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Scongiurata una possibile rivoluzione economica e politica in Francia e in Europa. Il 24 aprile scorso Emmanuel Macron ha sconfitto la rivale populista ed euroscettica Marine Le Pen al secondo turno delle presidenziali francesi. L’esito elettorale dovrebbe placare i timori a breve termine circa possibili spaccature in seno alla NATO e all’Unione Europea (UE), ora più che mai impegnata a consolidare i legami tra i suoi membri per far fronte all’intervento armato della Russia in Ucraina. Prevediamo inoltre che Macron, il quale ha sempre avuto un occhio di riguardo per i mercati, cercherà di contrastare l’aumento del costo della vita derivante dal rincaro di energia e alimentari al fine di sostenere la seconda economia dell’UE e i mercati azionari della regione in generale.

La crisi del costo della vita

Al principio del suo secondo mandato Macron si trova ad affrontare una serie di problemi economici non da poco. La guerra in Ucraina ha fatto lievitare ulteriormente i prezzi già elevati dell’energia in Europa. In base ai dati di Eurostat, l’ente responsabile delle statistiche della regione, il vecchio continente importa circa il 40% del gas naturale e quasi il 30% del greggio dalla Russia.1 Negli ultimi due mesi il costo dell’energia è salito a causa della dipendenza energetica della regione e di possibili interruzioni delle forniture.

Data l’importanza del petrolio per l’economia globale, l’aumento dei prezzi potrebbe intaccare la produzione economica. L’Europa si sta quindi dando da fare per trovare nuovi fornitori negli Stati Uniti e in Qatar al fine di ridurre la dipendenza dalla Russia. Alcuni Paesi, come la Germania, sono restii a dare un taglio netto alle importazioni di gas russo, mentre altri contano di non avvalersi più dell’energia russa a partire dalla fine del 2022.

Anche i prezzi dei generi alimentari, che avevano iniziato a salire già lo scorso anno, sono fonte di grande preoccupazione. La Russia è infatti un importante esportatore di fertilizzanti, un fattore produttivo fondamentale per l’agricoltura; inoltre sia la Russia che l’Ucraina esportano ingenti quantità di grano. I problemi sul fronte dell’offerta causati dal conflitto spingono al rialzo i prezzi di cereali e altri generi alimentari.

E i consumatori europei sono con l’acqua alla gola. Poiché l’inflazione è alta da diverso tempo e gli scambi commerciali sono ancora problematici, nel 2022 potremmo assistere a un’ulteriore distruzione della domanda e a una flessione dell’economia europea. A fronte di tali pressioni, ci attendiamo che il bilancio di Macron preveda un adeguato supporto ai lavoratori oltre a misure per proteggere le famiglie dall’aumento dei prezzi e da possibili tentennamenti dell’economia.

Un altro rischio riguarda le ramificazioni politiche di un indebolimento dell’economia accompagnato da un rialzo dei prezzi. Malgrado la sconfitta della candidata populista, le presidenziali francesi non sono state un successo pieno per Macron, dal momento che Le Pen ha raccolto più voti rispetto a cinque anni fa e i partiti di estrema sinistra ed estrema destra sono andati molto bene al primo turno. Un’evoluzione che rispecchia i maggiori consensi ottenuti dai partiti populisti ad esempio in Spagna e Ungheria nel quadro dei crescenti timori per la situazione economica. Il prossimo banco di prova di Macron saranno le elezioni legislative di giugno.

Missione futuro

Oltre a contrastare l’inflazione, prevediamo che Macron promuoverà altre iniziative benefiche. Occorre innanzitutto riformare il mercato del lavoro e modificare il meccanismo nazionale dei sussidi di disoccupazione. Il nuovo governo dovrà inoltre trovare un accordo sulla riforma del sistema pensionistico anche se su questo fronte ci attendiamo cambiamenti graduali, tra cui l’innalzamento dell’età pensionabile da 62 a 65 anni.

Probabilmente Macron si dedicherà anche al taglio delle imposte sulle imprese e agli investimenti in settori chiave per il futuro dell’economia e la crescita a lungo termine. Molti investimenti hanno una matrice verde, come la ristrutturazione di 700.000 abitazioni l’anno finalizzata alla riduzione dei consumi energetici.

Alcuni interventi “green” rientrano nella strategia dell’UE volta a rafforzare la resilienza delle forniture di energia della regione, che cerca disperatamente di affrancarsi dal gas naturale russo. L’Europa si era mobilitata per aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili già prima della crisi ucraina e dopo lo scoppio della guerra questa transizione è diventata ancora più urgente. A nostro parere la regione dovrà continuare a investire nelle energie rinnovabili locali e trovare il giusto equilibrio fra tutela del clima e sicurezza energetica responsabile.

A proposito dei margini aziendali

Le politiche della Francia a favore delle imprese potrebbero contribuire a mitigare le pressioni sui margini aziendali derivanti dall’incremento dei costi di energia, filiere e logistica causato dalla guerra e dagli strascichi della pandemia. In un primo momento ci si è chiesto se le società avessero potere di determinazione dei prezzi sufficiente per trasferire l’aumento dei costi. Ora tuttavia c’è un giusto equilibrio. Il rialzo dei costi è così consistente che le aziende devono calibrare l’incremento dei prezzi a fronte di una possibile flessione della domanda dovuta a rincari esagerati. Inoltre devono mettere in conto la probabilità di un calo dei profitti qualora non trasferissero o non riuscissero a trasferire per intero l’aumento dei costi.

Ecco perché nei prossimi anni dovrebbero intensificarsi i tentativi, già avviati durante la pandemia, di avvicinare la produzione al Paese di residenza e rafforzare le filiere. L’investimento in una maggiore flessibilità delle filiere comporta una rivalutazione dei rischi associati all’apertura di impianti produttivi in Stati lontani e non democratici. Le imprese stanno inoltre valutando la resilienza dei fornitori non diretti, vale a dire dei fornitori dei loro fornitori. Di conseguenza prevediamo che le società costruiranno stabilimenti più vicini alla sede e in Paesi meno esposti a rischi politici, a tutto vantaggio delle aziende di automazione interpellate per la rilocalizzazione.

Probabilmente il prossimo futuro sarà ancora caratterizzato dall’incertezza generata dalla guerra in Ucraina e da crescenti pressioni inflazionistiche. Ma crediamo che alla fine avremo un’Europa più unita, più orientata alla sostenibilità sul piano economico e ambientale e più preparata a resistere agli shock esterni. Data l’importanza della Francia in seno all’UE, riteniamo che la conferma di Macron sostenga tali previsioni positive. A nostro avviso gli investitori dovrebbero beneficiare di un’Europa più forte e la recente volatilità dei mercati ha solo aumentato le possibilità di scovare opportunità value a lungo termine abbondantemente scontate.



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