CONTRIBUTORI

Hsung Khoo
Vice President, Research Analyst,
Templeton Global Equity Group

Ferdinand Cheuk
Portfolio Manager,
Research Analyst,
Templeton Global Equity Group
Hong Kong

William Chang
Institutional Portfolio Manager,
Templeton Global Equity Group
Singapore
Nonostante le interessanti opportunità di investimento in Giappone, non possiamo omettere di evidenziare la notevole debolezza dello yen giapponese (JPY), che dall’inizio dell’anno si è deprezzato quasi del 14% rispetto al dollaro USA.1 Questa debolezza è stata in parte determinata dalle osservazioni della Banca del Giappone (BOJ), che ha manifestato l’intenzione di mantenere un orientamento monetario relativamente accomodante, in contrasto con le misure politiche di altre banche centrali mondiali. In molte altre regioni, i governi e i responsabili politici stanno cercando di mitigare i tassi d’inflazione storicamente elevati riducendo gli acquisti di asset o aumentando i tassi ufficiali. In particolare, le dichiarazioni rilasciate da altre banche centrali nel primo trimestre del 2022 suggeriscono che il passaggio a tassi di interesse più elevati potrebbe avvenire in modo più repentino di quanto stimato in precedenza, avendo il dato inflazionistico segnato rialzi sequenziali che non si vedevano da molti decenni.
Ciò malgrado, il governatore della BOJ Haruhiko Kuroda ha giudicato la debolezza dello yen come tendenzialmente positiva per l’economia giapponese nel suo complesso. Potrebbe aver ragione se i conseguenti effetti inflazionistici contribuissero a far abbandonare la “mentalità deflazionistica” prevalente in Giappone (che spinge a rinviare i consumi in previsione di un abbassamento dei prezzi nel futuro). Lo spettro dell’inflazione può indurre famiglie e imprese a ridurre i risparmi e ad acquistare beni e servizi in previsione di un futuro aumento dei prezzi. Inoltre, l’indebolimento dello yen può essere vantaggioso in quanto rende i beni di esportazione giapponesi più competitivi rispetto ai concorrenti globali.
Sebbene uno JPY più debole possa ritenersi generalmente positivo per le aziende giapponesi con un alto livello di esportazioni, questa connessione non è necessariamente diretta come appare. L’analisi delle correlazioni storiche degli ultimi 20 anni suggerisce che la relazione inversa tra il valore dello yen e i guadagni dell’indice dei prezzi azionari di Tokyo (TOPIX) è variata notevolmente. Questa connessione trova conferma per la maggior parte del tempo (i 4/5 circa del periodo rappresentato sotto mostrano una relazione inversa), ma 1/5 circa di tali osservazioni mostrano una correlazione nulla o positiva tra la forza dello JPY e il TOPIX.
Le correlazioni tra lo yen giapponese e il TOPIX possono variare nel tempo

