CONTRIBUTORI

Marshall Gordon
Director, Senior Research Analyst for Health Care

Jean Yu
Managing Director, Portfolio Manager
Elementi chiave da ricordare
- L’emergere della variante Omicron del COVID-19 dimostra che la lotta contro il virus è ancora in corso e che il COVID-19 potrebbe trasformarsi in un virus endemico.
- I vaccini attualmente disponibili, la possibile accelerazione dei richiami a copertura generale o specifica per la variante e i nuovi antivirali mettono il mondo sviluppato in una buona posizione per gestire l’incidenza delle varianti della malattia.
L’emergere della variante Omicron di COVID-19 in Sudafrica, durante il Black Friday, ha dominato i titoli dei giornali mentre gli Stati imponevano nuove restrizioni di viaggio e i mercati azionari registravano la peggiore seduta da oltre un anno. La sfida posta da questa nuova variante deve ancora essere compresa appieno, ma la rapidità dimostrata dalle autorità sanitarie globali nell’individuarla e reagirvi dimostra quanto la lotta contro il COVID-19 si sia evoluta negli ultimi 18 mesi. A cambiare è anche la percezione del COVID-19, che abbandona i tratti di una pandemia a termine per assumere quelli di una trasmissione endemica a lungo termine che richiederà continui progressi scientifici e misure di salute pubblica.
Sulla base di quanto sappiamo ad oggi sul ceppo Omicron, l’onere sulle infrastrutture sanitarie e sui sistemi ospedalieri dei Paesi sviluppati sarà molto probabilmente più contenuto rispetto alle varianti e alle ondate precedenti. Infatti, grazie alla gamma crescente di strumenti per identificare e gestire le infezioni da COVID-19, crediamo che ogni variante successiva avrà un impatto minore in termini di malattie gravi e ricoveri. L’aumento dei contagi e della tensione sistemica espone invece a rischi maggiori le infrastrutture sanitarie pubbliche e i sistemi di assistenza sanitaria scarsamente sviluppati dei mercati emergenti. Ciò detto, sia nei paesi sviluppati che in quelli emergenti, l’imminente disponibilità di pillole antivirali ha il potenziale per ridurre l’impatto di Omicron o di ceppi successivi.
Con l’emergere dell’ultima variante Omicron, le aziende impegnate nello sviluppo di vaccini e trattamenti antivirali e i produttori di apparecchiature diagnostiche mediche hanno visto aumentare la domanda per i loro servizi. Gli ultimi 18 mesi hanno permesso ai produttori di vaccini, in particolare quelli specializzati in vaccini mRNA, di sviluppare l’infrastruttura per combattere le nuove varianti in modo rapido ed economicamente efficiente. Pfizer e Moderna, leader nella produzione di vaccini, hanno dichiarato che l’eventuale lancio sul mercato di un vaccino sviluppato specificamente per Omicron potrebbe richiedere appena da quattro a sei mesi.
Le pillole antivirali per il COVID-19, un altro mezzo di trattamento, sono state sviluppate per colpire proteine virali diverse da quelle prese di mira dai vaccini, pertanto riescono a mantenere la loro piena efficacia contro Omicron e altre future mutazioni del virus. Alla luce della forte domanda, Pfizer e Merck hanno annunciato la loro intenzione di aumentare la produzione fino a 30-80 milioni di dosi ciascuna entro la fine del 2022. Inoltre, la capacità di autorizzare altre aziende a produrre le pillole antivirali per loro conto permette ad entrambe le case farmaceutiche di rispondere a qualsiasi emergenza epidemica in modo rapido ed efficace.
In attesa di comprendere meglio la sfida posta dalla variante Omicron, la necessità di salvaguardare la salute di grandi popolazioni continua a creare opportunità che stimolano l’innovazione dei produttori di ritrovati nell’ambito della biofarmaceutica e delle scienze della vita. L’emergere di Omicron serve a ricordarci che la pandemia non è finita, e ci lascia guardare con ottimismo alle opportunità a lungo termine che possono derivarne per le aziende che sviluppano nuovi vaccini e farmaci per combattere il virus e strumenti diagnostici per la diagnosi e il tracciamento.
QUALI SONO I RISCHI?
Le performance passate non sono indicazione o garanzia di performance future. Va ricordato che non è possibile investire direttamente in un indice. I rendimenti degli indici non gestiti non riflettono alcuna commissione, spesa od onere di vendita.
I titoli azionari sono soggetti a fluttuazioni dei prezzi e possibile perdita del capitale. I titoli obbligazionari comportano rischi legati a tassi d’interesse, di credito, di inflazione e rischi di reinvestimento, oltre alla possibile perdita del capitale. Quando i tassi d’interesse salgono, il valore dei titoli obbligazionari scende. Gli investimenti internazionali comportano rischi particolari quali fluttuazioni dei cambi, incertezze sociali ed economiche e incertezze politiche che possono far aumentare la volatilità. Tali rischi sono amplificati nei mercati emergenti. Le materie prime e le valute sono più rischiose, comportando rischi che includono le condizioni di mercato, politiche, regolamentari e naturali, e possono non essere idonee per tutti gli investitori.
Treasury USA (UST) sono obbligazioni di debito dirette emesse e garantite dalla piena fiducia e dal credito del governo degli Stati Uniti. Il governo degli Stati Uniti garantisce il capitale e i pagamenti di interessi sui Treasury USA quando i titoli sono detenuti fino alla scadenza. A differenza dei Treasury USA, i titoli di debito emessi dalle agenzie federali e da enti paragovernativi e gli investimenti associati possono essere garantiti, ma non obbligatoriamente, dalla piena fiducia e dal credito del governo degli Stati Uniti. Anche quando il governo degli Stati Uniti garantisce il capitale e i pagamenti di interessi sui titoli, tale garanzia non si applica a perdite risultanti da cali del loro valore di mercato.
