Passa ai contenuti

Osservando il tragico costo umano che l’Ucraina sta pagando a causa dell’invasione russa, è difficile concentrarsi su argomenti che potrebbero sembrare banali, quali l’ecosistema ETF. La risposta del mondo a quest’aggressione, e specificamente le sanzioni imposte alla Russia hanno avuto un forte impatto sull’accesso ai loro mercati finanziari. Le ripercussioni sono state notevoli sugli ETF costituiti principalmente da azioni russe (per completezza di informazione: ne abbiamo uno). Nella newsletter di questa settimana, cercherò di riassumere le domande che ci sono state poste riguardo a ETF costituiti unicamente da azioni russe.

Qual è la possibile spiegazione dei premi eccessivi sul net asset value prima del blocco del trading?

Durante il trading che ha avuto luogo specificamente tra l’inizio dell’invasione (24/2/22) e il momento in cui il NYSE Arca ha annunciato la sospensione (4/3/22) negli ETF costituiti unicamente da titoli russi vi sono stati premi tra i più alti che io abbia mai constatato relativamente al VPN, e che a volte hanno superato il 1.000%.

Per porre questo 1.000% nel giusto contesto, va considerato che a marzo 2020, nella fase iniziale della pandemia globale, i premi più alti sugli stessi ETF erano compresi nella fascia tra il 5% e il 10%. Gli sconti più bassi erano nella fascia tra il 10% e il 15%.

A quell’epoca, avevo commentato in un blog l’ampliamento degli spread e degli sconti in momenti di particolare incertezza del mercato. Da quando è stata imposta la chiusura dei mercati alla contrattazione dei titoli russi sottostanti, l’incertezza relativa alle azioni russe è aumentata incredibilmente. Ai partecipanti autorizzati negli Stati Uniti (oltre agli ETF di per sé) è stato vietato acquistare, vendere o regolare il pagamento di titoli russi. Quasi ogni giorno sono state annunciate ampie sanzioni economiche che hanno creato difficoltà per gli investitori mentre cercavano di far fronte al possibile impatto di tali sanzioni.

Può sorprendere che io non abbia molto da aggiungere a questo riguardo rispetto a ciò che avevo scritto due anni fa: quando l’incertezza è così forte, il trading riguarderà maggiormente singoli titoli o fondi chiusi, e non ETF aperti. Questo è stato indubbiamente il caso nella prima settimana del trading dopo l’inizio dell’invasione russa.

Che cosa può dirci sulla creazione e i rimborsi di ETF costituiti solo da azioni russe?

Ho accennato prima all’impossibilità per i partecipanti autorizzati (PA) di acquistare, vendere o regolare i pagamenti di azioni russe.   È importante sapere che le ripercussioni sono molto più ampie del sistema di alimentazione dell’ecosistema ETF. Abbiamo assistito ad una tendenza crescente delle società in tutti a settori a interrompere le attività e/o le operazioni con la Russia. Ciò vale sicuramente anche per le banche occidentali, molte delle quali sono Partecipanti Autorizzati. 

Ricordiamo che i PA hanno il diritto ma non l’obbligo di operare nel mercato primario. Nel corso degli anni, mi sono chiesto che cosa potrebbe indurre un PA a non voler creare o riscattare azioni. Non sorprende in questo caso che molti di loro abbiano premuto sul pulsante “pausa” nello svolgere attività con la Russia.

Considerando la frequenza con cui gli ETF sono stati difesi come “veicoli per la scoperta di prezzi”, perché è stato sospeso il trading di quelli costituiti da azioni russe?

La decisione di sospendere il trading è stata presa dal NYSE Arca, ma posso formulare qualche ipotesi sui suoi motivi sulla base della tempistica durante la prima settimana dell’invasione. In quei primi giorni successivi all’attacco, il mondo stava elaborando le possibili ripercussioni delle azioni della Russia, compreso ciò che avrebbero potuto significare per i mercati finanziari. (In altre parole, regnava un’enorme incertezza riguardo all’incertezza). Con l’arrivo di notizie sempre peggiori dall’Ucraina, è emersa una certa chiarezza, indicando l’assoluta impossibilità di un ritorno nel breve termine, ma anche nel medio termine, alla normalità. I mercati finanziari russi sono stati allora sospesi per una durata indefinita.

