CONTRIBUTORI

Nicholas Hardingham, CFA
Portfolio Manager, Franklin Templeton Fixed Income

Stephanie Ouwendijk, CFA
Portfolio Manager, Research Analyst, Franklin Templeton Fixed Income

Robert Nelson, CFA
Portfolio Manager, Research Analyst, Franklin Templeton Fixed Income

Joanna Woods, CFA
Portfolio Manager, Research Analyst, Franklin Templeton Fixed Income

Carlos Ortiz
Research Analyst, Franklin Templeton Fixed Income

Jamie Altmann
Research Analyst, Franklin Templeton Fixed Income
Introduzione
I flussi di capitale nei mercati emergenti (ME) assumono molte forme diverse e hanno influenzato fortemente la performance economica e finanziaria nel corso degli anni. Si è molto discusso dell'adeguatezza del flusso di capitali nelle economie emergenti, ad esempio a causa delle perturbazioni che gli investimenti in debiti a breve termine possono provocare nel momento in cui si ritira il capitale. Invece di dedicare del tempo a discutere i meriti di questo meccanismo, riteniamo che il fattore più urgente per i ME sia il ritiro del capitale o il fatto che esso abbia un costo più elevato dopo il suo rinnovo. Questi problemi sollevano la questione di come riusciranno ad adattarsi le economie dei mercati emergenti e quali sono le più sensibili nei confronti di questo rischio.
A partire dalla crisi finanziaria globale i Paesi emergenti hanno goduto di un lungo periodo di accesso a finanziamenti internazionali relativamente economici. Con i tassi di interesse dei mercati sviluppati (MS) vicini allo zero per gran parte di questo periodo, la spinta dei capitali esteri è stata forte per i mercati emergenti, essendo andati alla ricerca di rendimenti più elevati all'estero. L'Institute of International Finance (IIF) stima che tra il 2015 e il 2021 i flussi di capitali non residenti verso i Paesi emergenti, Cina esclusa, siano stati in media di circa USD 700 miliardi, con investimenti diretti esteri (foreign direct investment, FDI) e flussi legati alle banche che hanno rappresentato i componenti principali di questo totale, mentre i flussi di portafoglio hanno costituito il resto. Gli aspetti positivi di questa relazione, a parte gli ovvi rendimenti più elevati offerti, sono rappresentati dai tassi di crescita economica potenzialmente più elevati nei mercati emergenti e dall'aspettativa di una più ampia convergenza nel tempo verso i mercati sviluppati. L’impiego di capitali esteri varia notevolmente e comporta rischi significativamente diversi. A un’estremità dello spettro, i progetti di investimento che offrono un’infrastruttura con capitale a lungo termine corrispondente al profilo di investimento previsto per il progetto rappresentano chiaramente un elemento positivo. Laddove il capitale straniero ha suscitato maggiori controversie è stato il debito a breve termine utilizzato per il consumo piuttosto che per investimenti. Su base annua, il fabbisogno di capitale estero di un Paese, o il suo fabbisogno di finanziamenti esteri, equivale alla somma del servizio di debito esterno a breve termine e del saldo delle partite correnti, ipotizzando la presenza di un disavanzo delle partite correnti. Un Paese con un surplus delle partite correnti genererà entrate estere nette positive che saranno sottratte dal servizio di debito estero a breve termine. I Paesi con alti livelli di debito estero da rimborsare e ampi disavanzi delle partite correnti sono quindi i più esposti al rischio di un'improvvisa interruzione dei finanziamenti esteri. Ovviamente, è possibile utilizzare le riserve internazionali e altre fonti di liquidità in valuta estera di cui un Paese dispone, ma solo nella misura in cui esistono e sono disponibili.
QUALI SONO I RISCHI?
Tutti gli investimenti comportano rischi, inclusa la possibile perdita del capitale. I prezzi delle azioni subiscono rialzi e ribassi, talvolta estremamente rapidi e marcati, a causa di fattori che riguardano singole società, particolari industrie o settori o condizioni di mercato generali. I prezzi delle obbligazioni si muovono di norma in direzione opposta a quella dei tassi di interesse. Di conseguenza, a mano a mano che i prezzi delle obbligazioni presenti in un portafoglio d’investimento si adeguano a un aumento dei tassi d’interesse, il valore del portafoglio può diminuire. Gli investimenti in titoli esteri comportano rischi particolari associati ad esempio a fluttuazioni dei cambi, instabilità economica e sviluppi politici. Gli investimenti nei mercati emergenti, di cui i mercati di frontiera costituiscono un sottogruppo, comportano rischi più elevati legati agli stessi fattori, oltre a quelli associati in questi mercati alle dimensioni ridotte, alla minore liquidità e alla mancanza di un quadro giuridico, politico, economico e sociale consolidato a sostegno dei mercati mobiliari. I rischi associati ai mercati emergenti sono generalmente amplificati nei mercati di frontiera poiché gli elementi summenzionati (oltre a vari fattori quali la maggiore probabilità di estrema volatilità dei prezzi, illiquidità, barriere commerciali e controlli dei cambi) sono di norma meno sviluppati nei mercati di frontiera.
Le informazioni fornite non costituiscono una raccomandazione o una consulenza finanziaria individuale per un titolo, una strategia o un prodotto d’investimento particolare e non costituiscono un’indicazione delle intenzioni di negoziazione di alcun portafoglio gestito da Franklin Templeton. Quanto citato è stato ottenuto da fonti considerate affidabili, ma non è stato verificato in modo indipendente per quanto concerne la completezza o accuratezza. Queste opinioni non devono essere considerate come una consulenza in materia d’investimenti o un’offerta di un particolare titolo. Le performance passate non sono indicazione o garanzia di performance future.
