Passa ai contenuti

IN QUESTO NUMERO

L’inflazione è decisamente tornata al centro della scena economica globale. Negli Stati Uniti il CPI (Consumer Price Index, indice dei prezzi al consumo) complessivo si è attestato a poco meno del 7% in novembre, il livello più alto in quasi 40 anni; nell’Area Euro ha invece raggiunto il 5% circa, il massimo da 30 anni a questa parte. Parametri di inflazione alternativi fondamentali mostrano che negli Stati Uniti l’aumento accelerato dei prezzi interessa ora un’ampia gamma di beni e servizi a fronte di una crescita dei prezzi di produzione prossima al 10%.1 In Europa è stata l’energia a trainare i rincari ma si è anche assistito a un’impennata dell’inflazione core ai massimi pluridecennali, particolarmente marcata nel caso di prodotti industriali (energia esclusa) e servizi. Nell’Area Euro le pressioni salariali sono tuttora contenute, mentre negli Stati Uniti si è già registrata una netta accelerazione, comunque meno marcata di quella dei prezzi. Negli Stati Uniti, i ritardi nella trasmissione dei maggiori prezzi sul mercato residenziale agli indici dei prezzi al consumo sono indice di un probabile nuovo aumento delle pressioni inflazionistiche in futuro.

Consumatori e imprese hanno già rivisto al rialzo le stime di inflazione; più a lungo l’inflazione rimarrà elevata, più forte sarà il suo impatto sulle attese e sull’andamento di prezzi e salari. E maggiore sarà l’integrazione dell’inflazione più alta in aspettative e comportamenti, più sarà difficile innescare un calo.

Al contempo. la crescita economica si conferma robusta sebbene sia soggetta a rischi e incertezza significativi. L’espansione procede a un ritmo un po’ meno sostenuto sia negli USA sia in Europa. Il prodotto interno lordo (PIL) degli Stati Uniti ha rallentato al 2,3% t/t nel terzo trimestre (T3), il ritmo di crescita più lento nel periodo post pandemia, ma la domanda repressa e i solidi bilanci delle famiglie dovrebbero offrire ulteriore sostegno ai consumi privati che si confermano il principale motore della crescita. Dati l’aumento dell’inflazione e la fine sospensione di alcuni benefit governativi di emergenza, i consumatori hanno iniziato ad attingere ai risparmi per sostenere i consumi; alla luce della solidità del mercato del lavoro, tale situazione potrebbe porre le basi per un incremento delle pressioni salariali nei prossimi mesi. Malgrado un numero di posizioni aperte prossimo al record, negli USA la partecipazione alla forza lavoro attraversa tuttora una fase di stagnazione e sempre più persone cambiano lavoro attirate dai salari più alti offerti da aziende concorrenti.

Nell’area euro si registra una decelerazione della crescita dopo due trimestri di robusta ripresa economica e sembra che gli indicatori dell’attività ad alta frequenza si siano stabilizzati. Come negli USA, tuttavia, sembra che le condizioni attuali siano propizie a una crescita persistentemente robusta: le attese circa l’occupazione e gli ordini si confermano solide e vista la scarsità delle scorte occorrerà procedere alla ricostituzione.

Temi macroeconomici

  • L’inflazione elevata è un problema reale ed effettivo

L’inflazione ha fatto segnare un’impennata ai massimi pluridecennali negli Stati Uniti e nell’Area Euro; le pressioni inflazionistiche sono generalizzate e persistenti e hanno già iniziato a influire sulle attese d’inflazione. Crediamo ci siano maggiori probabilità di una prossima reazione delle pressioni salariali, che dovrebbero far segnare un’accelerazione, in particolare negli Stati Uniti.

  • La crescita economica rimane robusta

Se da un lato il rimbalzo post pandemia ha perso un po’ di slancio, dall’altro siamo convinti che la crescita mondiale goda ancora di un supporto adeguato. Negli Stati Uniti la domanda repressa e la solidità dei bilanci delle famiglie faranno sì che i consumi privati si confermino il motore della crescita; quanto all’Area Euro, ordinativi e stime circa l’occupazione robusti, nonché scorte molto esigue, sono indice di condizioni favorevoli per un’attività sostenuta. Le varianti del COVID-19 rappresentano tuttora un rischio, ma sinora non sembrano in grado di far deragliare la ripresa.

