Passa ai contenuti

Nonostante le interessanti opportunità di investimento in Giappone, non possiamo omettere di evidenziare la notevole debolezza dello yen giapponese (JPY), che dall’inizio dell’anno si è deprezzato quasi del 14% rispetto al dollaro USA.1 Questa debolezza è stata in parte determinata dalle osservazioni della Banca del Giappone (BOJ), che ha manifestato l’intenzione di mantenere un orientamento monetario relativamente accomodante, in contrasto con le misure politiche di altre banche centrali mondiali. In molte altre regioni, i governi e i responsabili politici stanno cercando di mitigare i tassi d’inflazione storicamente elevati riducendo gli acquisti di asset o aumentando i tassi ufficiali. In particolare, le dichiarazioni rilasciate da altre banche centrali nel primo trimestre del 2022 suggeriscono che il passaggio a tassi di interesse più elevati potrebbe avvenire in modo più repentino di quanto stimato in precedenza, avendo il dato inflazionistico segnato rialzi sequenziali che non si vedevano da molti decenni.

Ciò malgrado, il governatore della BOJ Haruhiko Kuroda ha giudicato la debolezza dello yen come tendenzialmente positiva per l’economia giapponese nel suo complesso. Potrebbe aver ragione se i conseguenti effetti inflazionistici contribuissero a far abbandonare la “mentalità deflazionistica” prevalente in Giappone (che spinge a rinviare i consumi in previsione di un abbassamento dei prezzi nel futuro). Lo spettro dell’inflazione può indurre famiglie e imprese a ridurre i risparmi e ad acquistare beni e servizi in previsione di un futuro aumento dei prezzi. Inoltre, l’indebolimento dello yen può essere vantaggioso in quanto rende i beni di esportazione giapponesi più competitivi rispetto ai concorrenti globali.

Sebbene uno JPY più debole possa ritenersi generalmente positivo per le aziende giapponesi con un alto livello di esportazioni, questa connessione non è necessariamente diretta come appare. L’analisi delle correlazioni storiche degli ultimi 20 anni suggerisce che la relazione inversa tra il valore dello yen e i guadagni dell’indice dei prezzi azionari di Tokyo (TOPIX) è variata notevolmente. Questa connessione trova conferma per la maggior parte del tempo (i 4/5 circa del periodo rappresentato sotto mostrano una relazione inversa), ma 1/5 circa di tali osservazioni mostrano una correlazione nulla o positiva tra la forza dello JPY e il TOPIX.

Le correlazioni tra lo yen giapponese e il TOPIX possono variare nel tempo

Fonti: Bloomberg, Templeton Global Equity Group. Gli indici non sono gestiti e non è possibile investire direttamente in un indice. Non tengono conto di commissioni, spese od oneri di vendita. La performance passata non costituisce un’indicazione o una garanzia dei risultati futuri. Le date sopra riportate non segnano necessariamente l’inizio e la fine di ogni evento, bensì, in alcuni casi, tappe significative o inversioni di rotta nel corso dell’evento. Per NPL si intende un prestito inadempiente il cui mutuatario non ha onorato i pagamenti programmati degli interessi e del capitale e vi è un’elevata probabilità che il prestito non venga interamente rimborsato.

In generale, nei periodi di vigore dell’economia globale, tendiamo a riscontrare una forte relazione inversa tra la forza dello JPY e il TOPIX (cioè r = -1), perché uno JPY debole facilita le vendite ai mercati finali forti.

Tuttavia, questa relazione tende ad interrompersi e il coefficiente di correlazione r tende a spostarsi verso lo 0 (o in territorio positivo)2, indicando una relazione debole o positiva nei periodi di debolezza dello yen e di crescita globale più disomogenea (vedi crisi finanziaria globale, controversie commerciali globali ecc.) Potrebbe essere ascrivibile a una riduzione della domanda da parte dei mercati finali o a misure protezionistiche. 

