CONTRIBUTORI

Stephen Dover, CFA
Chief Market Strategist,
Head of Franklin Templeton Institute

Gene Podkaminer, CFA
Head of Research,
Franklin Templeton Investment Solutions

Sonal Desai, Ph.D.
Chief Investment Officer,
Franklin Templeton Fixed Income

Mark Lindbloom
Portfolio Manager,
Western Asset
United States

Francis A. Scotland
Director of Global Macro Research,
Brandywine Global

Michael Hasenstab, Ph.D.
Chief Investment Officer,
Templeton Global Macro
Introduzione
Sotto l’aspetto macroeconomico, le azioni delle banche centrali di tutto il mondo hanno fortemente condizionato il 2022. La lotta all’inflazione prosegue nel 2023, ma ad attrarre attenzione sono soprattutto la recessione e la potenziale debolezza del dollaro USA. Di recente mi sono confrontato con alcuni dei nostri economisti su questi argomenti: ecco alcuni dei punti salienti:
- L’inflazione statunitense è in calo, ma la battaglia non è ancora terminata. Per contro, in Europa l’inflazione rimane più elevata e non ha raggiunto il suo picco. In Asia l’inflazione è stata generalmente più mite. Il Giappone, per la prima volta in oltre 20 anni, sta sperimentando inflazione e tassi di interesse reali positivi. I nostri economisti non concordano sui tempi e sull’entità della riduzione dell’inflazione. Secondo il consenso del mercato, l’inflazione statunitense si attesterà intorno al 3% per l’intero anno. Stiamo conducendo un vivace dibattito interno per stabilire a che velocità scenderà l’inflazione e se riuscirà a raggiungere l’obiettivo del 2% fissato dalla Federal Reserve statunitense (Fed).
- I tassi di interesse sono prossimi al picco. Negli Stati Uniti, prevediamo che il tasso di riferimento della Fed salirà almeno fino ad allinearsi con le aspettative consensuali del 5% circa e, possibilmente, raggiungerà il 5,25%. I nostri economisti non concordano sui tempi di mantenimento del tasso più elevato da parte della Fed. Difficilmente, pertanto, la Fed predisporrà una “rete di protezione” per tutelare gli investitori azionari e obbligazionari dalle correzioni del mercato.
- Quanto profonda potrebbe essere la recessione negli Stati Uniti? Nel 2023 si prospetta “la recessione più attesa di sempre”, come dimostrano i sondaggi condotti tra gli analisti economici e il comportamento del mercato nel 2022. Tutti sembrano “sapere” che gli Stati Uniti entreranno in recessione e che sarà lieve. Quando “tutti” pensano la stessa cosa divento scettico, perché spesso la massa va nella direzione sbagliata. Mi tranquillizzano le discussioni interne e il sano dibattito tra i nostri economisti, le cui opinioni sulla recessione variano dalla possibilità di evitarla del tutto a quella di una recessione “ordinaria”, che in genere dura circa 10 mesi.
- È ora di considerare un aumento dell’allocazione obbligazionaria. Le obbligazioni stanno ricominciando a generare reddito. I tassi sono vicini al picco e il 2023 potrebbe essere un anno di rendimenti positivi per il reddito fisso. Osserviamo una tendenza generale ad incrementare la componente obbligazionaria, indipendentemente dal posizionamento corrente.
- Si prediligono le obbligazioni di qualità In questo contesto ci attrae particolarmente l’universo dei titoli investment grade e delle emissioni sovrane, ma visto il perdurare dell’incertezza economica potrebbero sorgere opportunità anche in aree come l’high yield.
- Opportunità fuori dagli Stati Uniti. Quest’anno gli analisti prevedono che la crescita degli Stati Uniti sarà inferiore a quella del Giappone, come non accadeva da oltre due decenni, mentre l’Asia emergente e sviluppata dovrebbe registrare una crescita complessivamente superiore a quella statunitense. In Europa, invece, l’economia europea sta andando meglio di quanto molti non prevedessero, soprattutto grazie a un inverno mite.
- Volatilità in arrivo. I nostri economisti concordano sull’opportunità di allungare un po’ la duration, alla luce della visione strategica di lungo periodo, ma potrebbero anche sorgere opportunità tattiche nei mercati obbligazionari
- I mercati emergenti potrebbero beneficiare di stimoli positivi Nei paesi emergenti, sia l’universo azionario che quello obbligazionario attraversano una congiuntura favorevole. Le opportunità derivano da tassi di crescita relativamente più sostenuti, uniti a un’inflazione moderata e alla possibilità che il dollaro USA abbia raggiunto il suo picco, in particolare in Asia.
- Tutta l’Asia e ancor più il Giappone e la Cina potrebbero offrire nuove opportunità agli investitori attivi. In Giappone l’inflazione torna a fare capolino e il paese si trova quindi ad affrontare dinamiche diverse rispetto ai decenni precedenti di deflazione. Nel frattempo, l’uscita della Cina dal lockdown anti-COVID-19 dovrebbe finalmente contribuire a stimolare i consumi e a migliorare le prospettive di crescita globale.
Queste sono le mie principali osservazioni all’inizio del 2023. Il resto del presente articolo esplora più appronditamente alcuni di questi temi, a partire dalle analisi degli economisti di Franklin Templeton. Continua a leggere l’ultima edizione di Macro Perspectives.

