsano il capitale alla scadenza. Le variazioni della solidità finanziaria di un MBS o del rating creditizio di un MBS possono influenzarne il valore. Gli investimenti esteri comportano rischi particolari quali fluttuazioni dei cambi, instabilità economica e sviluppi politici. Gli investimenti nei mercati emergenti implicano rischi più accentuati connessi con gli stessi fattori, oltre a quelli associati alle minori dimensioni dei mercati in questione, ai volumi inferiori di liquidità. Gli investimenti in industrie in rapida crescita, quali il settore tecnologico (storicamente volatile), possono determinare fluttuazioni dei prezzi più elevate, soprattutto nel breve termine, a causa della rapidità dei cambiamenti e dello sviluppo dei prodotti, nonché dei regolamenti governativi delle società che privilegiano i progressi scientifici o tecnologici. Le variazioni della solidità finanziaria di un emittente obbligazionario o del rating creditizio di un’obbligazione possono influenzarne il valore. I rendimenti elevati riflettono i maggiori rischi di credito associati ad alcuni titoli con rating inferiore detenuti nel portafoglio. I prestiti a tasso variabile e le obbligazioni societarie ad alto rendimento hanno un rating inferiore a investment grade e sono soggetti a un rischio di insolvenza più elevato, con conseguenti possibilità di perdita del capitale, un rischio che può acuirsi in un contesto di rallentamento dell’economia.