Dall’inizio di quest’anno, riteniamo che la prevista relazione inversa tra lo JPY e il TOPIX sia meno evidente e sospettiamo che ciò dipenda da una combinazione di fattori più sfumata e insolita, tra cui che questo sia il risultato di una combinazione più sfumata e insolita di fattori tra cui, ma non soltanto, i seguenti:

    1. Significativa divergenza di politica monetaria tra Stati Uniti e Giappone. 
    2. L’elevata dipendenza dalle importazioni di energia, che rappresenta un grave fardello per il paese.
    3. Notevole dispersione delle prospettive di domanda nei principali mercati di esportazione del Giappone.

Pertanto, pur stimando che le società del TOPIX traggano circa il 40%3 dei loro ricavi da fonti diverse dallo JPY, un JPY più debole potrebbe anche comportare un’erosione dei margini di profitto derivante da livelli straordinari di inflazione energetica (la quale potrebbe non essere trasferibile in termini di aumento dei prezzi o, se trasferita, potrebbe erodere le posizioni competitive). Non è dunque chiaro da subito se uno yen più debole genererebbe con certezza maggiori profitti per le società del TOPIX.

Anche se le osservazioni non intendono rappresentare un’analisi completa dello yen giapponese, questa discussione precisa meglio alcuni aspetti dell’investimento nel mercato giapponese e i tipi di catalizzatori di mercato che possono creare opportunità di investimento.

Considerazioni come quelle sopra descritte possano complicare la selezione di singoli titoli azionari giapponesi, ma riteniamo che il mercato giapponese sappia offrire una valida diversificazione geografica del portafoglio e l’accesso a una serie di società uniche senza veri concorrenti. Anche il mercato giapponese ha beneficiato dell’aumento della redditività e di una maggiore attenzione ai rendimenti per gli azionisti e alla corporate governance (per maggiori dettagli, si veda il nostro precedente articolo “Giappone: un paese con crescenti opportunità azionarie”).

Adottando un orientamento a lungo termine incentrato sulla disciplina dei prezzi e sull’identificazione del valore, Templeton Global Equity Group è a nostro avviso ben posizionato per sfruttare le potenziali opportunità in Giappone, anche in un contesto difficile come l’attuale grande ondata di debolezza dello JPY.



IMPORTANTI INFORMAZIONI LEGALI

Avvertenze: Prima della sottoscrizione, leggere attentamente il prospetto informativo.

Questo materiale è destinato esclusivamente a scopi di interesse generale e non deve essere interpretato come una consulenza di investimento individuale o una raccomandazione o sollecitazione ad acquistare, vendere o detenere titoli o ad adottare qualsiasi strategia di investimento. Non costituisce una consulenza legale o fiscale.

Le opinioni espresse sono quelle del gestore degli investimenti e i commenti, le opinioni e le analisi sono resi come alla data di pubblicazione e può cambiare senza preavviso. Le informazioni fornite in questo materiale non sono intese come a analisi completa di ogni fatto materiale relativo a qualsiasi paese, regione o mercato. Tutti gli investimenti comportano rischi, inclusa la possibile perdita di capitale. I dati provenienti da fonti di terze parti potrebbero essere stati utilizzati nella preparazione di questo materiale e Franklin Templeton Investment ("FTI") non ha verificato, convalidato o verificato in modo indipendente tali dati. FTI non si assume alcuna responsabilità per qualsiasi perdita derivante dall'uso di queste informazioni e l’affidamento ai commenti e alle opinioni e analisi di questo materiale è a discrezione dell'utente.

Prodotti, servizi e informazioni potrebbero non essere disponibili in tutte le giurisdizioni e sono offerti al di fuori degli Stati Uniti da altri FTI affiliati e / o i loro distributori secondo le leggi e le normative locali. Si prega di consultare il proprio consulente finanziario o contatto istituzionale Franklin Templeton per ulteriori informazioni sulla disponibilità di prodotti e servizi nella tua giurisdizione.

Pubblicato da Franklin Templeton International Services S.à r.l. Succursale Italiana - Corso Italia, 1 - 20122 Milano - Tel: +39 0285459 1- Fax: +39 0285459 222

CFA® e Chartered Financial Analyst® sono marchi registrati di proprietà del CFA Institute.