Stephen Dover, CFA
Chief Market Strategist,
Franklin Templeton Institute
QUALI SONO I RISCHI?
Tutti gli investimenti comportano rischi, inclusa la possibile perdita del capitale. Il valore degli investimenti può subire rialzi e ribassi; di conseguenza, gli investitori potrebbero non recuperare l’intero ammontare del proprio investimento. I prezzi delle obbligazioni si muovono di norma in direzione opposta a quella dei tassi di interesse. Di conseguenza, man mano che i prezzi delle obbligazioni detenute in un portafoglio si adeguano a un aumento dei tassi d’interesse, il valore del portafoglio può diminuire. Gli strumenti derivati implicano costi e possono creare una leva finanziaria nel portafoglio di un Comparto che a sua volta può dare luogo a un’elevata volatilità e provocare perdite (e guadagni) per il Comparto pari a importi notevolmente superiori a quelli dell’investimento iniziale da esso operato. I prezzi delle azioni subiscono rialzi e ribassi, talvolta estremamente rapidi e marcati, a causa di fattori che riguardano singole società, particolari industrie o settori o condizioni di mercato generali. Gli investimenti nel settore delle risorse naturali comportano rischi particolari, quali una maggiore sensibilità a sviluppi economici e normativi avversi che influenzano il settore. I prezzi dei titoli growth possono scendere notevolmente se una società non riesce a rispettare le previsioni di utili o di ricavi; i loro prezzi possono essere più volatili rispetto ad altri titoli, particolarmente a breve termine. Le società a bassa e media capitalizzazione possono essere particolarmente sensibili ai cambiamenti delle condizioni economiche e le loro prospettive di crescita hanno un grado di certezza minore rispetto a quelle di società maggiori, più tradizionali. Agli investimenti in titoli esteri sono associati rischi particolari, inclusi rischi legati a sviluppi politici ed economici, pratiche di trading, disponibilità delle informazioni, fluttuazioni di tassi di cambio valute e mercati e politiche limitate; gli investimenti in mercati emergenti comportano rischi maggiori relativi agli stessi fattori. Oltre a quelli associati ai titoli di debito e agli strumenti finanziari esteri in generale, i titoli di debito sovrano sono soggetti a vari rischi quali, in via non limitativa, il rischio che un’entità governativa non sia disposta o in grado di pagare gli interessi e rimborsare il capitale sul proprio debito sovrano. Nella misura in cui una strategia si concentra di volta in volta su particolari paesi, regioni, industrie, settori o tipi di investimento, può essere soggetta a un rischio più elevato di sviluppi negativi in tali aree di focalizzazione rispetto a una strategia che investe in una gamma più ampia di paesi, regioni, industrie, settori o investimenti. La Cina può essere soggetta a livelli notevoli di instabilità economica, politica e sociale. Gli investimenti in titoli di emittenti cinesi comportano rischi specifici per la Cina, tra cui determinati rischi legali, normativi, politici ed economici. Poiché le obbligazioni municipali sono sensibili ai movimenti dei tassi di interesse, il rendimento e il valore di un portafoglio composto da questi titoli fluttuerà con le condizioni del mercato. Le variazioni del rating di un’obbligazione o della solidità finanziaria o del merito di credito di un emittente, assicuratore o garante di obbligazioni possono influire sul valore del titolo. Gli investimenti in obbligazioni di rating inferiore comportano un rischio più elevato di insolvenza e perdita del capitale. Le strategie a gestione attiva possono registrare perdite qualora le valutazioni del gestore in termini di mercati, tassi d’interesse oppure attrattività, valori relativi, liquidità o potenziale apprezzamento di particolari investimenti operati per un portafoglio, si dimostrino errate. Non può esservi alcuna garanzia che le tecniche o le decisioni in materia di investimenti di un gestore generino i risultati desiderati. Gli investimenti in industrie in rapida crescita, quali il settore tecnologico e della salute (storicamente volatili), possono determinare fluttuazioni dei prezzi più elevate, soprattutto nel breve termine, a causa della rapidità dei cambiamenti e dello sviluppo dei prodotti nonché dei regolamenti governativi delle società che privilegiano i progressi scientifici o tecnologici o l’approvazione normativa di nuovi farmaci e strumenti medici. I titoli immobiliari comportano rischi particolari, quali cali del valore degli immobili e una maggiore sensibilità a sviluppi economici e normativi avversi che influenzano il settore. Gli investimenti nel settore delle risorse naturali comportano rischi particolari, quali una maggiore sensibilità a sviluppi economici e normativi avversi che influenzano il settore. Le società e/o i case study citati in questo numero sono utilizzati a scopo puramente illustrativo; al momento non sono necessariamente detenuti investimenti da alcun portafoglio cui Franklin Templeton fornisce consulenza. Le informazioni fornite non costituiscono una raccomandazione o una consulenza finanziaria individuale per un titolo, una strategia o un prodotto d’investimento particolare e non costituiscono un’indicazione delle intenzioni di negoziazione di alcun portafoglio gestito da Franklin Templeton.
