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1. Le strategie sui dividendi, in realtà, sono tutte uguali

Dopo tutto, è piuttosto lineare, no? Si seleziona un gruppo di azioni ad alto rendimento, si inseriscono tutte insieme in un portafoglio, ed è fatta. Un momento: ma come si selezionano le azioni? Solo in base al rendimento, o ci sono anche altri criteri da considerare? Come si devono stabilire i pesi dell’allocazione? In base alla capitalizza-zione di mercato, al rendimento o a qualcosa di completamente diverso? Come spesso accade, non esiste una risposta esatta, poiché dipende dalle necessità specifiche dell’investitore. Tuttavia è facile dimostrare come ritenere che all’origine tutte le strategie basate sui dividendi siano uguali sia una semplificazione eccessiva.

Rendimento totale di indici di dividendi globali selezionati: ampia dispersione

Rendimento totale (%) fino al 30/06/2022

Fonte: Bloomberg, Franklin Templeton, 2022. Nei calcoli sono stati considerati questi sei indici: Dow Jones Global Select Dividend Index, LibertyQ Global Dividend Index, MSCI ACWI High Dividend Yield Index, SG Global Quality Income Index, S&P Global Dividend Aristocrats Quality Income Index, WisdomTree Global Developed Quality Dividend Growth Index. Tutti i calcoli sono basati sui risultati in USD

2. Investire per ottenere dividendi è prerogativa dei gestori attivi, e non ha nulla a che vedere con gli ETF

È un’impressione che contrasta decisamente con il mito numero uno, ma è altrettanto sbagliata. La gestione attiva può aggiungere valore alle strategie sui dividendi
e può essere giusta per certi investitori, ma di solito implica dei costi, sia finanziari sia di altri tipi. L’impegno necessario per la due diligence di un gestore bottom-up (focalizzato su caratteristiche specifiche di una società, a fronte di fattori macroeconomici più ampi) e il rischio di una variazione di stile sono solo due esempi.

Per ogni azienda, l’analisi fondamentale dei gestori attivi si concentra solitamente su tre elementi: il conto economico (income statement - IS), il bilancio (balance sheet - BS) e il rendiconto finanziario (cash flow statement - CF). Ognuna di queste voci contiene numeri importanti che si possono standardizzare e impiegare nell’ambito di una strategia d’investimento puramente quantitativa e basata su regole. Noi di Franklin Templeton ci focalizziamo sui seguenti parametri:

  • Indice di redditività del capitale proprio (dal conto economico e bilancio)
  • Variabilità degli utili
  • Redditività del capitale investito
  • Rapporto debito/attività

Questa metodologia rispecchia l’approccio di un gestore attivo senza prendere decisioni discrezionali, ad esempio su quando acquistare e vendere

3. Più alto è il dividendo, meglio è; dopo tutto, è questo il motivo per cui si investe con l’obiettivo di ottenere dividendi!

Perché si scelgono investimenti che mirano a ottenere dividendi? Per ricevere dividendi allettanti, su questo non ci piove. Tuttavia, secondo noi, questa è soltanto una parte della storia. Focalizzarsi unicamente su alti rendimenti da dividendo comporta almeno due rischi. Il primo è quello di ritrovarsi con un portafoglio molto concentrato, costituito unicamente da un gruppo ristretto di settori o azioni; il secondo, che non sarebbe possibile avere un’entrata periodica di importo sufficiente qualora la società dovesse incontrare problemi, tagliare o sospendere i pagamenti o, ancora peggio, se dovesse diventare insolvente. Non vi è alcuna garanzia che ciò non avverrà per società con rating elevati, ma i fondamentali, e soprattutto la redditività, sono importanti. Una società poco redditizia dovrà o distribuire ampie quote dei suoi (bassi) utili, rinunciando a investire in opportunità di crescita futura, o attingere alle proprie riserve. Nessuna delle due alternative è sostenibile nel lungo periodo, e il titolo potrebbe rivelarsi una “trappola di reddito da dividendi”. Non vi sono regole fisse e veloci per definire quando un rendimento è troppo alto. Il nostro approccio prevede quindi il raggiungimento di un equilibrio tra rendimenti di buon livello e un track record di dividendi stabili o in aumento, e una valutazione della qualità della società in questione.

