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La riunione di giugno della Banca Centrale Europea (BCE) si è conclusa con la decisione di tagliare il tasso di riferimento dal 4% al 3,75%: la prima mossa al ribasso dall’inizio nel 2022 di un ciclo di rialzi destinato a combattere le pressioni dell’inflazione emerse dopo l’attacco della Russia all’Ucraina. Sebbene il Consiglio Direttivo abbia citato un calo di 2,5 punti percentuali del tasso di inflazione in Europa dopo il picco del ciclo di rialzi toccato a settembre 2023, secondo le prospettive della banca l’inflazione resterà modestamente superiore all’obiettivo del 2% sia nel 2024 che nel 2025.

Secondo la mia view, la decisione della BCE è coerente con il modus operandi della politica monetaria, che prevede sempre un considerevole ritardo di 12-18 mesi. È prevedibile che gli effetti di un taglio effettuato a giugno 2024 diventeranno visibili verso la fine del 2025 o all’inizio del 2026. Nelle prospettive della banca centrale, intorno a quell’epoca il tasso di inflazione in Europa dovrebbe scendere all’1,9%. Nonostante la sua natura “vischiosa”, è prevedibile che tenderà a scendere nel lungo periodo.

La decisione era stata chiaramente annunciata e prevista dai mercati. L’andamento dell’economia europea è abbastanza buono da non imporre alla politica di diventare rapidamente accomodante. Nonostante il notevole rallentamento della Germania, l’economia più importante della regione, nel resto dell’area euro la crescita è proseguita.

La BCE non si è impegnata per qualsiasi mossa futura, ma sono convinto che sia iniziato un ciclo che alla fine riporterà il tasso di interesse ufficiale al livello neutrale del 2% - ma a un ritmo graduale e deliberato. A settembre e dicembre di quest’anno si prevedono tagli analoghi di 25 punti base. Se la performance dell’economia e l’inflazione seguiranno le proiezioni, dovremmo probabilmente assistere a mosse analoghe in ogni trimestre del 2025, ma ovviamente non è detto che ciò accada. È importante ricordare che in questi ultimi anni nel mondo in cui viviamo si sono succeduti molti eventi imprevisti, che hanno fatto deragliare le aspettative ufficiali.

Con tagli graduali i rendimenti potrebbero restare allettanti

Gli investitori dovrebbero ricordare che la BCE ha ribadito che decisioni future relative ai tassi d’interesse sarebbero sempre state condizionate dai dati. Con quest’impostazione, è probabile che i mercati obbligazionari reagiranno a nuovi dati man mano che arrivano. Prevediamo pertanto che nel breve termine i mercati obbligazionari europei continueranno a muoversi entro i limiti di una fascia, tenendo conto della tendenza a un rialzo o un calo dell’inflazione osservata nei dati più recenti. I rendimenti attuali si collocano a metà della fascia recente. Con i tassi contenuti entro una fascia determinata, continueremo a vigilare per eventuali opportunità tattiche.  Tuttavia in un periodo più lungo, quando si cominceranno a sentire gli effetti dei tagli della BCE, le obbligazioni europee avranno un forte sostegno, e dovremmo assistere a un calo dei rendimenti obbligazionari.

La riduzione dei tassi inizierà ad avere un impatto sul denaro e proseguirà un calo graduale. Con il tempo, se i tassi a breve termine scendono come riteniamo probabile, gli investitori potrebbero prendere in considerazione un passaggio da fondi del mercato monetario a obbligazioni come un mezzo per mantenere un livello di reddito allettante.  Si potrebbe così creare una nuova base di acquirenti che andando avanti sosterrà i mercati obbligazionari.

La politica statunitense continua a seguire una propria tabella di marcia

Nella mossa della BCE non vediamo alcuna implicazione per la Federal Reserve degli Stati Uniti. L’11 e il 12 giugno è in programma una riunione del Federal Open Market Committee, ma riteniamo molto improbabile che questo mese vi saranno tagli dei tassi. La crescita dell’economia statunitense prosegue a ritmo più rapido e il drenaggio fiscale è minore rispetto all’area euro. I dati recenti dell’economia e dell’inflazione suggeriscono la possibilità di uno o due tagli dei tassi da parte della Fed nel 2024, ma le decisioni dipenderanno da considerazioni basate sulla situazione interna piuttosto che dalla volontà di mantenere il passo con i tagli della BCE.



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