Oltre alla mancanza di accesso ai mercati finanziari russi, vi è stato anche il calo delle valutazioni per i titoli russi sottostanti. Molti importanti fornitori di indici hanno annunciato piani per rimuovere dai loro indici le azioni russe nel momento in cui si fosse azzerato il loro valore in dollari. Anche gli emittenti di ETF stavano assegnando a quasi tutte le azioni russe un fair value vicino a 0 dollari.

Vista l’assenza a tempo indefinito di un accesso ai mercati finanziari russi, unito a valutazioni azionarie prevalentemente pari a 0 dollari, fermare il trading era una decisione molto ragionevole. 

Che cosa si può dire di altri ETF che replicano un indice su ampia scala con una percentuale di allocazione / esposizione alla Russia?

Vi possono essere casi particolari dei quali non sono a conoscenza, tuttavia dal mio punto di vista mi sembra che la maggior parte degli ETF con un’esposizione su ampia scala alla Russia (ad esempio, gli ETF basati su Emerging Market Index) continuano ad essere negoziati e seguire un andamento conforme a quello che mi attenderei in termini di spread e premi/sconti abituali. Come ho già detto, i fornitori degli indici hanno valutato quelle azioni russe a 0 dollari e le hanno rimosse dai loro componenti. Dal punto di vista di un ETF, la creazione e il processo di riscatto possono andare avanti come al solito, anche se sono escluse le azioni russe.

Vorrei cercare di evitare il più possibile i luoghi comuni, ma mi occupo di ETF da quasi 20 anni e non ho mai visto in uno dei nostri ETF un comportamento dei mercati finanziari di un paese analogo a questo. E considerando le atrocità alle quali stiamo assistendo ogni sera alla televisione, mi sarei augurato di non vederlo mai.



IMPORTANTI INFORMAZIONI LEGALI

Avvertenze: Prima della sottoscrizione, leggere attentamente il prospetto informativo.

Questo materiale è destinato esclusivamente a scopi di interesse generale e non deve essere interpretato come una consulenza di investimento individuale o una raccomandazione o sollecitazione ad acquistare, vendere o detenere titoli o ad adottare qualsiasi strategia di investimento. Non costituisce una consulenza legale o fiscale.

Le opinioni espresse sono quelle del gestore degli investimenti e i commenti, le opinioni e le analisi sono resi come alla data di pubblicazione e può cambiare senza preavviso. Le informazioni fornite in questo materiale non sono intese come a analisi completa di ogni fatto materiale relativo a qualsiasi paese, regione o mercato. Tutti gli investimenti comportano rischi, inclusa la possibile perdita di capitale. I dati provenienti da fonti di terze parti potrebbero essere stati utilizzati nella preparazione di questo materiale e Franklin Templeton Investment ("FTI") non ha verificato, convalidato o verificato in modo indipendente tali dati. FTI non si assume alcuna responsabilità per qualsiasi perdita derivante dall'uso di queste informazioni e l’affidamento ai commenti e alle opinioni e analisi di questo materiale è a discrezione dell'utente.

Prodotti, servizi e informazioni potrebbero non essere disponibili in tutte le giurisdizioni e sono offerti al di fuori degli Stati Uniti da altri FTI affiliati e / o i loro distributori secondo le leggi e le normative locali. Si prega di consultare il proprio consulente finanziario o contatto istituzionale Franklin Templeton per ulteriori informazioni sulla disponibilità di prodotti e servizi nella tua giurisdizione.

Pubblicato da Franklin Templeton International Services S.à r.l. Succursale Italiana - Corso Italia, 1 - 20122 Milano - Tel: +39 0285459 1- Fax: +39 0285459 222

CFA® e Chartered Financial Analyst® sono marchi registrati di proprietà del CFA Institute.