CONTRIBUTORI

Sonal Desai
Chief Investment Officer, Franklin Templeton

Nikhil Mohan
Economist, Research Analyst
Franklin Templeton Fixed Income

Angelo Formiggini
Economist,
International Research Analyst

David Yuen
Director of Multi-Sector Strategy, Franklin Templeton

John Beck
Director of Global Fixed Income, Franklin Templeton

David Zahn
Head of European Fixed Income, Franklin Templeton
IN QUESTO NUMERO
L’inflazione è decisamente tornata al centro della scena economica globale. Negli Stati Uniti il CPI (Consumer Price Index, indice dei prezzi al consumo) complessivo si è attestato a poco meno del 7% in novembre, il livello più alto in quasi 40 anni; nell’Area Euro ha invece raggiunto il 5% circa, il massimo da 30 anni a questa parte. Parametri di inflazione alternativi fondamentali mostrano che negli Stati Uniti l’aumento accelerato dei prezzi interessa ora un’ampia gamma di beni e servizi a fronte di una crescita dei prezzi di produzione prossima al 10%.1 In Europa è stata l’energia a trainare i rincari ma si è anche assistito a un’impennata dell’inflazione core ai massimi pluridecennali, particolarmente marcata nel caso di prodotti industriali (energia esclusa) e servizi. Nell’Area Euro le pressioni salariali sono tuttora contenute, mentre negli Stati Uniti si è già registrata una netta accelerazione, comunque meno marcata di quella dei prezzi. Negli Stati Uniti, i ritardi nella trasmissione dei maggiori prezzi sul mercato residenziale agli indici dei prezzi al consumo sono indice di un probabile nuovo aumento delle pressioni inflazionistiche in futuro.
Consumatori e imprese hanno già rivisto al rialzo le stime di inflazione; più a lungo l’inflazione rimarrà elevata, più forte sarà il suo impatto sulle attese e sull’andamento di prezzi e salari. E maggiore sarà l’integrazione dell’inflazione più alta in aspettative e comportamenti, più sarà difficile innescare un calo.
Al contempo. la crescita economica si conferma robusta sebbene sia soggetta a rischi e incertezza significativi. L’espansione procede a un ritmo un po’ meno sostenuto sia negli USA sia in Europa. Il prodotto interno lordo (PIL) degli Stati Uniti ha rallentato al 2,3% t/t nel terzo trimestre (T3), il ritmo di crescita più lento nel periodo post pandemia, ma la domanda repressa e i solidi bilanci delle famiglie dovrebbero offrire ulteriore sostegno ai consumi privati che si confermano il principale motore della crescita. Dati l’aumento dell’inflazione e la fine sospensione di alcuni benefit governativi di emergenza, i consumatori hanno iniziato ad attingere ai risparmi per sostenere i consumi; alla luce della solidità del mercato del lavoro, tale situazione potrebbe porre le basi per un incremento delle pressioni salariali nei prossimi mesi. Malgrado un numero di posizioni aperte prossimo al record, negli USA la partecipazione alla forza lavoro attraversa tuttora una fase di stagnazione e sempre più persone cambiano lavoro attirate dai salari più alti offerti da aziende concorrenti.
Nell’area euro si registra una decelerazione della crescita dopo due trimestri di robusta ripresa economica e sembra che gli indicatori dell’attività ad alta frequenza si siano stabilizzati. Come negli USA, tuttavia, sembra che le condizioni attuali siano propizie a una crescita persistentemente robusta: le attese circa l’occupazione e gli ordini si confermano solide e vista la scarsità delle scorte occorrerà procedere alla ricostituzione.
Temi macroeconomici
- L’inflazione elevata è un problema reale ed effettivo
L’inflazione ha fatto segnare un’impennata ai massimi pluridecennali negli Stati Uniti e nell’Area Euro; le pressioni inflazionistiche sono generalizzate e persistenti e hanno già iniziato a influire sulle attese d’inflazione. Crediamo ci siano maggiori probabilità di una prossima reazione delle pressioni salariali, che dovrebbero far segnare un’accelerazione, in particolare negli Stati Uniti.
- La crescita economica rimane robusta
Se da un lato il rimbalzo post pandemia ha perso un po’ di slancio, dall’altro siamo convinti che la crescita mondiale goda ancora di un supporto adeguato. Negli Stati Uniti la domanda repressa e la solidità dei bilanci delle famiglie faranno sì che i consumi privati si confermino il motore della crescita; quanto all’Area Euro, ordinativi e stime circa l’occupazione robusti, nonché scorte molto esigue, sono indice di condizioni favorevoli per un’attività sostenuta. Le varianti del COVID-19 rappresentano tuttora un rischio, ma sinora non sembrano in grado di far deragliare la ripresa.