  • Alcune banche centrali iniziano a correggere il tiro

La Fed ha espresso la maggiore preoccupazione circa l’inflazione e avviato il tapering degli acquisti di asset e la BCE ha reso nota l’intenzione di ridurre il ritmo degli acquisti di bond. Siamo convinti che la Fed potrebbe essere soggetta a maggiori pressioni affinché adotti una linea più decisa dato l’aggravarsi del problema dell’inflazione. Il mercato sembra tuttora sottovalutare la questione dell’inflazione, che potrebbe dare luogo a una maggiore volatilità.

Temi di portafoglio

  • Prepararsi all’aumento della volatilità

I mercati finanziari sono sempre più dipendenti dalla liquidità delle banche centrali e negli scorsi dieci anni la Fed ha risposto a improvvisi adeguamenti del mercato con l’allentamento della linea monetaria. In presenza di un’inflazione ai massimi pluridecennali però, una simile azione appare molto più difficile. Persino un adeguamento solo moderato della Fed potrebbe dare luogo a un’impennata della volatilità poiché i mercati devono adattarsi alla nuova realtà globale.

  • La gestione attiva resta la strategia migliore

In un contesto macroeconomico caratterizzato da incertezza a più livelli - dalla risposta delle autorità fiscali e monetarie all’evoluzione della pandemia all’impatto dei persistenti problemi lungo le filiere - crediamo che un approccio di asset management attivo basato sulla ricerca rappresenti tuttora il modo migliore per individuare e sfruttare le opportunità di investimento più vantaggiose.

  • Evoluzione dell’equilibrio tra valutazioni e fondamentali

In un contesto caratterizzato da prezzi degli asset generalmente elevati, si assiste a una variazione delle valutazioni in seno alle singole asset class poiché i mercati aggiornano il giudizio sulle prospettive. Pertanto gli investitori devono monitorare e rivalutare i prezzi a fronte di prospettive sui fondamentali in evoluzione.



IMPORTANTI INFORMAZIONI LEGALI

Avvertenze: Prima della sottoscrizione, leggere attentamente il prospetto informativo.

Questo materiale è destinato esclusivamente a scopi di interesse generale e non deve essere interpretato come una consulenza di investimento individuale o una raccomandazione o sollecitazione ad acquistare, vendere o detenere titoli o ad adottare qualsiasi strategia di investimento. Non costituisce una consulenza legale o fiscale.

Le opinioni espresse sono quelle del gestore degli investimenti e i commenti, le opinioni e le analisi sono resi come alla data di pubblicazione e può cambiare senza preavviso. Le informazioni fornite in questo materiale non sono intese come a analisi completa di ogni fatto materiale relativo a qualsiasi paese, regione o mercato. Tutti gli investimenti comportano rischi, inclusa la possibile perdita di capitale. I dati provenienti da fonti di terze parti potrebbero essere stati utilizzati nella preparazione di questo materiale e Franklin Templeton Investment ("FTI") non ha verificato, convalidato o verificato in modo indipendente tali dati. FTI non si assume alcuna responsabilità per qualsiasi perdita derivante dall'uso di queste informazioni e l’affidamento ai commenti e alle opinioni e analisi di questo materiale è a discrezione dell'utente.

Prodotti, servizi e informazioni potrebbero non essere disponibili in tutte le giurisdizioni e sono offerti al di fuori degli Stati Uniti da altri FTI affiliati e / o i loro distributori secondo le leggi e le normative locali. Si prega di consultare il proprio consulente finanziario o contatto istituzionale Franklin Templeton per ulteriori informazioni sulla disponibilità di prodotti e servizi nella tua giurisdizione.

Pubblicato da Franklin Templeton International Services S.à r.l. Succursale Italiana - Corso Italia, 1 - 20122 Milano - Tel: +39 0285459 1- Fax: +39 0285459 222

CFA® e Chartered Financial Analyst® sono marchi registrati di proprietà del CFA Institute.