Fonti: Bloomberg, Templeton Global Equity Group. Gli indici non sono gestiti e non è possibile investire direttamente in un indice. Non tengono conto di commissioni, spese od oneri di vendita. La performance passata non costituisce un’indicazione o una garanzia dei risultati futuri. Le date sopra riportate non segnano necessariamente l’inizio e la fine di ogni evento, bensì, in alcuni casi, tappe significative o inversioni di rotta nel corso dell’evento. Per NPL si intende un prestito inadempiente il cui mutuatario non ha onorato i pagamenti programmati degli interessi e del capitale e vi è un’elevata probabilità che il prestito non venga interamente rimborsato.
In generale, nei periodi di vigore dell’economia globale, tendiamo a riscontrare una forte relazione inversa tra la forza dello JPY e il TOPIX (cioè r = -1), perché uno JPY debole facilita le vendite ai mercati finali forti.
Tuttavia, questa relazione tende ad interrompersi e il coefficiente di correlazione r tende a spostarsi verso lo 0 (o in territorio positivo)2, indicando una relazione debole o positiva nei periodi di debolezza dello yen e di crescita globale più disomogenea (vedi crisi finanziaria globale, controversie commerciali globali ecc.) Potrebbe essere ascrivibile a una riduzione della domanda da parte dei mercati finali o a misure protezionistiche.
Dall’inizio di quest’anno, riteniamo che la prevista relazione inversa tra lo JPY e il TOPIX sia meno evidente e sospettiamo che ciò dipenda da una combinazione di fattori più sfumata e insolita, tra cui che questo sia il risultato di una combinazione più sfumata e insolita di fattori tra cui, ma non soltanto, i seguenti:
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- Significativa divergenza di politica monetaria tra Stati Uniti e Giappone.
- L’elevata dipendenza dalle importazioni di energia, che rappresenta un grave fardello per il paese.
- Notevole dispersione delle prospettive di domanda nei principali mercati di esportazione del Giappone.
Pertanto, pur stimando che le società del TOPIX traggano circa il 40%3 dei loro ricavi da fonti diverse dallo JPY, un JPY più debole potrebbe anche comportare un’erosione dei margini di profitto derivante da livelli straordinari di inflazione energetica (la quale potrebbe non essere trasferibile in termini di aumento dei prezzi o, se trasferita, potrebbe erodere le posizioni competitive). Non è dunque chiaro da subito se uno yen più debole genererebbe con certezza maggiori profitti per le società del TOPIX.
Anche se le osservazioni non intendono rappresentare un’analisi completa dello yen giapponese, questa discussione precisa meglio alcuni aspetti dell’investimento nel mercato giapponese e i tipi di catalizzatori di mercato che possono creare opportunità di investimento.
Considerazioni come quelle sopra descritte possano complicare la selezione di singoli titoli azionari giapponesi, ma riteniamo che il mercato giapponese sappia offrire una valida diversificazione geografica del portafoglio e l’accesso a una serie di società uniche senza veri concorrenti. Anche il mercato giapponese ha beneficiato dell’aumento della redditività e di una maggiore attenzione ai rendimenti per gli azionisti e alla corporate governance (per maggiori dettagli, si veda il nostro precedente articolo “Giappone: un paese con crescenti opportunità azionarie”).
Adottando un orientamento a lungo termine incentrato sulla disciplina dei prezzi e sull’identificazione del valore, Templeton Global Equity Group è a nostro avviso ben posizionato per sfruttare le potenziali opportunità in Giappone, anche in un contesto difficile come l’attuale grande ondata di debolezza dello JPY.
NOTE FINALI
- Da inizio anno al 28 aprile 2022.
- Il coefficiente di correlazione (r) è una misura statistica della forza della relazione tra due variabili e ha un valore compreso tra -1 e 1; una misura di -1 suggerisce una relazione perfettamente negativa (inversa), mentre una misura di 1 suggerisce una relazione positiva (diretta). Un valore pari a 0 indica l’assenza di relazione.
- Fonti: FactSet, Templeton Global Equity Group estimates, ad aprile 2022.
QUALI SONO I RISCHI?
Tutti gli investimenti comportano rischi, inclusa la possibile perdita del capitale. Il valore degli investimenti può subire rialzi e ribassi; di conseguenza, gli investitori potrebbero non recuperare l’intero ammontare del proprio investimento. I prezzi delle azioni subiscono rialzi e ribassi, talvolta estremamente rapidi e marcati, a causa di fattori che riguardano singole società, particolari industrie o settori o condizioni di mercato generali. Gli investimenti esteri comportano rischi particolari quali fluttuazioni dei cambi, instabilità economica e sviluppi politici. Gli investimenti nei mercati emergenti, di cui i mercati di frontiera costituiscono un sottogruppo, comportano rischi più elevati legati agli stessi fattori, oltre a quelli associati in questi mercati alle dimensioni ridotte, alla minore liquidità e alla mancanza di un quadro giuridico, politico, economico e sociale consolidato a sostegno dei mercati mobiliari. I rischi associati ai mercati emergenti sono generalmente amplificati nei mercati di frontiera poiché gli elementi summenzionati (oltre a vari fattori quali la maggiore probabilità di estrema volatilità dei prezzi, illiquidità, barriere commerciali e controlli dei cambi) sono di norma meno sviluppati nei mercati di frontiera. I prezzi delle obbligazioni si muovono di norma in direzione opposta a quella dei tassi di interesse. Di conseguenza, man mano che i prezzi delle obbligazioni detenute in un portafoglio d’investimento si adeguano a un aumento dei tassi d’interesse, il valore del portafoglio può diminuire.
