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Introduzione

Sotto l’aspetto macroeconomico, le azioni delle banche centrali di tutto il mondo hanno fortemente condizionato il 2022. La lotta all’inflazione prosegue nel 2023, ma ad attrarre attenzione sono soprattutto la recessione e la potenziale debolezza del dollaro USA. Di recente mi sono confrontato con alcuni dei nostri economisti su questi argomenti: ecco alcuni dei punti salienti:

  • L’inflazione statunitense è in calo, ma la battaglia non è ancora terminata. Per contro, in Europa l’inflazione rimane più elevata e non ha raggiunto il suo picco. In Asia l’inflazione è stata generalmente più mite. Il Giappone, per la prima volta in oltre 20 anni, sta sperimentando inflazione e tassi di interesse reali posi­tivi. I nostri economisti non concordano sui tempi e sull’entità della riduzione dell’inflazione. Secondo il consenso del mercato, l’inflazione statunitense si atte­sterà intorno al 3% per l’intero anno. Stiamo conducendo un vivace dibattito interno per stabilire a che velocità scenderà l’inflazione e se riuscirà a raggiun­gere l’obiettivo del 2% fissato dalla Federal Reserve statunitense (Fed).
  • I tassi di interesse sono prossimi al picco. Negli Stati Uniti, prevediamo che il tasso di riferimento della Fed salirà almeno fino ad allinearsi con le aspettative consensuali del 5% circa e, possibilmente, raggiungerà il 5,25%. I nostri econo­misti non concordano sui tempi di mantenimento del tasso più elevato da parte della Fed. Difficilmente, pertanto, la Fed predisporrà una “rete di protezione” per tutelare gli investitori azionari e obbligazionari dalle correzioni del mercato.
  • Quanto profonda potrebbe essere la recessione negli Stati Uniti? Nel 2023 si prospetta “la recessione più attesa di sempre”, come dimostrano i sondaggi condotti tra gli analisti economici e il comportamento del mercato nel 2022. Tutti sembrano “sapere” che gli Stati Uniti entreranno in recessione e che sarà lieve. Quando “tutti” pensano la stessa cosa divento scettico, perché spesso la massa va nella direzione sbagliata. Mi tranquillizzano le discussioni interne e il sano dibattito tra i nostri economisti, le cui opinioni sulla recessione variano dalla possibilità di evitarla del tutto a quella di una recessione “ordinaria”, che in genere dura circa 10 mesi.
  • È ora di considerare un aumento dell’allocazione obbligazionaria. Le obbliga­zioni stanno ricominciando a generare reddito. I tassi sono vicini al picco e il 2023 potrebbe essere un anno di rendimenti positivi per il reddito fisso. Osserviamo una tendenza generale ad incrementare la componente obbligazio­naria, indipendentemente dal posizionamento corrente.
  • Si prediligono le obbligazioni di qualità In questo contesto ci attrae particolar­mente l’universo dei titoli investment grade e delle emissioni sovrane, ma visto il perdurare dell’incertezza economica potrebbero sorgere opportunità anche in aree come l’high yield.
  • Opportunità fuori dagli Stati Uniti. Quest’anno gli analisti prevedono che la crescita degli Stati Uniti sarà inferiore a quella del Giappone, come non acca­deva da oltre due decenni, mentre l’Asia emergente e sviluppata dovrebbe regi­strare una crescita complessivamente superiore a quella statunitense. In Europa, invece, l’economia europea sta andando meglio di quanto molti non prevedes­sero, soprattutto grazie a un inverno mite.
  • Volatilità in arrivo. I nostri economisti concordano sull’opportunità di allungare un po’ la duration, alla luce della visione strategica di lungo periodo, ma potreb­bero anche sorgere opportunità tattiche nei mercati obbligazionari
  • I mercati emergenti potrebbero beneficiare di stimoli positivi Nei paesi emer­genti, sia l’universo azionario che quello obbligazionario attraversano una con­giuntura favorevole. Le opportunità derivano da tassi di crescita relativamente più sostenuti, uniti a un’inflazione moderata e alla possibilità che il dollaro USA abbia raggiunto il suo picco, in particolare in Asia.
  • Tutta l’Asia e ancor più il Giappone e la Cina potrebbero offrire nuove oppor­tunità agli investitori attivi. In Giappone l’inflazione torna a fare capolino e il paese si trova quindi ad affrontare dinamiche diverse rispetto ai decenni prece­denti di deflazione. Nel frattempo, l’uscita della Cina dal lockdown anti-COVID-19 dovrebbe finalmente contribuire a stimolare i consumi e a migliorare le prospettive di crescita globale.

Queste sono le mie principali osservazioni all’inizio del 2023. Il resto del presente articolo esplora più appronditamente alcuni di questi temi, a partire dalle analisi degli economisti di Franklin Templeton. Continua a leggere l’ultima edizione di Macro Perspectives.

Stephen Dover, CFA
Chief Market Strategist,
Franklin Templeton Institute



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