- Alcune banche centrali iniziano a correggere il tiro
La Fed ha espresso la maggiore preoccupazione circa l’inflazione e avviato il tapering degli acquisti di asset e la BCE ha reso nota l’intenzione di ridurre il ritmo degli acquisti di bond. Siamo convinti che la Fed potrebbe essere soggetta a maggiori pressioni affinché adotti una linea più decisa dato l’aggravarsi del problema dell’inflazione. Il mercato sembra tuttora sottovalutare la questione dell’inflazione, che potrebbe dare luogo a una maggiore volatilità.
Temi di portafoglio
- Prepararsi all’aumento della volatilità
I mercati finanziari sono sempre più dipendenti dalla liquidità delle banche centrali e negli scorsi dieci anni la Fed ha risposto a improvvisi adeguamenti del mercato con l’allentamento della linea monetaria. In presenza di un’inflazione ai massimi pluridecennali però, una simile azione appare molto più difficile. Persino un adeguamento solo moderato della Fed potrebbe dare luogo a un’impennata della volatilità poiché i mercati devono adattarsi alla nuova realtà globale.
- La gestione attiva resta la strategia migliore
In un contesto macroeconomico caratterizzato da incertezza a più livelli - dalla risposta delle autorità fiscali e monetarie all’evoluzione della pandemia all’impatto dei persistenti problemi lungo le filiere - crediamo che un approccio di asset management attivo basato sulla ricerca rappresenti tuttora il modo migliore per individuare e sfruttare le opportunità di investimento più vantaggiose.
- Evoluzione dell’equilibrio tra valutazioni e fondamentali
In un contesto caratterizzato da prezzi degli asset generalmente elevati, si assiste a una variazione delle valutazioni in seno alle singole asset class poiché i mercati aggiornano il giudizio sulle prospettive. Pertanto gli investitori devono monitorare e rivalutare i prezzi a fronte di prospettive sui fondamentali in evoluzione.
Note a piè di pagina
- Fonti: Bureau of Labor Statistics (BLS).
QUALI SONO I RISCHI?
Tutti gli investimenti comportano rischi, inclusa la possibile perdita del capitale. Il valore degli investimenti può subire rialzi e ribassi; di conseguenza, gli investitori potrebbero non recuperare l’intero ammontare del proprio investimento. I prezzi delle obbligazioni si muovono di norma in direzione opposta a quella dei tassi d’interesse. Di conseguenza, man mano che i prezzi delle obbligazioni detenute in un portafoglio d’investimento si adeguano a un aumento dei tassi d’interesse, il valore del portafoglio può diminuire. Il prezzo e il rendimento di un MBS risentirà delle fluttuazioni dei tassi d’interesse e dei rimborsi anticipati delle ipoteche. In periodi di calo dei tassi d’interesse, i rimborsi anticipati del capitale tendono ad aumentare, poiché i debitori rifinanziano le proprie ipoteche a tassi più bassi; gli investitori in MBS potrebbero pertanto essere obbligati a reinvestire il capitale rimborsato a tassi d’interesse più bassi, con una conseguente riduzione del reddito. Un MBS può risentire di debitori che non pagano gli interessi e rimborsano il capitale alla scadenza. Le variazioni della solidità finanziaria di un MBS o del rating creditizio di un MBS possono influenzarne il valore. Gli investimenti esteri comportano rischi particolari quali fluttuazioni dei cambi, instabilità economica e sviluppi politici. Gli investimenti nei mercati emergenti implicano rischi più accentuati connessi con gli stessi fattori, oltre a quelli associati alle minori dimensioni dei mercati in questione, ai volumi inferiori di liquidità. Gli investimenti in industrie in rapida crescita, quali il settore tecnologico (storicamente volatile), possono determinare fluttuazioni dei prezzi più elevate, soprattutto nel breve termine, a causa della rapidità dei cambiamenti e dello sviluppo dei prodotti, nonché dei regolamenti governativi delle società che privilegiano i progressi scientifici o tecnologici. Le variazioni della solidità finanziaria di un emittente obbligazionario o del rating creditizio di un’obbligazione possono influenzarne il valore. I rendimenti elevati riflettono i maggiori rischi di credito associati ad alcuni titoli con rating inferiore detenuti nel portafoglio. I prestiti a tasso variabile e le obbligazioni societarie ad alto rendimento hanno un rating inferiore a investment grade e sono soggetti a un rischio di insolvenza più elevato, con conseguenti possibilità di perdita del capitale, un rischio che può acuirsi in un contesto di rallentamento dell’economia.
