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L’invasione russa dell’Ucraina ha scioccato il mondo da diversi punti di vista. Tra le perdite di vite umane e la distruzione delle infrastrutture ucraine, è stato molto inquietante per noi osservare e metabolizzare il tutto. Oltre che sull’Ucraina, l’invasione russa ha avuto ripercussioni su molte parti dell’economia mondiale, in particolare sulle catene di approvvigionamento globali di importanti materie prime. Il nostro team esamina approfonditamente le implicazioni che questa guerra potrebbe avere per le supply chain a livello globale e i potenziali problemi inerenti all’offerta e alle esportazioni di materie prime chiave tra cui gas e petrolio, auto, semiconduttori, generi alimentari e fertilizzanti.

Punti chiave

  • Problemi di approvvigionamento a livello globale: le spinte inflazionistiche erano già elevate all’inizio del 2022 e la guerra Russia-Ucraina sta creando ulteriori timori. Le pressioni sui mercati dell’energia sono ben documentate, ma anche altri settori come auto, semiconduttori, generi alimentari e fertilizzanti risentiranno notevolmente del conflitto in corso.
  • Implicazioni macro globali: siamo di fronte a un aumento dell’inflazione, a un rallentamento della domanda e a un contesto di politica economica precario. Gli impatti a livello di inflazione e crescita saranno percepiti maggiormente in Europa, dati i più stretti legami commerciali della regione con la Russia.
  • Considerazioni multi-asset: siamo diventati meno ottimisti sulle azioni e abbiamo una view ribassista sui listini dell’eurozona. Continuiamo a preferire le obbligazioni indicizzate all’inflazione e manteniamo un’esposizione prudente alla duration.

Russia: principali partner commerciali

A dicembre 2021, somma su 12 mesi mobili

Fonti: Franklin Templeton Investment Solutions, FCSCR, Macrobond. Per maggiori informazioni sui fornitori di dati si rimanda al sito web www.franklintempletondatasources.com.

Contributo della Russia alla produzione mondiale di materie prime

Dati a dicembre 2020

Fonte: JP Morgan.

Problemi di approvvigionamento a livello globale

Energia: molti paesi stanno cercando di affrancarsi dalle importazioni di energia russa, nonostante l’elevata esposizione globale. Gli Stati Uniti hanno emanato un divieto totale sulle importazioni di energia russa, mentre il Regno Unito e l’Unione europea (UE) hanno annunciato piani per ridurre notevolmente l’acquisto di energia dalla Russia entro la fine dell’anno. Questo processo richiederà tempo, dato che l’UE a 27 è un importante acquirente di energia russa. Di conseguenza, le curve delle materie prime energetiche hanno assunto una configurazione di marcata backwardation.

Fatti salienti

  • La Russia rappresenta il 2% del prodotto interno lordo (PIL) mondiale, ma è responsabile del 12% e 17% della produzione globale di petrolio e gas naturale, rispettivamente.1
  • L’UE dipende dalla Russia per il 40% del suo gas naturale. La Russia fornisce anche il 27% delle importazioni di petrolio e il 46% delle importazioni di carbone del blocco di 27 paesi.2
  • Il primo passo preso dall’Europa per emanciparsi dal petrolio russo è stato la decisione della Germania di sospendere il processo di certificazione del gasdotto Nord Stream 2 del Mar Baltico, la cui costruzione è stata ultimata a settembre e che avrebbe quasi raddoppiato il flusso di gas russo verso la Germania.
  • Prima dell’invasione russa dell’Ucraina, i prezzi spot del gas in Europa erano saliti del 400%3 rispetto all’anno precedente (al 23 febbraio) a causa della riapertura dell’economia globale e del rigido inverno nel Vecchio Continente.

Auto: la guerra in Ucraina ha creato una carenza di pezzi di ricambio che ha costretto le case automobilistiche a chiudere i principali stabilimenti europei. Tutto questo avviene mentre l’industria automobilistica si trova alle prese con possibili interruzioni durature delle forniture di metalli e chip a causa della significativa esposizione a Russia e Ucraina.

