CONTRIBUTORI

Chuck Royce
Chairman, Portfolio Manager
United States

Francis Gannon
Co-Chief Investment Officer, Managing Director
Siete rimasti sorpresi dalla performance deludente dell’Indice Russell 2000 nel secondo trimestre?
Francis Gannon: Sì, non ce l’aspettavamo. L’Indice Russell 2000 ha ceduto il 3,3% nei tre mesi in esame, un risultato piuttosto strano se pensiamo che le large cap hanno continuato a rafforzarsi, come indicato dal 3,6% guadagnato dall’Indice Russell 1000, che rappresenta le società ad alta capitalizzazione. Soprattutto, l’economia statunitense rimane in condizioni sostanzialmente solide e l’inflazione è diminuita. Non riusciamo dunque a individuare un evento esterno che ci aiuti a spiegare un trimestre così sfavorevole su base sia assoluta che relativa.
Chuck Royce: Alcuni osservatori hanno suggerito che le small cap si sono indebolite perché la Fed non ha tagliato i tassi. Questa mi sembra una spiegazione logica ma incompleta. Ad esempio, molte società in cui investiamo presentano una leva finanziaria contenuta o pari a zero, per cui sono poco o per nulla sensibili alle variazioni dei tassi d’interesse. Inoltre, sebbene la maggior parte dei nostri portafogli abbia sovraperformato i rispettivi benchmark, nessuno è riuscito a battere le large cap, nonostante il fatto che le small cap continuino ad avere valutazioni molto più interessanti rispetto alle omologhe ad alta capitalizzazione sulla base della nostra metrica di valutazione preferita, ovvero il rapporto tra enterprise value e utili al lordo di interessi e imposte (o EV/EBIT).
Valutazioni relative delle small cap rispetto alle large cap prossime ai minimi degli ultimi 25 anni
Mediana LTM EV/EBIT* Russell 2000 vs. Russell 1000 (escl. società con EBIT negativo)
Dal 30/06/99 al 30/06/24
Fonti: FactSet, Russell Investments. *Utili al lordo di interessi e imposte La performance passata non costituisce una garanzia di risultati futuri.
Quali fattori spiegano secondo voi l’attuale vigore delle mega cap?
Francis Gannon: Credo che si possano individuare diversi fattori, il primo dei quali è la promessa dell’intelligenza artificiale (IA). Non c’è da stupirsi che quest’anno Nvidia abbia registrato le migliori performance all’interno del gruppo di mega cap che va sotto il nome di “Magnifiche Sette”, visto il suo vantaggio nella produzione dei semiconduttori che alimentano le applicazioni dell’IA. Questi colossi – Alphabet, Amazon, Apple, Meta, Microsoft, Nvidia, e Tesla – sembrano beneficiare anche di una sorta di “fuga dall’insicurezza”. In altre parole, nonostante le condizioni ancora solide dell’economia statunitense, si respira molta ansia riguardo al ritmo della crescita economica, all’inflazione, ai tassi d’interesse, alle elezioni, alle tensioni geopolitiche, ecc. Questi titoli sembrano inscalfibili da tali problemi, quanto meno nella percezione dei loro investitori. La situazione a un certo punto potrebbe cambiare, ma devo ammettere che questa fase di leadership delle mega cap sta durando più a lungo di quanto noi di Royce avessimo previsto.
Siete in grado di indicare dei catalizzatori che potrebbero restituire alle small cap la leadership del mercato?
Chuck Royce: Grande attenzione è rivolta alla questione dei tempi di un possibile taglio dei tassi della Fed nel corso di quest’anno, che per molti non è scontato. Tuttavia, non credo che una riduzione dei tassi sarebbe il catalizzatore di cui abbiamo bisogno. Inoltre, pur essendo sicuro che le small cap registrerebbero un rialzo nell’eventualità di una sforbiciata, penso che sarebbe un balzo di breve durata. Riteniamo che un’accelerazione degli utili avrebbe probabilità nettamente maggiori di innescare una fase di leadership duratura per le small cap. Quindi, pur essendo solidali con gli investitori che potrebbero essere frustrati dall’attuale protratta sottoperformance delle small cap, siamo sempre più convinti che torneranno a sovraperformare. In questi periodi prolungati di leadership è facile dimenticare che i cicli di mercato hanno durata finita, ma investiamo nelle small cap in un’ottica di lungo termine da tempo sufficiente per sapere che la pazienza è davvero una virtù essenziale per gli investitori e anche per sapere che, nei periodi di sottoperformance relativa, individuare opportunità dalle valutazioni attraenti permette di gettare le basi per risultati remunerativi nel lungo termine.
Cosa direste agli investitori che potrebbero nutrire dubbi riguardo alle prospettive a lungo termine per le small cap?