4. I rialzi dei tassi d’interesse costituiscono una cattiva notizia per le azioni a dividendo

In effetti, potrebbe essere vero il contrario. Nei due cicli precedenti di rialzi dei tassi della Fed, dal 2004 al 2006 e dal 2016 al 2018, le azioni hanno performato bene a livello generale, mentre le aziende che hanno corrisposto dividendi hanno avuto una performance migliore rispetto al mercato più ampio durante il primo ciclo, e leggermente peggio durante il secondo. In entrambi i casi, non vi è stata molta differenza tra azioni a dividendo di ottima qualità e azioni che distribuiscono dividendi elevati. Il semplice motivo economico alla base è che, pur essendo matematicamente dannosi per gli asset orientati al valore, i tassi in rialzo equivalgono a un’economia forte, in cui gli interventi delle banche centrali mirano a prevenire un boom e una conseguente recessione.

Fonte: Bloomberg, Franklin Templeton, 2022. Dividendi di qualità = LibertyQ Global Dividend Index, Rendimento da dividendi elevato = MSCI ACWI High Dividend Yield Index, Mercato generale = MSCI ACWI Index. Le date di inizio e fine si riferiscono a un mese prima del primo rialzo dei tassi e un mese dopo l’ultimo. Per il ciclo 2004-2006 sono state il 31/05/2004 e 31/07/2006 e per il ciclo 2016-2018 sono state il 16/11/2015 e 18/01/2019. Tutti i calcoli sono basati sui risultati in USD.

Questa volta, la situazione attuale è piuttosto diversa. Primo, le voci di recessione sono sempre più all’ordine del giorno, considerando che l’economia globale sta subendo le ripercussioni di due eventi che non si erano visti per decenni: la pandemia di COVID-19 e una guerra nel cuore dell’Europa. Secondo, oltre che come conseguenza di quanto appena detto, i tassi d’inflazione sono saliti a massimi multidecennali e la politica monetaria deve affannarsi nella rincorsa tenendo relativamente meno conto della situazione economica. In effetti, una recessione potrebbe diventare necessaria per contrastare l’inflazione.

In breve, i dati reali non sostengono l’ipotesi che le azioni a dividendo debbano sottoperformare nei periodi di rialzi dei tassi. Nel 2022, fino ad ora le strategie basate sui dividendi in realtà sono state un porto relativamente sicuro rispetto ai mercati azionari generali. Siamo convinti che andando avanti, senza il generoso supporto della banca centrale al quale si sono abituati i mercati, le società con forti fondamentali e rendimenti interessanti possano andare bene in uno scenario di inflazione più moderata e tassi d’interesse ancora più alti rispetto agli ultimi due decenni.

5. Le azioni a dividendo sono sempre la scelta più sicura e più difensiva rispetto al mercato più ampio

Durante le vendite massicce di marzo 2020, ad esempio, la differenza tra la maggior parte delle strategie basate su dividendi, inclusi i dividendi quality, e il mercato generale è stata relativamente limitata. Si era diffuso un senso di panico e con la gravità del momento molti ritenevano che i fondamentali non fossero più rilevanti. Anche nei momenti migliori, è sempre difficile stabilire il fair value di una società, tuttavia dividendi stabili per gli investitori possono fornire un floor di valutazione più obiettivo tramite approcci quali il dividend discount o altri modelli di discounted cash-flow più difficili da impiegare per società orientate alla crescita o per il mercato più ampio.

Ciò nonostante, chi investe in dividendi dovrebbe fare attenzione a non lasciarsi fuorviare da un falso senso di sicurezza. Nel medio e lungo periodo, comunque, gli investitori che combinano rendimento e qualità possono perlomeno nutrire una forte fiducia nella possibilità che le loro partecipazioni riusciranno eventualmente a superare i drawdown, continuando allo stesso tempo a incassare entrate stabili.


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