Fatti salienti

  • La Russia è il principale esportatore mondiale di palladio (40%) e il secondo esportatore di platino, due metalli utilizzati nella costruzione di convertitori catalitici per veicoli.4
  • L’Ucraina è un fornitore chiave dei cablaggi necessari per organizzare l’impianto elettrico di un’auto e collegare i suoi diversi componenti.
  • Le difficoltà nell’importare i cablaggi dall’Ucraina hanno costretto le case automobilistiche tedesche Volkswagen (VW) e BMW a fermare alcuni impianti in Germania, riconoscendo che anche altri stabilimenti inizieranno a rallentare.
  • L’Ucraina produce il 70% del gas neon mondiale, la maggior parte del quale è usato nella fabbricazione di semiconduttori e chip per automobili. Nel caso in cui la guerra in Ucraina ostacolasse la produzione e il trasporto di gas neon, le case automobilistiche e i produttori di veicoli elettrici avrebbero maggiori problemi a ricostituire le loro già assottigliate scorte di chip.5

Semiconduttori: il gas neon – uno dei materiali chiave necessari per la fabbricazione di semiconduttori – è prodotto principalmente in Ucraina. Mentre i timori a lungo termine si concentrano sulla produzione di questo gas, nell’immediato i problemi scaturiscono dalla chiusura dei porti del Mar Nero, da cui lo stock esistente di gas neon viene spedito nel resto del mondo.

Fatti salienti:

  • La Russia e l’Ucraina producono il 40-50% del gas neon utilizzato per la fabbricazione di semiconduttori. Derivato in gran parte dalla produzione russa di acciaio, il gas neon viene purificato in Ucraina in modo da poter essere impiegato nei laser usati nella progettazione dei semiconduttori.6
  • Fino al 75% delle forniture mondiali di gas neon è utilizzato per produrre semiconduttori.7
  • La produzione di semiconduttori potrebbe anche subire conseguenze a lungo termine per via della significativa esposizione alle forniture russe di palladio, un metallo impiegato nei chip dei sensori e in certi tipi di memorie per computer.
  • Le grandi aziende di chip come Intel hanno dichiarato di aspettarsi per il momento un’interruzione limitata delle catene di fornitura sulla scia della guerra Russia-Ucraina, grazie alle scorte di materie prime e alla diversificazione degli approvvigionamenti. Si tratta di un riconoscimento importante, dato che la Casa Bianca ha sollecitato i produttori di semiconduttori a diversificare le proprie forniture nel caso in cui la Russia reagisse alle attuali sanzioni bloccando l’accesso a materiali chiave come il gas neon.

Alimentari: i principali partner commerciali dell’Ucraina per i generi alimentari sono il Medio Oriente e il Nord Africa; queste regioni saranno le più penalizzate da eventuali interruzioni delle forniture alimentari dovute alla guerra. L’Ucraina e la Russia rappresentano insieme il 29% delle esportazioni globali di frumento, tanto che la regione del Mar Nero è considerata di fatto il “granaio del mondo”.8 Tuttavia, l’area sarà d’ora innanzi solo il granaio dell’Ucraina, poiché Kiev ha vietato le esportazioni di frumento e di altri alimenti di base per evitare una crisi umanitaria nella regione.

Fatti salienti

  • L’Ucraina produce il 15% circa delle forniture globali di mais.9 Tra i suoi maggiori clienti troviamo la Cina e l’UE.
  • La Russia e l’Ucraina insieme rappresentano quasi il 30% dell’offerta mondiale di orzo.10
  • Inoltre, l’Ucraina è leader mondiale nella produzione di olio di girasole e insieme alla Russia rappresenta il 75% delle esportazioni globali di questo alimento, che costituisce il 10% circa di tutto l’olio da cucina.11
  • La semina di mais, orzo e semi di girasole inizierà in aprile e avverrà direttamente nelle zone attualmente interessate dall’invasione russa. Nel corso dell’estate dovrebbe iniziare anche il prossimo raccolto di frumento dell’Ucraina.