Francis Gannon: Credo che comincerei dal fatto che negli ultimi anni la gestione attiva delle small cap ha prodotto buoni risultati – in alcuni casi decisamente ottimi – anche per quanto riguarda le nostre principali strategie nazionali. Alla luce di tutto questo, crediamo che i gestori attivi che si concentrano sulla crescita degli utili potrebbero avere tutte le carte in regola per ottenere solide performance in futuro. A fine giugno nell’Indice Russell 2000 si contava un numero quasi record di aziende non redditizie, ma per le small cap si prospetta un’accelerazione degli utili maggiore di quella attesa per le large cap fino alla fine del 2024.
La crescita prevista per gli utili stimati delle small-cap nel 2024 dovrebbe superare quella delle large-cap
Crescita di EPS in un anno al 30/06/2024
L’utile per azione (EPS) è la quota di utile di una società attribuita a ciascuna azione ordinaria in circolazione. Le stime di crescita dell’EPS sono le stime del tasso di crescita dell’EPS medio precalcolato da analisti di brokerage. La crescita di lungo periodo (LTG) è la crescita di EPS annuale che la società può sostenere nei prossimi 3 o 5 anni. Entrambe le stime sono la media di quelle fornite da analisti che lavorano che società di brokerage che forniscono una copertura della ricerca su ogni singolo titolo riportato da FactSet. Sono esclusi tutti i titoli non azionari, le società d’investimento e le società senza copertura degli analisti di brokerage. Non vi è alcuna garanzia che un’eventuale stima, proiezione o previsione si realizzi.
Questo quadro incoraggiante sul fronte degli utili è sostenuto da un’economia statunitense in espansione, che nei prossimi mesi godrà di crescenti benefici tangibili derivanti dal reshoring, dal CHIPS Act e da miglioramenti delle infrastrutture. Oltre al crescente riconoscimento per le small cap che forniscono gli strumenti materiali per le applicazioni dell’IA, queste attività dovrebbero generare vantaggi per i gestori attivi di small cap che si focalizzano su società redditizie e altre misure fondamentali di solidità finanziaria e operativa.
Definizioni
L’indice Russell 1000 è un indice non gestito, ponderato per la capitalizzazione, di azioni nazionali large-cap. Misura la performance delle 1.000 maggiori società statunitensi quotate in borsa che fanno parte dell’indice Russell 3000.
L’Indice Russell 2000 è un indice rappresentativo dei titoli azionari di small cap che misura la performance delle 2.000 più piccole società statunitensi quotate in borsa incluse nell’Indice Russell 3000.
Le Magnifiche Sette sono Microsoft, Apple, NVIDIA, Amazon, Alphabet Inc. Class A e Tesla.
Il CHIPS and Science Act (CHIPS Act) è una legge federale statunitense promulgata dal 117° Congresso degli Stati Uniti e firmata dal Presidente degli Stati Uniti Joe Biden il 9 agosto 2022. Prevede circa 280 miliardi di USD di nuovi finanziamenti per incentivare la ricerca e la produzione nazionale di semiconduttori negli Stati Uniti.
QUALI SONO I RISCHI?
Tutti gli investimenti comportano rischi, inclusa la possibile perdita del capitale. La performance passata non costituisce una garanzia di risultati futuri. Va ricordato che non è possibile investire direttamente in un indice. I rendimenti degli indici non gestiti non riflettono commissioni, spese od oneri di vendita.
I titoli azionari sono soggetti a fluttuazioni dei prezzi e a possibili perdite del capitale investito.
Le materie prime e le valute incorporano un maggior rischio legato a condizioni di mercato, politiche, regolamentari e naturali e potrebbero non essere adatte a tutti gli investitori.
Le azioni a bassa e media capitalizzazione comportano una volatilità e rischi maggiori rispetto alle azioni ad alta capitalizzazione.
I Treasury USA sono obbligazioni di debito dirette emesse e garantite “dalla piena fiducia e dal credito” del governo degli Stati Uniti. Il governo degli Stati Uniti garantisce il capitale e i pagamenti di interessi sui Treasury USA quando i titoli sono detenuti fino alla scadenza. A differenza dei Treasury USA, i titoli di debito emessi dalle agenzie federali e da enti paragovernativi e gli investimenti associati possono non essere garantiti dalla piena fiducia e dal credito del governo degli Stati Uniti. Anche quando il governo degli Stati Uniti garantisce il capitale e i pagamenti di interessi sui titoli, tale garanzia non si applica a perdite risultanti da cali del loro valore di mercato.
Le società e/o i case study citati in questo numero sono utilizzati a scopo puramente illustrativo; al momento non sono necessariamente detenuti investimenti da alcun portafoglio cui Franklin Templeton fornisce consulenza. Le informazioni fornite non costituiscono una raccomandazione o una consulenza finanziaria individuale per un titolo, una strategia o un prodotto d’investimento particolare e non costituiscono un’indicazione delle intenzioni di negoziazione di alcun portafoglio gestito da Franklin Templeton. Le performance passate non sono indicazione o garanzia di performance future.
Le cifre e i dati citati in quest’articolo provengono da Russell Investments, FactSet, Bloomberg e Reuters.
Importanti comunicazioni e termini dei fornitori di dati sono disponibili sul sito web www.franklintempletondatasources.com. Tutti i dati sono soggetti a variazioni.
