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Quest’articolo a cura di Yu (Ben) Meng, Ph.D., Executive Vice President of Franklin Templeton e Anne Simpson, Franklin Templeton’s Global Head of Sustainability, è stato pubblicato per la prima volta nel Project Syndicate il 19 dicembre 2022.

Alla fine della Conferenza sul cambiamento climatico (COP27) delle Nazioni Unite tenutasi il mese scorso in Egitto, l’atmosfera era piuttosto sobria. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha obbligato i paesi a passare al carbone termico e altri combustibili fossili per soddisfare le proprie necessità energetiche, rimandando presumibilmente la transizione a un’economia net-zero. La COP27 tuttavia ha sottolineato anche la necessità di far leva sulla politica pubblica, la regolamentazione e l’innovazione tecnologica per realizzare un futuro sicuro sul piano climatico.

Al momento è diventato ben chiaro che sostenere progetti correlati al clima in tutto il mondo in base alla necessaria portata richiederà capitali ingenti. Secondo le stime dell’Agenzia Internazionale per l’Energia, i costi annuali della sola transizione all’energia pulita ammonteranno a trilioni di dollari1, anche senza tener conto di perdite e danni, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Dall’accordo rivoluzionario raggiunto dalla COP27 per la creazione di un fondo che aiuti i paesi con reddito più basso a reagire agli effetti più gravi del cambiamento climatico si evince che i leader mondiali ne sono consapevoli.

Tuttavia il capitale derivante da donazioni e banche di sviluppo multilaterali da solo non sarà sufficiente. Anche il settore privato deve fare la sua parte. Finora non si è ancora vista alcuna strada chiara per sbloccare il vasto potenziale dei mercati di capitale globali. Ciò non significa tuttavia che non vi siano buoni motivi per avere fiducia.

Per cominciare, i governi hanno compiuto notevoli passi avanti nel garantire dati di qualità superiore. Dopo la Direttiva2 esaustiva varata l’anno scorso dall’Unione Europea, che integra e perfeziona il quadro strutturale stabilito già da tempo, a marzo la US Securities and Exchange Commission aveva proposto di chiedere a certe società di fornire un’informativa relativa ai rischi che devono affrontare come conseguenza del cambiamento climatico. Qualche mese dopo, la Chinese Securities Regulatory Commission ha proposto misure analoghe. Dati di buona qualità relativi al rischio climatico forniti dai tre maggiori blocchi economici consentirebbero agli investitori di stabilire il compromesso migliore tra rischio e rendimento delle tecnologie.

A parte il ruolo cruciale che spetta a questi strumenti di analisi, gli investitori peraltro hanno bisogno anche di incentivi. È qui che entrano in gioco i prezzi del carbone e le imposte. Pur essendo una misura europea, il meccanismo adottato recentemente dall’UE di adeguamento del carbonio alla frontiera avrà presumibilmente un effetto globale, considerando che i paesi che esportano beni e servizi all’Europa realizzeranno rapidamente che una riduzione dell’impronta del carbonio è nel loro interesse commerciale. Il nuovo Inflation Reduction Act varato negli Stati Uniti di per sé non impone alcuna imposta sul carbonio, tuttavia avvicina l’America a stabilire i prezzi delle emissioni di carbonio fornendo incentivi per l’energia pulita e la spesa correlata al clima, compresi la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio.

Questi sviluppi futuri, risultanti dalla collaborazione tra responsabili politici, proprietari di asset e investitori, accelereranno la crescita dei mercati di carbonio locali e globali. Attualmente questi mercati coprono meno del 25% delle emissioni globali3, tuttavia l’Africa Carbon Markets Initiative, lanciata durante la COP27, è un’altra novità dirompente, così come i mercati nazionali di carbonio lanciati in paesi quali la Cina e Singapore.

La conversione degli investitori alla causa del clima offre un altro motivo di speranza. Coalizioni di proprietari di asset, quali la Climate Action 100+, e alleanze tra gestori patrimoniali, quali l’iniziativa Net Zero Asset Managers, rappresentano quasi 70 trilioni di dollari di asset4. E in occasione della COP27 più di 600 investitori (tra i quali anche noi) che rappresentavano più di 40 trilioni di dollari di asset, hanno sottoscritto il Global Investor Statement, a sostegno di politiche che consentano una giusta transizione a un’economia a basse emissioni di carbonio.

Quest’aumento di attivismo degli investitori riflette un obiettivo che tutti noi condividiamo, indipendentemente dalla nazionalità o dall’affiliazione politica: il rendimento finanziario. Capitalizzare sul potenziale di crescita delle soluzioni climatiche è nell’interesse economico di tutti gli stakeholder, ed è per questo motivo che gli sforzi recenti per politicizzare gli obiettivi ambientali, sociali e di governance sono stati così controproducenti. Investire nella sostenibilità non significa difendere certi valori: significa creare valore.

Quando gli investitori dispongono di informazioni utili e incentivi adeguati, si può lasciare che i mercati di capitale facciano ciò di cui sono più esperti: allocare capitale su misura. Tuttavia i responsabili politici devono innanzitutto concentrarsi sulle opportunità commerciali, molto reali, delle soluzioni climatiche, piuttosto che su programmi specifici radicati in una terminologia anacronistica. La recente decisione del Department of Labor statunitense di invertire le restrizioni che proibivano ai fiduciari di fondi per il pensionamento di tener conto dei criteri ESG è un passo nella direzione giusta.

La potente combinazione di finanza sostenibile e rapida innovazione nelle tecnologie climatiche potrebbe accelerare la transizione all’azzeramento netto. Finanziando l’energia nucleare, eolica, solare e geotermica, nonché tecnologie per lo stoccaggio di energia pulita quali l’energia idroelettrica pompata e lo stoccaggio termico, potremmo rendere più sostenibile la produzione di elettricità, che attualmente è responsabile di più di un quarto delle emissioni di gas serra globali5. E accelerando lo sviluppo della tecnologia per lo sviluppo dell’idrogeno verde, potremmo risolvere il problema dell’intermittenza dell’energia rinnovabile ed evitare la necessità di aggiornare le griglie per la distribuzione dell’energia.

Pur avendo impedito la transizione a un’economia a basse emissioni di carbonio, la guerra in Ucraina ha peraltro evidenziato la necessità della sicurezza dell’energia e dei prodotti alimentari. Dopo tutto chiudere un gasdotto o un oleodotto è molto più facile che impedire al sole di brillare o al vento di soffiare. Tuttavia la costruzione di sistemi sostenibili e resilienti richiede che paesi e società investano in infrastrutture efficienti sul piano energetico e agricoltura sostenibile. Per andare sul sicuro, alcune di queste soluzioni climatiche non sono ancora economiche. Tuttavia, con il tempo, e con il sostegno dei governi e dell’interesse crescente dei mercati di capitale, le tecnologie verdi diventeranno scalabili e più accessibili.

Le sfide da superare possono apparire impegnative, ma stanno emergendo motivi di speranza. Per quest’anno l’investimento nel clima globale è destinato a superare 915 miliardi di dollari6, con un aumento del 13% rispetto all’anno precedente e poco inferiore a 1 trilione di dollari. Continuando ad attivare mercati di capitale, possiamo tuttavia allocare risorse dove sono più necessarie, realizzare un’economia net-zero e mitigare gli effetti più gravi del cambiamento climatico.



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