Fertilizzanti: la Russia è un importante produttore di potassio, fosfato e fertilizzanti a base di azoto, che rappresentano il 13% circa delle esportazioni globali di fertilizzanti.12 A seguito di un divieto russo sui fertilizzanti a base di nitrato d’ammonio, il Ministero russo dell’Industria e del Commercio ha chiesto una generale sospensione delle esportazioni di fertilizzanti. Una persistente carenza di fertilizzanti potrebbe accrescere i costi dell’attività agricola e ridurre i rendimenti dei raccolti, provocando carenze di generi alimentari e inflazione e livello globale.

Fatti salienti

  • Uno sviluppo significativo è costituito dal divieto imposto dalla Russia sull’esportazione di nitrato di ammonio, un fertilizzante fondamentale di cui il paese rappresenta due terzi del mercato globale.13
  • Questo divieto arriva in un momento cruciale, dato che il mondo si trovava già alle prese con problemi nel reperimento di fertilizzanti alla vigilia della guerra in Ucraina.
  • Il paese più colpito è il Brasile, dato il suo status di maggior produttore mondiale di caffè, soia e zucchero. L’economia brasiliana è altamente dipendente dalle importazioni di fertilizzanti, poiché importa ogni anno l’85% del suo fabbisogno di prodotti, con il 20% proveniente dalla Russia che sarà interessato dal divieto.14
  • I livelli delle scorte suggeriscono che le riserve locali di fertilizzanti del Brasile dureranno solo per i prossimi tre mesi. Come ha sottolineato Julia Meehan, responsabile dei fertilizzanti per l’agenzia dei prezzi delle materie prime ICIS, “non si parla altro che di disponibilità. Ci sono enormi preoccupazioni al riguardo.”15

Implicazioni macro globali e considerazioni multi-asset

All’inizio del 2022 l’inflazione era già elevata. Si cominciava a scorgere qualche segnale di un alleggerimento dei problemi delle catene di approvvigionamento: il progressivo miglioramento dei tempi di consegna dei fornitori, il calo dei prezzi pagati dalle aziende e l’attenuazione della domanda di beni durevoli lasciavano presagire una diminuzione dell’inflazione nel nuovo anno. Con l’escalation della guerra Russia-Ucraina, l’impennata dei prezzi dell’energia ha intaccato gran parte dell’ottimismo che avevamo al principio del 2022.

Le prospettive macro si sono oscurate. Le nostre aspettative d’inflazione sono aumentate notevolmente.  Soprattutto, riteniamo che l’attuale rafforzamento dell’inflazione sia dovuto alle dinamiche dell’offerta, per cui ci aspettiamo che l’aumento dei prezzi influenzi negativamente la domanda delle famiglie e delle imprese. Gli effetti negativi dell’alta inflazione sulla fiducia dei consumatori erano già visibili, e adesso ci aspettiamo un ulteriore calo della spesa per consumi in termini reali, anche se i bilanci del settore privato rimangono per la maggior parte solidi. Infine, l’aumento dell’inflazione e la contrazione della domanda vanno ad aggiungersi a un contesto di politica economica già precario. Le banche centrali nella maggior parte delle principali regioni dovrebbero avviare un ciclo di rialzi nel corso di quest’anno, in alcuni casi in misura alquanto pronunciata. Sarà difficile per i policymaker orchestrare un atterraggio morbido in questo contesto macro volatile; il rischio di un errore politico è salito.

Nei portafogli multi-asset siamo diventati meno ottimisti sulle azioni poiché le nostre aspettative d’inflazione sono aumentate a fronte di un indebolimento della domanda. Non ci aspettiamo un intervento delle autorità in caso di crollo degli asset rischiosi, dato in particolare che l’inflazione rimane ben al di sopra degli obiettivi della maggior parte delle banche centrali. Siamo inoltre diventati ribassisti sulle azioni dell’eurozona, dove gli effetti sulle catene di approvvigionamento sono maggiori. Continuiamo a preferire le obbligazioni indicizzate all’inflazione a quelle nominali e manteniamo un sottopeso di duration.



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